Visioni. “La chimera”, il fellinismo postmoderno di Alice Rohrwacher

Alice Rohrwacher, con La chimera firma il terzo e ultimo capitolo della sua trilogia postmoderna. Dopo Le meraviglie (2014) e Lazzaro felice (2018), è interessata a indagare il nostro passato. Un viaggio onirico, tra visibile e invisibile, con un cast straordinariamente ispirato: Alba Rohrwacher, sorella della regista; il britannico Josh O’Connor; Isabella Rossellini; la brasiliana Carol Duarte; Vincenzo Nemolato; l’italo-georgiano Luca Chikovani; la francese Lou Roy-Lecollinet. Presentato in concorso al 76° Festival di Cannes e alla 18ª Festa del cinema di Roma, il film è stato girato nel Lazio settentrionale (fra Tarquinia, Blera, San Lorenzo Nuovo e Civitavecchia) e nella Toscana meridionale (fra Montalcino, Ferrovia Asciano-Monte Antico e Torrenieri). La chimera ha ottenuto premi al Chicago International Film Festival, al Valladolid International Film Festival e al Telluride Film Festival, vincendo l’European Film Awards per la miglior scenografia. Il lungometraggio ai David di Donatello 2024, pur ricevendo tredici candidature, non ha vinto alcun premio. Prodotto da Carlo Cresto-Dina per Tempesta, Rai Cinema, Ad Vitam, Amka Films Production, l’opera è stata scritta dalla regista insieme a Marco Pettenello e Carmela Covino. La pellicola è uscita nelle sale il 23 novembre 2023. La prima visione televisiva è datata 12 maggio 2024 su Sky Cinema Uno e in streaming su Now.

La chimera è ambientata negli anni Ottanta. Racconta la storia dell’inglese Arthur (Josh O’Connor), un giovane stropicciato, appena uscito dal carcere. Torna in una cittadina sul mar Tirreno. Lì ritrova la sua baracca e la sua sciagurata banda di tombaroli, ladri di corredi etruschi e di meraviglie archeologiche da rivendere al mercato nero. Arthur ha un dono che mette al servizio della banda: sente il vuoto. Il vuoto della terra nella quale si trovano le vestigia di un mondo passato. Lo stesso vuoto che ha lasciato in lui il ricordo del suo amore perduto, Beniamina (Yile Yara Vianello). La cui madre, Flora (Isabella Rossellini), è un’anziana insegnante di canto. Come un rabdomante, Arthur avverte la presenza delle tombe etrusche che punteggiano il litorale tirrenico. Italia (Carol Duarte), nonostante il nome, è straniera, ed è l’unica in grado di ridare ad Arthur nuovi entusiasmi e inedite speranze. In un viaggio avventuroso tra vivi e morti, tra boschi e città festanti, si svolgono i destini intrecciati di questi personaggi negletti. Il film, picaresco e tragicamente simbolico, è un apologo sulla vita ultraterrena. Un racconto che mostra presto il suo profilo metanarrativo attraverso la ballata folk del cantastorie che narra le “gesta” dei tombaroli. Il formato diviso in tre (16 millimetri, super 16 millimetri e 35 millimetri) è sinonimo di estrema e singolare libertà espressiva. Nel cinema multietnico e visionario di Alice Rohrwacher si ritrovano anche gli omaggi al Pier Paolo Pasolini di Accattone e al Federico Fellini di Roma e della Dolce vita. La chimera racconta il degrado e il sublime attraverso la temperatura narrativa delle favole nere. Un cinema dall’afflato universale poeticamente originale.

Aggiornato il 31 maggio 2024 alle ore 20:04