Asteroid City è un film che racconta i tormenti della creazione. Wes Anderson è uno degli autori più originali e sofisticati del panorama statunitense. Il suo cinema è chiaramente debitore dei percorsi onirici felliniani. Eppure le sue opere sono pienamente americane. Mettono in scena un universo grottesco che ha smarrito il senso della misura e della ragione. Il regista texano, originario di Houston, aveva intenzione di girare il suo undicesimo film a Cinecittà. Era convinto che il parco dell’Appia Antica potesse rappresentare perfettamente il desertico Sud-Ovest americano. La scelta, anche a causa della crisi pandemica, è caduta sulla Spagna. È solo un dettaglio per comprendere quanto l’idea dell’America andersiana sia esclusivamente immaginifica. L’autore visionario è molto attento all’aspetto formale dei suoi film. Tant’è vero che ormai si possono riconoscere alla prima inquadratura. Una sorta di marchio di fabbrica estetico a cui Anderson non vuole assolutamente rinunciare.
Il film, scritto dal regista insieme a Roman Coppola, è stato presentato all’ultimo Festival di Cannes e distribuito a giugno nelle sale statunitensi. In Italia è in sala da ieri, grazie alla Universal Pictures. Racconta le vicende di un noto commediografo che mette in scena la sua ultima opera, dal titolo Asteroid City, ambientata nell’America paranoica degli anni Cinquanta. Il luogo è una piccola cittadina sperduta in un deserto da cartoon tra California e Arizona. L’anno è il 1955. L’evento scatenante è l’arrivo di un alieno. La narrazione intreccia le esistenze disperate di un fotografo di guerra e dei suoi figli, di un’attrice cinematografica, di un’insegnante e un cowboy. Il fatto eccezionale diventa l’occasione per richiamare la più varia umanità: scienziati, militari, politici, famiglie e personaggi pittoreschi. Dopo l’incontro “ravvicinato”, l’esercito a stelle e strisce obbliga i testimoni a seguire una quarantena in città. Alcuni cercano la fuga, altri riflettono sulla propria esistenza, altri ancora si confrontano con la dimensione religiosa. Ma il confine tra finisce la finzione e la realtà è decisamente labile.
Il film è interpretato, volutamente sopra le righe, dalla britannica Tilda Swinton, dall’australiana Margot Robbie e da alcuni tra i migliori attori americani: Jason Schwartzman, Scarlett Johansson, Tom Hanks, Jeffrey Wright, Bryan Cranston, Edward Norton, Adrien Brody, Steve Carell. Anderson, come un entomologo, descrive i personaggi a cui danno vita e li studia in maniera quasi scientifica. Ma se nell’idolatrato (da pubblico e critica) I Tenenbaum si coglie passione, ironia e disincanto, il cineasta oggi è più interessato allo stile che al racconto. A differenza del precedente e vulcanico The French Dispatch, Asteroid City si confronta con l’horror vacui e rivela l’ossessione del regista: raccontare l’angosciante condizione del parto creativo.
Aggiornato il 02 ottobre 2023 alle ore 11:18