La cosmogonia di Platone nella nuova versione del “Timeo”

Il Timeo è considerato un dialogo di Platone tra i più rilevanti sia perché ha esercitato una influenza notevole sulla formazione del pensiero filosofico e scientifico occidentale sia per che in esso si trova esposta una sintesi mirabile e sorprendente delle sue dottrine filosofiche, relative alla cosmogonia, alla teologia, alla fisica, all’etica e alla antropologia e alla psicologia umana. Il lettore ha la possibilità di leggere e studiare questo testo filosofico essenziale nella nuova versione a cura di Federico M. Petrucci, introdotta da un grande saggio filosofico a firma del cattedratico e dello studioso di filosofia antica Franco Ferrari, da poco pubblicata nella collana di classici greci e latini dalla Fondazione Lorenzo Valla e Mondadori. A differenza degli altri dialoghi di Platone, il Timeo presenta sul piano letterario una forma stilistica in cui è assente la conversazione e prevale il monologo pronunciato da Timeo, in casa di Crizia ad Atene in occasione del festival in onore della Dea Panatenee, alla presenza di Socrate e di Ermocrate. Il dialogo, e i temi in esso sviluppati confermano questa ipotesi, è stato scritto e composto da Platone dopo la elaborazione e scrittura della Repubblica, altro dialogo fondamentale.

La celebrazione ad Atene della Dea giustifica la presenza di persone provenienti da altre città e costituisce il pretesto per i discorsi che avvengono in questa occasione. Socrate, riconoscendo che Timeo è un grande filosofo, e precisando che proviene dalla città di Locri, in cui la corrente filosofica del pitagorismo si è diffusa e ha molti seguaci, gli concede la parola per ascoltare il suo racconto della genesi e creazione dell’universo e di quella dei viventi, tra cui l’uomo e le altre specie animali. Nella prima parte del dialogo, Crizia, che ospita i sapienti, prima che abbia inizio il monologo di Timeo, ricorda di avere appreso da Solone, grande legislatore, che Atene riuscì in un tempo remoto a sottomettere e annientare Atlantide, determinandone la distruzione. Se nella Repubblica Platone aveva disapprovato la mitopoiesi, in quanto capace di far cadere in errore l’anima razionale dell’uomo, nel Timeo il racconto mitico e poetico è necessario per evocare il passato e stabilire una distinzione tra ciò che è vero e ciò che è falso.

Nel Timeo il cosmo e la sua origine sono presentati come il prodotto di un artefice, designato con la celebre espressione del demiurgo. A questo proposito nella sua introduzione, che rappresenta un libro a comento del Timeo, Franco Ferrari, da uomo di grande cultura, osserva che due sono state le esegesi proposte per questo dialogo nel corso del tempo, quella letterale, e quella metaforica. Per la prima, il cosmo è sorto in seguito a un atto generativo compiuto dall’artefice divino, il demiurgo, con il passaggio da una condizione caotica di disordine a una di ordine e bellezza dominata dalla razionalità. L’altra, quella metaforica, presuppone che la generazione del cosmo ha avuto un carattere ontologico, per cui non è sorto in un determinato momento, visto che è sottoposto a processi generativi ricorrenti e dipende da una causa eterna. Questa esegesi del dialogo, comporta una interpretazione metaforica e didascalica. Oltre questi aspetti, che si riferiscono a come nel tempo questo dialogo è stato recepito, studiato e interpretato, viene ricordata la celebre distinzione di Socrate tra ciò che è, in quanto eterno e immutabile, oggetto di intellezione, e ciò che è soggetto al mutamento, il divenire, un flusso inarrestabile, a cui fa riferimento l’opinione mutevole e cangiante.

Le idee, eterne e immutabili, sono autonome e indipendenti dalla realtà fenomenica, che appartiene al mondo sensibile, soggetto al divenire. A questo proposito, Timeo si chiede e interroga a quale dei due ordini ontologici appartenga il cosmo, e poiché è il risultato e il prodotto della imitazione delle idee eterne, lo colloca nella sfera ontologica del divenire. In tal modo, Timeo, ricorrendo a un doppio registro metaforico, concepisce il cosmo come un atto demiurgico teologicamente unitario e come un essere vivente, generato da un altro essere vivente, il demiurgo. La dialettica tra l’essere, la verità suprema, e il divenire, la verosimiglianza, e la necessità, rende possibile cogliere la differenza tra l’ingenerato, l’eterno, e il generato, che non è autonomo, poiché partecipa al mondo delle idee da cui dipende. Nel suo straordinario monologo filosofico, Timeo descrive il carattere fondamentale che il cosmo deve possedere: è fondamentale che sia perfetto e unitario. L’ordine, la bellezza, la razionalità presente nel cosmo dipendono dall’essere, in base alla cui imitazione è avvenuta la sua generazione, e dalle idee eterne e immutabili. Il cosmo è creato a somiglianza di un vivente intellegibile, che include tutti i viventi intellegibili.

È importante notare che a partire dagli elementi primordiali, terra, acqua, aria e fuoco, la composizione e la generazione dell’universo avviene mediante la mescolanza della materia secondo criteri di proporzionalità matematica, visto che nel dialogo sono innumerevoli i riferimenti alle figure geometriche, la superficie piana, la circonferenza e i triangoli. L’anima del mondo è evocata in molti punti del dialogo platonico, ed è chiarito quale sia la sua funzione rispetto alla nascita del mondo sensibile che imita quello delle idee. Il tempo, secondo Timeo, rappresenta una immagine della eternità, e le sue forme, il passato, il presente e il futuro, assumono un significato intellegibile se riferite al divenire e al mondo sensibile. Timeo sostiene che il tempo, il cui movimento possiede una natura matematica, imita l’eternità, che è immutabile e sottratta, in tal modo, al divenire. Timeo distingue la generazione delle parti del cosmo dovute all’intervento del demiurgo e quelle prodotte dai suoi alleati. Dipendono dal demiurgo l’universo nella sua interezza, l’anima del mondo, gli astri, il tempo e l’anima razionale dell’uomo, immortali, visto che la loro esistenza deriva dall’essere supremo. Diversamente, le altre specie viventi, appartenenti al genere terrestre, acquatico e volatile, sono mortali poiché non devono la loro nascita all’artefice divino. Timeo, dopo avere spiegato la generazione del cosmo, generato che dipende dall’ingenerato, l’essere eterno, si sofferma su come si sia costituita l’anima razionale e immortale dell’uomo.

L’anima umana, razionale e immortale, è il risultato del residuo derivante dalla mescolanza dell’anima cosmica. Ovviamente l’anima umana, pur essendo razionale ed eterna, è in una condizione di inferiorità rispetto all’anima dell’universo. Le affezioni del corpo e della psiche, il desiderio, il dolore, il piacere, la gioia, sono concepite come una reazione provocata dall’incorporamento dell’anima razionale e immortale nel corpo umano. La concezione che individua le tre parti dell’anima umana implica una relazione con alcuni organi del corpo umano. L’anima razionale è collocata nella testa, quella che si riferisce alle componenti impulsive e volitive nel cuore, le viscere e il fegato alla sfera desiderante, da cui discendono gli impulsi e moti incontrollabili. La gerarchia dell’anima, quella razionale e immortale e le altri parte destinate a perire, si riflette e si rispecchia in alcuni organi del corpo umano. Il corpo, osserva Timeo, dà origine a un’altra specie di anima, che appare soggetta a passioni terribili e necessarie, derivanti dalla corporeità come dolore, piacere, desiderio.

Come Socrate negli altri dialoghi ha sempre sostenuto, la virtù morale trae origine dalla conoscenza e dalla sapienza, sicché ogni atto razionale è sempre indirizzato al bene e deriva da un atto di volizione consapevole frutto del discernimento umano. Infatti, nella Repubblica Platone espone la tesi della intrinseca attrattività della virtù morale, del bene e della sapienza. Sulla base di questo presupposto filosofico, l’errore morale, il comportamento vizioso e deplorevole derivano da un deficit epistemico, che consiste nelle confusione che si forma nella mente umana, per cui non si riesce a distinguere il bene reale dal bene apparente e ingannevole. In questo dialogo, che presenta molte affinità con il libro della genesi del vecchio testamento, come ha notato Franco Ferrari, si trovano esposte in sintesi tutte le grandi dottrine di Platone, fatto innegabile che spiega come mai sia stato letto e commentato e interpretato da molti studiosi di filosofia nel corso dei secoli.

Timeo di Platone, a cura di Federico M. Petrucci, Fondazione Lorenzo Valla e Mondadori 2022, 728 pagine, 50 euro

Aggiornato il 14 febbraio 2023 alle ore 09:27