Ho sempre amato Roma e, il libro di Elena Bonelli su Gabriella Ferri, uscito quest’anno, ha rafforzato ancora questo mio sentimento.
Su Rai Storia sto rivedendo il fortunato spettacolo Dove sta Zazà?, trasmesso negli anni Settanta del secolo scorso. Credo di poter affermare che la grandissima interprete incarna l’anima più profonda, sincera, autenticamente popolare della Città Eterna (certamente insieme all’altra enorme artista romana, cioè Anna Magnani). Tra i tantissimi elementi che colpiscono, in una di queste puntate uno mi ha fatto riflettere in modo particolare: l’esibizione della cantante in una estesa discarica di plastica; tantissime lattine, bicchieri, contenitori vari per forma e contenuto fanno mostra di sé in una specie di estetica al contrario mentre Gabriella in modo disperato e nel contempo coraggioso intona la ben nota Ciccio Formaggio. Tutta la scena sembra una previsione di quanto sarebbe accaduto negli anni seguenti (purtroppo ancora oggi la città non può dirsi del tutto libera dal problema rifiuti) mostrando nello stesso tempo sia grande dolore sia quel disincanto che dicono sia uno degli elementi fondamentali del carattere dei romani.
Il bel volume ripercorre la storia artistica e umana di un’eccellenza che forse la città non ha ancora valorizzato appieno; viene via via descritto e messo in luce il carattere complesso di un’artista capace di grandi slanci di umana generosità e pietas verso ogni essere umano e, nel contempo, di abissi di dolore, solitudine, depressione che la porterà alla triste conclusione del suicidio, privando tutti noi di una voce intensa, canzoni popolari nel senso più nobile del termine, una voce che diventa quella Roma del Valzer della toppa che, mi piace pensare, esiste ancora oggi.
(*) Io Gabriella Ferri. Una storia italiana di Elena Bonelli, Arcana 2024, 176 pagine, 10,99 euro
Aggiornato il 10 luglio 2024 alle ore 11:47