Montesacro, Portuense, Garbatella, Tuscolano e San Giovanni. Questi i territori raccontati da “Viecce!”, la serie podcast (un progetto di Roma Capitale, prodotto da MNcomm e da Dopcast), dedicata alla vita dei quartieri della Capitale. Due episodi settimanali – a partire dall’11 aprile – disponibili sulle principali piattaforme di streaming, come Spotify, Apple Podcasts, Google Podcasts e Amazon Music, e sul sito del Comune. Cinque talenti (Edoardo Ferrario, Francesco De Carlo, Marta Filippi, Stefano Rapone e Valerio Lundini) si muovono tra le vie della Città eterna insieme a Giorgio Maria Daviddi del Trio Medusa.
Di “Viecce!” se ne è parlato sabato pomeriggio al Technotown di Villa Torlonia, nell’ambito della Settimana del Podcast: presente, oltre a Daviddi, Pierluca Tagariello, direttore del Dipartimento Comunicazione di Roma Capitale. Una chiacchierata tra risate e racconti, aneddoti, piazze, locali. Alla scoperta dei luoghi dell’Urbe e di chi li vive, attraverso le parole e gli occhi di chi fa, della comicità, una delle proprie ragioni di vita.
Emerge così il quid di “Viecce!”, tra chi conosce i posti – come ha rivelato lo stesso Giorgio Maria Daviddi – senza sapere il nome delle vie, rimarcando allo stesso tempo l’attenzione al territorio all’interno della dimensione del racconto, per dirla come Tagariello. Nel mezzo, la grandezza di Roma. Una città dove la comicità è ovunque: dentro il bus o nella sala d’attesa di un centro analisi. Il repertorio di battute è vasto, ognuno ha un soprannome e non deve offendersi. Perché la città è questa. E non è roba per permalosi, tra fenotipi di quartiere e luoghi del cuore.
In attesa di una seconda serie, l’Opinione ha avuto avuto un veloce colloquio con Giorgio Maria Daviddi e Pierluca Tagariello. In primis, è stato chiesto perché il podcast – che non è un’invenzione di adesso – al momento sia un prodotto “in voga”. Così Daviddi: “Facendo radio, posso dire che il podcast rappresenta un mio antagonista. Io vivo di diretta, dove c’è un’attrattiva in più: l’interazione. L’ascolto è passivo nel podcast. Ma quest’ultimo, allo stesso tempo, è un’alternativa buona per il fruitore. Perché se trovi un argomento che interessa, l’ascoltatore ha la possibilità di sentire quel tema specifico per diversi minuti. Parliamo perciò di una radio trasportata e registrata. Diciamo che è una ricerca opposta rispetto a quella che si fa con i social, con TikTok per citarne uno, dove il tempo è stringato. Ho scoperto andando a Tintoria, un podcast di successo, che c’è chi si sintonizza all’ora di cena, a tavola, come si fa con la tivù. Secondo me, alla fine, c’è spazio per tutti quanti: non ci stiamo rubando il pubblico. In fondo, gente che parla, e dice cose interessanti, è sempre la benvenuta”.
Tagariello, a sua volta, ha osservato: “Dal mio punto di vista, quindi di chi si occupa di comunicazione istituzionale, non esiste un altro mezzo che ti consenta di raccontare un contenuto in maniera approfondita, capace di andare oltre i tempi della fruizione pubblicitaria. Non lavori più sui trenta secondi o sul minuto: il podcast è uno strumento agile, che permette di colloquiare di qualcosa. Quando, ad esempio, cominceremo a parlare di temi importanti, come il termovalizzatore, sarà importante il minuto di video ma allo stesso tempo risulterà fondamentale accontentare quelle persone disposte a dedicare più attenzione. E tu, a quel punto, soddisfi il bisogno, aziendale direi, di proporre un racconto più verticale, dando più informazioni”.
Si è parlato dei quartieri e dei loro personaggi. Ma questi ultimi, in un futuro non troppo prossimo, potrebbero sedere nello studio di “Viecce!”? Giorgio Maria Daviddi è chiaro in tal senso: “Secondo me, i personaggi romani hanno intorno il mito che li circonda. E come con tutti i miti, non devi mai averci a che fare personalmente. Il racconto del mito è sempre più forte del mito stesso. Scopriresti i difetti, le cose che non ti piacciono. Non sono personaggi che vogliono essere così: sono così e basta. Parliamo, appunto, del carrozziere, l’autista o il calzolaio. Sono idoli mitologici, appartenenti alla mitologia romana. E, il racconto che fai di loro, li mitizza. Se tu prendi quella persona, pensando che sia ciò che tu credi che sia, poi rischi di non sapere più chi hai davanti”.
Infine, scomodando proprio il Trio Medusa, la domanda delle cento pistole: dove potrebbe risuonare più forte un “mortacci tua”? “Andrei a Roma Sud – ha evidenziato Tagariello – ma posso dire che anche a Trastevere, dalle parti della stazione, non è così male”. Daviddi, a sua volta, ha indicato: “Il mortacci tua è un punto esclamativo, de core. Sicuramente direi che lo vedo sempre bene in una via trafficata. Dove spunta fuori la mano dal finestrino di un’auto, perché dal motorino non rende. E si deve vedere anche il finestrino, a manovella, che scende piano piano”.
Aggiornato il 22 aprile 2024 alle ore 13:44