“Ritratto di un amore”: il mondo di Misia

Conoscete Misia Sert? Colei, cioè, che suonava da piccola sulle ginocchia di Franz Liszt, divenendo da grande una splendida pianista, e che ha rappresentato una versione al femminile di Lorenzo de’ Medici? Misia, infatti, si è posta al centro del vento rivoluzionario delle avanguardie artistiche di fine XIX secolo e del Primo Novecento, ospitando nelle sue lussuose case parigine personaggi del calibro di Toulouse-Lautrec, Paul Verlaine, Marcel Proust, Sergej Djagilev (grande coreografo russo), Coco Chanel, Stéphane Mallarmé e tantissimi pittori rivoluzionari del suo tempo. Il film Ritratto di un amore (nelle sale italiane da domani) è un biopic di uno di questi ultimi, Pierre Bonnard, di cui narra la vita artistica e gli amori. E fu proprio Bonnard a dipingere il ritratto di Misia, sua carissima amica e mecenate, ritratta accanto al suo primo marito, Thadée Natanson, fondatore della famosa rivista letteraria Revue Blanche, di cui Toulouse-Lautrec dipingeva le copertine. Firmato e sapientemente diretto dal regista Martin Provost, il film è interpretato da Vincent Macaigne (Pierre) e Cécile De France, nella parte della sua compagna di vita e poi moglie, Marthe de Méligny, mentre Anouk Grinberg è Misia Sert, e André Marcon interpreta Claude Monet. La storia è quanto mai emblematica delle atmosfere artistiche d’avanguardia di fine secolo XIX, in cui talento, povertà e dissolutezza erano come annidate l’una nell’altra, quasi consustanziali all’interno della loro contrapposizione tra opposti. Un po’come accade a particelle di carica opposta, destinate a restare per sempre confinate nel loro microscopico spazio interatomico.

Marthe è figlia del popolo di umili origini, che aveva trovato un piccolo impiego in un atelier di fiori finti, con una madre profondamente bigotta e religiosa e una sorella sempre gravida. Quando per caso si trova a posare come modella nello studio Bonnard, che l’aveva invitata nel suo atelier dopo averla incontrata per la prima volta in strada nel 1983, Pierre se ne invaghisce perdutamente. Di origine borghese, il pittore si trova a trascinare quasi a forza (anche perché nei suoi ambienti le ragazze di umili origini erano viste come arriviste sociali) Marthe nel suo spazio di mondano, fatto di belle donne sempre molto eleganti e raffinate, come quelle che frequentano casa Misia. È lì che Marthe fa conoscenza con gli artisti contemporanei della corrente post impressionista di Pierre, e con mercanti d’arte, poeti e scrittori. Maestri come Claude Monet, accompagnato da sua moglie, saranno i frequentatori affettuosi e assidui della sua casa di campagna. Per dare un’idea del tutto: nei ricevimenti lussuosi e senza risparmio di denaro di casa Misia (con la quale, in età avanzata, Marthe farà una memorabile litigata bagnandosi con lei nel fiume), trovavano posto a tavola grandi pittori, scrittori e poeti dell’epoca che improvvisavano su supporti precari, come tovaglie e tovaglioli, poesie e disegni che venivano poi arrotolati dal personale di servizio che rigovernava le sale e portati in discarica.

Potete solo immaginare con quale spreco di opere d’arte, che oggi varrebbero fortune per i loro possessori. L’amore profondo di Pierre per Marthe scorre attraverso centinaia di dipinti e disegni in cui lei è la protagonista assoluta, ritratta nelle pose più intime, al bagno o in camera da letto, divenendo la sua musa di fatto e fino al giorno della morte del pittore nel 1942. E in quei numerosi ritratti (bellissimi, tra l’altro) in lussuose “bagnoires, fatte installare apposta da Pierre nella casa di campagna per curare una grave asma di Marthe (contratta manipolando i colori dei fiori finti), traspare una certa ossessione di Pierre per il bagno, come ben documentato nel film, in cui la coppia si fa il bagno nuda nelle acque poco profonde del fiume circostante. A quella del suo Pierre, si unisce la paranoia di Marthe che odiava stare tra la gente, per cui la si vede fuggire, malgrado l’insistenza di Misia che la invita a restare, dall’importante vernissage di Pierre, in cui i quadri suoi e della sua corrente pittorica sono ospitati per la prima volta (e con grande scandalo) negli ampi saloni dell’Accademia. Certo, Marthe mente a Pierre, facendosi passare fino alla fine (la finzione termina con il matrimonio, in cui sull’atto pubblico compare il vero cognome borghese di Marthe) come un’orfana di origini italiane, figlia di un nobile.

La sua storia d’amore, incrollabile malgrado i numerosi tradimenti di Pierre, ha il suo culmine quando lui si innamora di una sua avvenente modella, Renée Monchaty, prima obbligando Marthe al triangolo, e poi fuggendo a Roma con la sua amante per sposarla. Invece, colto dai sensi di colpa e rendendosi conto di non poter vivere senza Marthe, Pierre abbandona Renée a soli tre giorni dalla data del matrimonio, per tornare a casa e sposare la sua compagna di sempre. Entrambi i coniugi Bonnard verranno a sapere a molta distanza di tempo, nel corso di un incontro conviviale con amici pittori, che Renée si era suicidata per amore di Pierre.

Voto: 8,5/10

Aggiornato il 16 maggio 2024 alle ore 08:44