Il 17 febbraio di due anni fa se n’è andata Catherine Spaak. Una delle protagoniste dell’Italia in continua trasformazione. Fra i numerosi impegni ha spesso focalizzato la sua attenzione sull'evoluzione della donna e del suo ruolo nella società, sia nella vita privata che nel mondo del lavoro. Un impegno compiuto con continuità, con discrezione ed eleganza anche quando i temi non erano di facile trattazione.
Molto famosa la rubrica “Harem”, con quindici edizioni per Rai 3, che si distingueva per la sua eleganza e per la notevole diversità di donne intervistate. La formula era un salotto con varie donne che conversavano fra loro abilmente guidate dalla Spaak.
Oltre ad una qualificata presenza nel mondo dello spettacolo con numerosi film, in televisione con diversi programmi televisivi e nel mondo musicale con vari album, vorrei ricordarla citando il suo primo libro, 26 donne, pubblicato nel 1984. Ne scriverà quattro successivi fino al 2007.
Le intervistate appartengono a mondi diversi, con prevalente presenza negli ambienti dello spettacolo. A testimonianza del suo livello culturale, ad inizio del libro leggiamo la dedica ad un uomo. Il suo nome è Erich Linder, l’influente e coltissimo agente letterario austriaco che fece conoscere Ezra Pound, Thomas Mann, James Joyce, Franz Kafka, Philip Roth e tanti altri scrittori europei. Ricordarla con questo libro significa apprezzare la sua ampiezza di contatti e la sua capacità empatica, nel contatto con donne famose e artefici di un proprio percorso personale di indubbio interesse.
Herietta Caracciolo, Valentina Cortese, Carla Fracci, Monica Guerritore, Dacia Maraini, Lea Massari, Isa Miranda, Andrea Johansson, Sissy Spacek, Nilde Jotti, Stefania Sandrelli, Rossella Falk, Isabelle Huppert, Laura Biagiotti, Liliana Cavani, Claudia Cardinale, Anna Fendi, Amanda Lear, Franca Faldini, Monica Vitti, Paola Borboni, Piera Degli Esposti, Carla Garavina, Edwige Feuillère, Jeanne Moreau sono le donne intervistate in questo libro. Ad esse l’autrice ha aggiunto in chiusura l’intervista a sé stessa che ha definito la sua fatica maggiore, sia per lo sforzo di introspezione senza filtri, sia perché è stata un’operazione di umiltà e di capacità di ascolto interiore.
La successione delle interviste non presenta un ordine apparente. Scrittrici sono seguite da attrici, donne impegnate in politica. Le domande sono modellate sulla persona, rigettando il facile ricorso ad una griglia di domande uguali. Le interviste si svolgono in un’atmosfera confidenziale, mantenendo abilmente un difficile equilibrio fra mondo interiore e sfera pubblica, per tentare di trarre un ritratto a tutto tondo di ogni dialogo. Nessuna concessione al pettegolezzo dozzinale. Nessuna volgarità o eccesso lessicale. Tutto si può dire con calma e con la giusta concentrazione. Molto piacevole e utile la redazione di un profilo personale di ogni donna, dei suoi interessi, del suo lavoro, della sua situazione privata. Le premesse servono a comprendere le sfumature di ogni domanda e del loro livello di comprensione. Il libro tiene fuori dalla porta la rabbia, la maleducazione, i risentimenti, per dare spazio al racconto del percorso personale spesso come itinerario dello spirito.
Quest'opera prima di Catherine Spaak può essere considerata il suo testamento spirituale, costruito pazientemente sul rispetto, la pazienza e soprattutto la volontà di comprendere le altre persone. Una capacità quasi completamente perduta nel travagliato tempo presente.
Un bel modo per ricordarla sarebbe la riedizione del libro il più presto possibile.
Aggiornato il 17 aprile 2024 alle ore 14:03