Giuliano Montaldo non c’è più. Il maestro del cinema aveva 94 anni. È autore di un capolavoro riconosciuto: Sacco e Vanzetti. Uno struggente apologo contro la pena di morte interpretato da un Gain Maria Volontè in stato di grazia. Nato a Genova nel 1930, Montaldo avrebbe compiuto 94 anni il prossimo 22 febbraio. Vicini a lui sua moglie Vera Pescarolo, la figlia Elisabetta ei suoi due nipoti Inti e Jana Carboni. Per scelta della famiglia non si terranno esequie pubbliche. Regista, sceneggiatore e attore, diresse oltre venti film. Tra questi Gli Intoccabili (1969); Giordano Bruno (1973); L’Agnese va a Morire (1976); Gli occhiali d’oro (1987). Montaldo fu molto attivo anche nella produzione di grandi opere televisive come il kolossal in 8 puntate Marco Polo.
A soli 14 anni Montaldo venne rastrellato dai nazifascisti in Liguria e deportato sul fronte al sud. Riuscì a scappare per poi unirsi alla Resistenza nel Gap della sua città. Debuttò come attore nel 1951 in Achtung! Banditi! di Carlo Lizzani, con Gina Lollobrigida e, sempre di Lizzani, in Cronache di poveri amanti, con, interpretando successivamente nella sua carriera una ventina di film diretti, fra gli altri, da Luciano Emmer, Francesco Maselli, Elio Petri, Valerio Zurlini, Margarethe von Trotta, Nanni Moretti, Carlo Verdone e – per ultimo – da Francesco Bruni in Tutto quello che vuoi che nel 2018 gli valse un premio David di Donatello per la sua interpretazione. Aiuto regista in numerosi film tra cui La Lunga strada azzurra (1957) e Kapò (1960), e in seguito regista della seconda unità in La battaglia di Algeri (1966), tutti diretti da Gillo Pontecorvo, Montaldo esordì come regista nel 1961 con Tiro al piccione che, restaurato dalla Cineteca nazionale, fu presentato nel 2019 alla Mostra del cinema di Venezia. Oltre venti film da lui diretti, 16 dei quali musicati da Ennio Morricone che rendono Montaldo il regista con cui il compositore ha collaborato più volte.
Montaldo fu molto attivo anche nella produzione di grandi opere televisive come il kolossal in 8 puntate Marco Polo, prodotto da Rai e Nbc nel 1982, trasmesso in 46 Paesi del mondo, vincitore agli Emmy Awards. Un’epica e complicatissima impresa girata a Venezia, Marocco, Cina e Mongolia portata a termine solo grazie all’ostinazione e all’entusiasmo suo e della moglie Vera, sua inseparabile collaboratrice. Appassionato di musica, Montaldo curò la regia per grandi teatri nazionali ed internazionali di celebri opere liriche fra cui Turandot (1983), Il Trovatore (1990), La bohème (1994), Otello (1994), Il flauto magico (1995),Nabucco (1997) e Tosca (1998) presentati allo Stadio Olimpico di Roma. Nel 1999, e fino al 2009, è stato il primo presidente di Rai Cinema e nel 2016-17 presiede l’Accademia del Cinema italiano-Premi David di Donatello. Nel 2002 fu nominato Cavaliere di Gran Croce dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Nel 2021, nel suo libro autobiografico Un grande amore pubblicato da La nave di Teseo, Montaldo ha raccontato per la prima volta in prima persona il film della sua vita, ricostruendo in modo molto avvincente oltre settant’anni di carriera davanti e dietro la macchina da presa, e insieme il profondo legame d’amore e di lavoro in comune con sua moglie, da lui definita “il mio migliore collaboratore”.
Aggiornato il 07 settembre 2023 alle ore 11:26