Un seminario di sociologia della letteratura

Il 2023 è stato anno di celebrazioni consistenti, da Maria Callas ad Anna Magnani a Pier Paolo Pasolini a Italo Calvino, per nominarne alcuni. Furono anni creativi, affermativi, si veniva dalla guerra, guerra depressiva, oppressiva, opprimente. Ma quando finì fu liberatoria. Oggi godiamo del valore dell’esistenza che la possibile perdita rende più diamantina. Oltretutto, in quegli anni vi sono state personalità di qualità non ripetibile. È il caso di Maria Callas. La sua caratteristica interpretativa è inconsueta per tutte le sfere: voce, potenza, timbro, volume, gestualità, lirismo, tragicità, una cantante-attrice. Poi come attrice in Medea, di Pasolini, una caduta debilitante, cantando il corpo seguiva la voce: questa era la Callas. Anche Anna Magnani ha circostanze da memoriare, il grido verso l’amato preso dai nazifascisti e la morte nel farne disperatamente il nome con il braccio teso a raggiungerlo, e il suo corpo ucciso, nella strada, scomposto, con un minimo di gamba denudata, femminilmente esposta. Piccole cose memorabili, ripeto. Furono gli anni della Ricostruzione, della volontà. Ridare vita alla vita, in tutti i campi, dico gli anni 50-60-70. Vi fu il tentativo ipotizzato perfino di una rivoluzione. Mi riferisco agli assetti sociali. Per alcuni anni si credette che il proletariato potesse sostituire la borghesia pure in Occidente, con il trionfo del Partito comunista in Europa e in Italia, dove il Pci era il più consistente dei Paesi non comunisti.

Nel tempo questa illusione o speranza tramontò con il tramonto anche dell’Unione Sovietica che a sua volta costituiva per molti una speranza realizzata. Il proletariato non si dimostrò idoneo ad alterare i sistemi capitalistici in Occidente. Anzi, il contrario, fu il sistema capitalistico democratico liberale a prevalere già negli anni Ottanta. L’evento importantissimo di quel tempo. Altro evento: la rielaborazione della sessualità e della donna. La sessualità era oscurata, indubbiamente da Alberto Moravia con il romanzo Agostino. La disubbidienza e le sue opere a venire ponevano la sessualità in modo serio, addirittura quale legame tra individuo e realtà, altrimenti l’uomo non “sente” la realtà. Temi seri, appunto, dall’unico scrittore con capacità intellettuali, nel senso proprio dell’essere intellettuali. Fui amico di Alberto Moravia. Pubblicò il mio primo testo. Era e resta un piacere il ricordo del nostro colloquiare, le conferenze di cui dirò. Con Pier Paolo Pasolini il campo si spinge all’omosessualità, con i Radicali, soprattutto, alle esigenze femminili, l’aborto, e il divorzio, e il femminismo nell’ampia esplicazione di ogni diritto non riconosciuto alle donne.

Sembrano oggi lotte millenarie rispetto al presente. Vi fu allora il netto passaggio tra società contadina e società industriale. Calvino si spingerà nell’avvenire tecnologico, mentre Carlo Levi rievocava la civiltà contadina. Vasco Pratolini tentava di cogliere il proletariato. Pasolini attingeva alle borgate nostrane e del Terzo mondoElsa Morante si rifugiava nei ragazzini e nella fantasia al di là della storia effettiva, per lei crudelissima. Infine, il convincimento che la civiltà è finita con la fine del ceto aristocratico rappresentava una tesi di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. D’altro canto, Leonardo Sciascia fu certo che la malavita fosse imperatrice e ormai la vera guerra stava tra onesti e criminali. Ma vi sono stati argomenti, personalità da considerare, in quegli anni: la Scuola di Francoforte, per la quale i nuovi soggetti sociali erano gli emarginati, i terzomondisti, studenti, omosessuali, i fautori del tempo libero, del piacere di vivere (Herbert Marcuse). Per l’esistenzialismo francese, era l’intellettuale libero che si impegna nel mondo pur sotto la coscienza del nulla (Albert Camus e Jean-Paul Sartre). In una serie di conferenze patrocinate dal IV Municipio di Roma rievocherò quegli anni, prendendo spunto dal mio libro, Ho vissuto la vita, ho vissuto la morte (Armando Editore). Nostalgia personale e rievocazione opportuna, è l’epoca che condiziona il nostro tempo. Ne parlerò al Centro culturale Gabriella Ferri ogni lunedì, dal 16 ottobre, dalle 17.30 alle 19.30, in via Cave di Pietralata, 76 (Largo Beltramelli).

Aggiornato il 13 ottobre 2023 alle ore 13:20