So long old boy Clint: sono 93, oggi

Non c’è scrittore americano che non coltivi il sogno, l’aspirazione, di scrivere il “Grande romanzo americano”. Da Ernest Hemingway e ancora prima, da Mark Twain, che della letteratura americana può essere considerato il padre.

Per me il “Grande romanzo americano” lo scrive (perché ancora è in corso d’opera), Clint Eastwood; tutti i film che ha diretto (“Potere assoluto”; “Million Dollar Baby”, “Gran Torino”, “American Sniper”, “Invictus”, “Hereafter”, “Richard Jewell” “Il corriere”, “Cry Macho”...), sono storie di persone tranquille che aspirano a una vita di normale, senza che la sua sfera sia troppo invasa dalla burocrazia dello Stato, e il cui motto potrebbe essere vivi e lascia vivere; un John Smith che a un certo punto deve affrontare una situazione non comune; c’è una buona parte di mito, in questi film-racconto.

Mito amaro, disincantato: l’individuo che vorrebbe vivere in pace ma che deve invece fare i conti con una realtà che non si può eludere. Il “programma” visione è in una sua frase: “We are killing ourselves”.

Aggiornato il 31 maggio 2023 alle ore 13:04