Il musicista e produttore di Chicago si è spento all’età di 91 anni. Da Ray Charles, passando per Frank Sinatra fino a Michael Jackson e non solo, Quincy Jones ha tenuto il polso della musica pop per oltre 70 anni. La notizia della sua dipartita, che getta nel lutto il mondo della musica, del cinema e delle arti in senso lato, è stata confermata dal suo agente Arnold Robinson. La stessa vita di Jones è stata un’opera d’arte in se, una cavalcata trionfale che ha segnato il corso della musica contemporanea. Un’amicizia adolescenziale che ha portato il trombettista in tour con Ray Charles, poi il ruolo di direttore musicale di Dizzy Gillespie e arrangiatore della cantante Ella Fitzgerald, infine la guida dietro l’ultima esibizione di Miles Davis, Miles & Quincy Live a Montreux, hanno messo le basi per la transizione di Miles da grande musicista a ottimo produttore.
Tutto questo è stato ottenuto da un ragazzo nato nel 1933, da una madre affetta da schizofrenia e un padre che faceva il falegname per la mafia. Tant’è che un giovane Quincy Jones da grande voleva fare “il gangster”. Ma la musica – “la sua seconda mamma”, come lui stesso ha dichiarato in un’intervista – aveva altri piani per il polistrumentista di Chicago. “Qualunque cosa, Quincy l’ha fatta. È stato in grado di prendere questo suo genio e tradurlo in qualsiasi tipo di suono che ha scelto”, ha detto il pianista jazz Herbie Hancock alla Pbs nel 2001. E ancora: “Non conosce paura. Se vuoi che Quincy faccia qualcosa, devi dirgli che non può farlo e ovviamente lui lo farà, eccome se lo farà”, ha aggiunto il collaboratore e amico del produttore americano.
Una carriera emblematica che è passata – o meglio ha “scampato” il passaggio – dalla casa di Roman Polański e Sharon Tate. Infatti, nella notte in cui la family di Charles Manson ha ordito uno dei massacri più famosi della storia recente americana, Quincy Jones sarebbe dovuto essere a casa del regista polacco, ma si era completamente dimenticato dell’invito.
Una delle collaborazioni storiche del produttore di Chicago è quella con il Re del pop, Michael Jackson, iniziata quasi per caso mentre i due stavano lavorando alla colonna sonora di The Wiz. Come era accaduto in passato con Frank Sinatra, il cantante dell’Indiana si era innamorato dell’attitudine e della creatività di Jones e ha voluto a tutti i costi il produttore nel suo album Off the Wall, che ha sancito l’inizio del sodalizio tra i due musicisti. Il disco successivo, Thriller, non ha bisogno di presentazioni, ed è tuttora considerato uno dei prodotti musicali migliori di sempre. Ma Quincy Jones è stato molto altro: ha prodotto la celebre sitcom Il principe di Bel Air; ha presentato Oprah Winfrey a Steven Spielberg, trasformando la conduttrice in un’attrice da Oscar e, ultimo ma non per importanza, ha scritto la canzone We Are The World, radunando decine di star del momento per raccogliere fondi per la carestia in Etiopia nel 1985.
L’elenco di risultati ottenuti in vita da Quincy Jones potrebbe andare avanti per pagine e pagine, ma forse l’eredità più grande del musicista di Chicago sta in ogni nota, ogni frase e suono della musica contemporanea, che trasuda da tutte le parti le intuizioni di uno dei più grandi geni musicali del XX secolo.
Aggiornato il 04 novembre 2024 alle ore 17:17