Visioni. Festa di Roma, “En fanfare”: una commovente commedia drammatica

Una storia di riconciliazione e di nuove possibilità. En fanfare, di Emmanuel Courcol, dopo l’anteprima internazionale al Festival di Cannes, viene presentato con successo nella sezione Best of 2024, alla Festa del cinema di Roma. Il film, che arriva nelle sale italiane il 5 dicembre, distribuito da Movies Inspired con il titolo L’orchestra stonata, è l’emozionante ritratto di due fratelli “imprevisti” e imprevedibili innamorati della musica. Il racconto ruota attorno a Thibaut (il magnifico Benjamin Lavernhe), un noto direttore d’orchestra che scopre di avere una grave forma di leucemia. La sua unica speranza è un trapianto di midollo osseo. Così si rivolge alla madre e alla sorella. Ma le indagini sanitarie rivelano una verità sconcertante: è stato adottato da piccolo. L’unica persona compatibile per il trapianto è Jimmy (un superbo Pierre Lottin), il fratello biologico mai visto prima, impiegato nella mensa di una piccola cittadina del Nord della Francia, che suona il trombone nella banda locale. Il contesto sociale fotografa una città in crisi che sta per perdere la fabbrica principale. Jimmy, dapprima riluttante, si fa coinvolgere presto dal “nuovo” fratello e nonostante le reciproche incomprensioni, si sottopone al test e al trapianto. Nel frattempo, le vite dei due s’intrecciano sempre più. Quella che appare inizialmente come un’improbabile amicizia diventa un percorso di sorprendente rinascita.

Benjamin Lavernhe, già ammirato, proprio alla Festa di Roma del 2017, in C’est la vie – Prendila come viene (Le sens de la fête), travolgente commedia di Olivier Nakache e Éric Toledano, delinea un personaggio magistrale, di grande equilibrio emotivo. Un uomo colto, sobrio, creativo, sofisticato che si trova costretto a fare i conti con la malattia e la novità delle proprie origini. La rigidità del profilo del direttore d’orchestra diventa sempre più accessibile. Tant’è vero che la ritrosia e lo snobismo iniziale si trasformano in un coinvolgimento totale nella vita del fratello. Fino a sposarne la causa, personale e sociale. Indubbiamente, l’intesa tra i due attori rende plausibile la via della di riconciliazione dei fratelli. Ma non c’è solo dramma. Il film tocca gli accenti più diversi. Incluse tenerezza e ironia, persino comicità.

La colonna sonora è un elemento chiave della pellicola. Dai brani orchestrali più classici ai pezzi eseguiti dalla fanfara (Aida di Giuseppe Verdi alla Carmen di Georges Bizet al Boléro di Maurice Ravel), la musica non è solo un sottofondo, ma diventa parte integrante della narrazione. La fotografia di Maxence Lemonnier, invece, sottolinea il paradosso visivo tra la tumultuosa vita di provincia rispetto alla serafica irrequietudine parigina. La chiusura della fabbrica può eliminare non soltanto il lavoro degli abitanti, ma anche la musica della banda musicale, sinonimo di comunità solidale. Per queste ragioni, Courcol compie un appassionato elogio dell’arte. A suo avviso, anche nelle sue forme più elementari, la manifestazione artistica può rappresentare un’autentica fonte di speranza. Il 66enne cineasta francese è un maestro dal talento cristallino. Come nel precedente film, Un Triomphe, anche in En Fanfare la musica assume le caratteristiche di un vero e proprio ponte tra universi apparentemente paralleli e inconciliabili. Il suo passo è delicato e insieme solenne. Senza retorica. Con un obiettivo: prediligere una narrazione sincera ed efficace.

Aggiornato il 22 ottobre 2024 alle ore 09:13