Nel suo libro Aldo Cazzullo racconta la civiltà imperiale e romana

Nella parte iniziale del suo saggio, dedicato all’antica Roma, intitolato Quando eravamo i padroni del mondo. Roma: l’impero infinito, edito dalla casa editrice HarperCollins, Aldo Cazzullo osserva che nel nostro modo di parlare, di costruire, di pensare, qualcosa dell’antica Roma è rimasto. Se oggi la civiltà occidentale è cristiana, lo deve alla Roma antica che divenne cristiana. Infatti, lo stile dell’antica Roma, non essendo mai morto, risorge nella storia. Dal Rinascimento al Neoclassicismo, da Palladio fino a Canova, alcuni tra i più grandi artisti dell’Occidente hanno dipinto, disegnato e scolpito come gli antichi romani. Le questioni che gli antichi romani dovettero affrontare, come i flussi migratori, l’integrazione degli stranieri, la guerra permanente, sono simili a quelle di fronte alle quali si trova il nostro Paese e le maggiori democrazie occidentali. Molte parole italiane, come città, colonia, trattato, società, sono parole romane. Se per gli antichi greci la dimensione politica coincideva con la città, la polis, per gli antichi romani finì per identificarsi con il mondo, vista l’estensione territoriale dell’Impero Romano.

Nel libro il lettore troverà una interpretazione dell’Eneide di Virgilio, un capolavoro della letteratura latina, che nei secoli è divenuto il modello del poema cavalleresco e del romanzo moderno. Il vero fondatore di Roma, secondo Virgilio, è Enea, un eroe sconfitto, un uomo in fuga dalla sua patria, Troia, che ha conosciuto gli orrori provocati dalla guerra e che, tra mille travagli, raggiunge la sua meta, per dare una nuova patria alla sua famiglia e al suo popolo. Enea, che tiene in mano un ramo d’oro, simbolo del potere magico, accompagnato dalla Sibilla Cumana nell’Ade incontra suo padre Anchise, che gli descrive le virtù del cittadino romano, il rigore, la costanza, la tenuta morale. Il padre rivela ad Enea che ai romani spetterà il diritto di reggere e governare il mondo intero. La poetica di Virgilio, in base alla interpretazione proposta in modo magistrale da Aldo Cazzullo, stabilisce una linea di continuità tra il mondo e la filosofia antica ed il Cristianesimo. Non a caso Dante lo volle nel suo viaggio nell’Inferno, poiché era considerato l’uomo più saggio di tutti i tempi, che aveva compreso il valore della pietà umana e della compassione, anticipando la filosofia etica che trasse origine dall’avvento del Cristianesimo.

Intorno alla fondazione di Roma, alla dinastia dei sette Re, al modo come si arrivò alla fondazione della Repubblica romana, Cazzullo cita l’opera di Tito Livio, notando come rispetto a questi eventi il confine tra il mito e la leggenda e la storia sia molto sottile. Infatti, si chiede Cazzullo, chi è il vero fondatore di Roma, Enea, Romolo oppure qualche altro? Tuttavia accade sempre che all’origine di una grande storia si ci sia il delitto, come racconta la Bibbia, in base alla quale Caino uccise Abele. Titi Livio, in riferimento alla fondazione di Roma, per Cazzullo non ha narrato leggende, semplicemente eventi che appartengono alla dimensione del mito. Per esempio l’episodio degli Orazi e dei Curazi è significativo, perché nemmeno Tito Livio è sicuro che gli Orazi fossero i romani e i Curazi gli esponenti di Albalonga. L’assemblea degli uomini in armi, i comizi centuriati, diventerà la base dello stato romano, sede nelle quale venivano eletti i magistrati, giudicati i reati, e soprattutto dove si prendevano le decisioni sulla pace e la guerra.

Il sistema politico della Repubblica romana, aveva un equilibrio ammirevole e sorprendente. I consoli, eletti ogni anno, rappresentavano l’elemento monarchico, il senato, il ceto, degli ottimati e gli aristocratici. Tuttavia, era il popolo riunito in assemblea a decidere gli indirizzi politici della Repubblica romana. Gli eroi della repubblica, come Muzio Scevola, che per errore aveva ucciso lo scriba del re Porsenna e aveva per questo deciso di immergere la propria mano nel braciere, sono simboli di caparbietà, di sacrificio, e anche di lealtà. La vicenda di Regolo, il console che durante la prima guerra punica, caduto prigioniero dei cartaginesi, rientra a Roma, e persuade il senato a continuare la guerra, e senza temere per la propria vita, si reca dai cartaginesi per mantenere la parola, dai quali verrà ucciso, è un esempio di lealtà. Sarà Scipione l’africano a sconfiggere Annibale e ad estendere i possedimenti della Repubblica romana. La storia della Repubblica romana è piena di esempi che mostrano come alcune grandi figure seppero sempre anteporre l’interesse pubblico a quello privato. Questo è il caso di Lucio, Quinzio Cincinnato, che dopo ogni vittoria usciva di scena e ritornava a lavorare il suo podere, per poi essere puntualmente richiamato.

Il territorio diviene troppo vasto, sicché non può essere più governato da una assemblea cittadina, tanto più che Roma diventa in questo periodo storico una città europea e globale, per usare una espressione moderna. Questo determina l’inizio delle guerre civili, che dureranno oltre un secolo, con la nascita di due partiti, i popolari di Caio Mario, che rappresentavano il popolo, e quello di Lucio Cornelio Silla, che faceva riferimento ai patrizi e agli ottimati. Quando Tiberio Gracco, tribuno della plebe, fece approvare la riforma agraria, per limitare i latifondi e ridistribuire le terre in favore dei contadini, gli ottimati lo fecero massacrare da una squadraccia armata. La congiura di Catilina è raccontata in pagine che hanno un ritmo narrativo incalzante. Catilina si candida a console, i romani gli preferirono Cicerone, dotato di una oratoria ammirevole. Catilina, che non ha ottenuto il potere con i voti, vuole conquistarlo con una azione militare. A Pistoia gli insorti devono fermarsi, visto che una legione romane li insegue da sud, mentre un’altra legione preclude alle truppe di Catilina la strada verso Roma. Da eroi combatterono i soldati di Catilina, che perse la vita durante questa azione militare. La congiura di Catilina può essere interpretata in tante maniere, di sicuro dimostra e rivela come le istituzioni della Repubblica romana fossero instabili e contendibili. Nel libro viene raccontata la guerra civile tra Cesare e Pompeo e la nascita dell’impero romano con Ottaviano Augusto, in modo straordinario. Un libro che gronda erudizione da ogni pagina ed è scritto in un italiano colto ed elegante.

(*) Quando eravamo i padroni del mondo. Roma: l’impero infinito di Aldo Cazzullo, HarperCollins Italia, 320 pagine, 19 euro

Aggiornato il 14 giugno 2024 alle ore 16:58