“La Milanesiana” di Elisabetta Sgarbi: miracolo a Milano

Il titolo di questo pezzo narra di un miracolo avvenuto a Milano, ma più precisamente dovrebbe parlarsi di un miracolo che avviene in tutta l’Italia. E ciò non per il motivo – già degno di grande attenzione e plauso – che vede gli eventi che compongono questa grande manifestazione culturale, giunta ormai alla sua venticinquesima edizione, svolgersi in varie regioni italiane e in diverse città e cittadine, invece di rimanere confinati nella confortante sicurezza di un solo perimetro urbano, ma per altra causa molto più significativa e personale. Questa causa va identificata nella persona di Elisabetta Sgarbi che, della Milanesiana, è autrice, linfa vitale, ispiratrice, conduttrice, esecutrice, coordinatrice e, last but not least, innamorata. E non credo affatto lo sia nel senso stolidamente romantico del termine, ma in modo del tutto vivo e vivificante, tale da significare una identificazione tendenzialmente assoluta fra l’autore e l’opera, vale a dire fra lei e la Milanesiana. La Milanesiana “è” Elisabetta ed Elisabetta “è” (tendenzialmente) la Milanesiana.

Ovviamente, la Milanesiana mai avrebbe visto la luce senza Elisabetta, ma è anche vero che Elisabetta mai avrebbe potuto esimersi dal dare vita alla Milanesiana, la quale di lei rappresenta in qualche modo la raffinata sensibilità umana espressa nelle forme trasversali della cultura. Questa ammirevole e ormai consolidata iniziativa culturale non va vista come una delle tante che, soprattutto nel periodo estivo, fioriscono in Italia e di cui a volte non si sente proprio il bisogno, ma come qualcosa di molto diverso. La Milanesiana va, invece, compresa e interpretata come una via da percorrere – una delle pochissime disponibili – nel tentativo di mettere a disposizione di quanti ne vogliano profittare per salvarsi da quel piano inclinato apparentemente inarrestabile e che tutti sembra condurci verso il temibile traguardo denominato “transumanesimo”. Ecco, la Milanesiana si fa cogliere come un prezioso e insostituibile argine nei confronti della disumanizzazione dell’uomo contemporaneo, già intuita quasi profeticamente da Günther Anders quando già a metà degli anni Cinquanta decretava – quasi deponendo ogni aspettativa – che “l’uomo è superato”. Elisabetta, attraverso le molteplici forme esplorate dalla Milanesiana – filosofia, musica, letteratura, cinema, scienza, arte, teatro, diritto, economia, sport, fumetto – mette a disposizione degli esseri umani un insostituibile percorso utile a permanere nel grembo della propria umanità.

Una umanità spesso offesa, disconosciuta, negata, ma comunque non ancora spenta, capace di porre un freno alla propria scomparsa, trasformando un destino di morte in una semplice possibilità. Ed ecco dunque, chiamati a raccolta perché dotati della medesima sensibilità, Luca Doninelli e Federica Pellegrini; Cecilia Scerbanenco e Jon Fosse; Michel Houellebecq e Marco Missiroli; Sabino Cassese e Michele Ainis; Vittorio Sgarbi e Giuliano Amato; Massimo Cacciari e Gile Bae; Gianīs Varoufakīs e Uri Caine, per citarne solo alcuni. Tutti e ciascuno votati – da diverse prospettive – allo scopo di offrire a chi sappia e voglia intendere i pericoli che gravano oggi sul nostro mondo, la possibilità di salvarsi, perché, secondo il profondo verso di Friedrich Hölderlin, “dove è il pericolo, cresce anche ciò che salva”. Qui allora l’inestimabile merito di Elisabetta Sgarbi, alla quale va tutta la nostra gratitudine per la sua opera alla quale ella consacra sé stessa con tenace dedizione, ma sempre con una grazia e una leggerezza sorprendenti e perciò di incomparabile bellezza. Ella pensa e sa pensare (cosa oggi per nulla frequente fra gli umani); ma sa anche manifestare e mettere a frutto una particolare sensibilità per le sorti della nostra umanità. Perciò, è impossibile non starle accanto, per accompagnarla – ciascuno a suo modo – nella sua nobile missione. E sempre coltivando – ossimoricamente – una certa speranza, come recita una epigrafe apposta sulla porta dedicata a Ferdinando IV di Borbone nel centro storico di Catania: “Melior de cinere surgo”.

Aggiornato il 18 giugno 2024 alle ore 17:00