Sorrentino porta in tivù il teatro di Mattia Torre

Paolo Sorrentino porta in tivù Sei pezzi facili di Mattia Torre. Dal 19 novembre alle 22 su Rai 3, il regista Premio Oscar mette in scena alcune tra le opere teatrali più note del commediografo romano. La produzione è opera di Fremantle, in collaborazione con The Apartment per Rai Cultura. Il testo riporta Sorrentino alla regia televisiva di opere teatrali anni dopo le esperienze con Toni Servillo in Le voci di dentro e Sabato, domenica e lunedì di Eduardo De Filippo. “Mi sono avvicinato al suo teatro – sottolinea Sorrentino – con il massimo rispetto e con la voglia di valorizzare e amplificare il suo talento. Io come regista mi sono limitato a pochi appigli cinematografici, delle minime ibridazioni, perché con testi e interpreti così ogni aggiunta è superflua”.

Ecco Mastandrea in Migliore, che apre la serie. Poi Cucciari in Perfetta; Aprea, uno dei suoi attori feticcio è protagonista con Calabresi di Qui e ora (3 dicembre); In mezzo al mare e Gola (il 17 dicembre), Giordano Agrusta, Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino, Carlo De Ruggieri nel corale 456 (il 10 dicembre).

Per l’ad Carlo Fuortes, è “un progetto originale che rappresenta uno dei momenti migliori della Rai. Come quando coinvolgeva grandi artisti come Fellini, Bertolucci, Olmi, Ronconi, una tradizione che oggi si ripete”. Secondo la direttrice di Rai Cultura Silvia Calandrelli, c’è “la scommessa del teatro in tivù, in un orario di prestigio. Giusto che il servizio pubblico renda fruibile questo tesoro”.

Cosa ha di così potente il teatro contemporaneo di Torre? Sorrentino non ha dubbi. “È su un doppio binario: comico, ma si muove anche su temi estremamente profondi, delicati, paurosi. Non è schiavo di certe derive degli ultimi tempi, è libero nell’uso delle parole e dei toni, ironico, autoironico. Torre è un grandissimo indagatore delle nostre miserie e soprattutto ci ricorda che certe miserie possono essere amate. Sempre con lo stesso rispetto, la stessa essenzialità registica, se le cose funzionano non c’è bisogno di mettere fantasia, non mi sognerei mai di girare per i quartieri di Napoli, Eduardo sta bene dove sta, a teatro”. Dice Aprea: “Il suo non è un teatro noioso, è da paura, è una comicità irrinunciabile, rivoluzionaria mai fine a sé stessa. Ti fa sentire fragile, piccolo, contraddittorio”. Mastandrea parla di “viaggio sentimentale. Verso il teatro ho una specie di amore e repulsione, è stato Mattia a farmi venire questa inclinazione, che mi dà tormento e angoscia”.

Aggiornato il 09 novembre 2022 alle ore 18:26