Ho ripreso a leggere il Carlo Emilio Gadda di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana perché quando penso alla mia amata Roma, accanto ad Anna Magnani, a Gabriella Ferri, ad Alberto Sordi e Nino Manfredi o alla Sora Lella, “romani da sette generazioni”, l’ingegnere e letterato di Milano, forse è quello che meglio ha indagato, compreso con partecipazione e credo compassione, la profondità dell’animo della Capitale e dei suoi abitanti. Già l’incipit con l’attenta e minuziosa descrizione, quasi una visione, del dottor Ingravallo e della sua affittuaria, evidenzia una conoscenza capillare del modo di pensare e di sentire della piccola borghesia romana e del suo rapporto con un provinciale molisano, accolto come solo sanno accogliere i romani; è la struttura della lingua, però, a colpire di più: essa ti chiede una rilettura e ancora una rilettura, utilizza spesso le forme del parlato romanesco o un miscuglio di molisano, napoletano, veneto e italiano e rivela originalità per i tempi; apparentemente complessa, la lingua del Pasticciaccio risulta accattivante, suggestiva e, ripeto, invita alla rilettura non per non aver capito, ma perché, rileggendo, sembra acquisire nuove informazioni e suggestioni; in poche parole, la tessitura della struttura linguistica coinvolge e chiede partecipazione attiva (comunque un dizionario romano-italiano può servire per i non romani).
Certo, il Pasticciaccio è un romanzo piuttosto lungo, tuttavia ciò non deve fare paura; ritengo, infatti, che possa essere letto suddividendolo anche in poche pagine per volta, perché anche solo alcune pagine sono dense, di grande complessità e fanno riflettere sulla condizione umana espressa con acuto realismo, senza fronzoli e con ironia; inoltre, il testo può essere messo da parte e ripreso in seguito, in qualsiasi momento senza alcuna difficoltà. Si narra di un fatto di sangue in un condomino della buona borghesia romana, ma questo è solo un pretesto perché il protagonista, il disincantato e profondamente umano poliziotto Ciccio Ingravallo, possa filosofeggiare, osservare, riflettere amaramente sulla natura umana, sulla sua condizione sempre uguale, quasi penetrando nei personaggi incontrati. Il Pasticciaccio, al pari di altri pochi romanzi, è un libro per tutta la vita; ad ogni lettura, ad età diverse, si rivela sempre nuovo, pur mantenendo un qualcosa di costante che accompagna e pian piano fa parte di ogni lettore.
(*) Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda, Adelphi, 380 pagine, 18 euro
Aggiornato il 19 febbraio 2024 alle ore 11:52