Dopo il grande successo ottenuto con l’allestimento de Le nuvole, capolavoro di Aristofane a metà tra attualità dell’epoca e riflessione filosofica, col quale la Compagnia “Castalia” ha festeggiato, nel 2022, i suoi 30 anni di lavoro, Vincenzo Zingaro riporta in scena al Teatro Arcobaleno di Roma, fino al 24 marzo, un’altra grande opera di Aristofane: La pace. Considerata da molti critici una delle più significative rappresentazioni della celebre commedia, l’allestimento di Zingaro è stato inserito dall’Università di Roma “La Sapienza” nel progetto internazionale “Il teatro classico oggi”. Progetto che è oggetto di studi e tesi di laurea presso importanti università italiane e non, e che ha entusiasmato migliaia di giovani.
Scritta nel 421 avanti Cristo, durante la devastante Guerra del Peloponneso, e rappresentata proprio pochi giorni prima della firma della Pace di Nicia (il militare e politico ateniese del Partito aristocratico che concluse tra Atene e Sparta un trattato di pace cinquantennale, destinato però a durare solo 7 anni), quest’opera contiene importanti spunti di riflessione, che la rendono attuale e aderente alla confusa, inquietante realtà geopolitica del nostro tempo.
La storia tratta temi più che importanti, con uno stile però pacato e sereno, lontano dalle accese invettive e polemiche politiche caratteristiche di altre commedie aristofanee, Le nuvole comprese. Il contadino Trigeo, operoso agricoltore dell’Attica, decide, cavalcando un enorme scarabeo stercorario (figura mitologica presa, in realtà, dalla cultura egizia), “promosso” a rudimentale ippogrifo, di ascendere all’Olimpo nella speranza di parlare con Zeus, per supplicarlo di convincere gli uomini a ripudiare la guerra. Ma Zeus è assente; in sua vece – informa Hermes – la Guerra ha preso il controllo dell’Olimpo, imprigionando addirittura la sfortunata Pace.
Con l’aiuto di Hermes, tra intrecci e colpi di scena “preplautini”, Trigeo riesce nella sua “missione impossibile”, liberando la pace, riportandola sulla Terra e sposando, poi, la bellissima Opora, dea minore del Pantheon ellenico collegata alla frutta, al raccolto – in particolare alla vendemmia – e alla stagione autunnale. Tra Atene e Sparta ritorna la pace: ne escono sconfitti politicanti estremisti e irresponsabili, avventurieri vari, lobby dei fabbricanti d’armi e indovini ciarlatani, che tutto avevano da guadagnare dal proseguimento della guerra.
L’allestimento di Vincenzo Zingaro crea una rappresentazione di notevole impatto, adatta a un pubblico di qualsiasi età, recuperando gli aspetti più autentici e significativi della commedia attica antica. Le maschere sono di Rino Carboni, maestro del trucco e degli effetti speciali nel cinema mondiale (basti pensare al suo lungo sodalizio con Federico Fellini). Interpreti sono Giovanni Ribò, Fabrizio Passerini, Rocco Militano, Piero Sarpa, Laura De Angelis, Mario Piana, Irene Catroppa. Adattamento, regia, scene e musiche sono a cura di Vincenzo Zingaro; la scenotecnica porta la firma di Lorenzo Zapelloni. I costumi sono di Emiliana Di Rubbo, disegno luci di Giovanna Venzi. La produzione è della Compagnia Mauri Sturno srl. Per la sua trentennale attività in difesa e riscoperta del Teatro classico greco e romano, nel marzo del 2023 Vincenzo Zingaro è stato premiato alla Camera dei deputati.
Aggiornato il 19 marzo 2024 alle ore 17:42