
Wanna Marchi è stata la regina delle televendite. Un’autentica icona degli anni Ottanta e Novanta. La sua è stata una comunicazione negativa, eppure vincente, che ha letteralmente ipnotizzato milioni di italiani. Ora il racconto della sua ascesa e caduta viene mostrato in una docuserie targata Netflix, prodotta da Fremantle Italia. Wanna è un progetto televisivo scritto da Alessandro Garramone e Davide Bandiera e diretto da Nicola Prosatore. È il risultato di 4 episodi, 60 ore di interviste, ma anche della selezione di cento ore di materiali d’archivio. Viene ricostruita la vita personale e pubblica di Marchi, ma anche il contesto mediatico delle tivù private in cui emerge il suo personaggio. L’arco narrativo di Wanna e della figlia Stefania Nobile si sviluppa intorno al talento della vendita di un’idea davanti a una telecamera. Inizialmente, la proposta si riferisce ai cosmetici e alle cure dimagranti. Solo più tardi, si gioca con la fortuna. Infine, si tenta l’impossibile: cambiare la vita degli spettatori. Wanna affascina e respinge. Appassiona il percorso della protagonista. Crea inquietudine la sua totale mancanza di empatia nei confronti delle tragedie personali dei teleutenti, vittime predestinate.
Wanna Marchi, all’anagrafe Vanna, nasce il 2 settembre 1942, da una famiglia di contadini a Castel Guelfo di Bologna, un comune italiano di poche migliaia di abitanti, in Emilia-Romagna. Wanna è una donna sboccata che ha rappresentato il simbolo dell’imprenditrice e conduttrice di successo. Nonostante istighi, offenda, brutalizzi la spettatrice di turno, l’esito è straordinariamente produttivo. Il suo esagitato “D’accordo!” è diventato un vero e proprio tormentone dei bassifondi televisivi. La sua è una storia più americana che italiana, che racconta l’universo kitsch del sottobosco del tubo catodico. Un esempio su tutti è rappresentato dalla testimonianza di uno dei protagonisti di quella tivù “primordiale”: Roberto Da Crema, per tutti “Baffo”. Ma, a contrappuntare le storie deliranti delle due dive della tivù cattivista, si segnalano gli interventi dei giornalisti Stefano Zurlo e Peter Gomez.
Poi, entra in gioco il ragazzone brasiliano, Mário Pacheco do Nascimento, il Maestro di vita. Che si esibisce facendo le carte, gli oroscopi e dando i numeri del lotto. È la base di una truffa colossale. Lo smascheramento arriva attraverso l’inchiesta di Striscia la notizia, il programma satirico di Antonio Ricci, in onda su Canale 5. È la legge del contrappasso. Un personaggio televisivo di tragicomico successo non può che subire la condanna della tivù. Prima ancora che un tribunale ordinario si pronunci. Wanda e Stefania commettono un errore irreparabile. Perdono il contatto con la realtà. Non comprendono più le esigenze degli spettatori. Anzi, le umiliano, oltrepassando il confine che separa la vendita dall’estorsione. Wanna e Stefania, madre e figlia, sempre insieme, sodali anche in carcere sempre, sono le protagoniste assolute di un’epopea caratterizzata dall’arrivismo, dall’ignoranza e governata dal delirio di onnipotenza che si trasforma in racconto amorale.
Aggiornato il 11 novembre 2022 alle ore 19:26