“Stalingrado”: un classico di Vasilij Grossman

L’editore Adelphi, ed è la prima volta che il testo esce in italiano in versione integrale, ha fatto approdare in libreria un classico della letteratura del Novecento, di cui è autore lo scrittore russo Vasilij Grossman, il cui titolo è Stalingrado. Il libro, una vasta e coinvolgente narrazione divisa in tre parti, colpisce per il lirismo poetico delle descrizioni, per la capacità dello scrittore di mostrare l’orrore della guerra e le fasi cruente che segnarono l’occupazione nazista nel 1942 all’interno del territorio dell’Unione Sovietica.

La narrazione di questo grande libro si apre con il racconto dello storico incontro, che si tenne nella città di Salisburgo, tra Adolf Hitler e Benito Mussolini, designati da Grossman con ironia sottile come i sedicenti padroni dell’Europa. Questi incontri, nota acutamente Grossman, si verificano ogni volta che Hitler predispone e prepara in modo devastante una nuova sciagura per i popoli europei. Dell’asse politico che vedeva alleati la Germania nazista e l’Italia fascista facevano parte il Giappone, la Romania, l’Ungheria e la Finlandia. Lo scopo perseguito da Hitler, in quegli anni, era di sferrare una dura offensiva per sottomettere l’Europa all’impero nazista e liberarla con la brutale violenza bellica dai comunisti, dai democratici e dai giudei.

Accanto all’evocazione di un grande incontro politico, sempre nella prima parte del libro, compare un uomo semplice, il contadino Petr Semolovic Vavilov, a cui arriva la cartolina precetto, con la quale viene chiamato alle armi. Prima di lasciare la sua famiglia, che vive in una isba modesta e semplice, con struggente e dolorosa preoccupazione pensa che la legna che ha a disposizione sua moglie non sia sufficiente per affrontare l’inverno, così come il grano e le patate. In questa parte del libro viene mostrata la forza spietata della grande storia, che sconvolge le vite delle persone comuni, separandole dagli affetti più cari e determinandone in modo tragico il destino.

Il lettore, procedendo nella lettura, si trova in una casa della borghesia intellettuale di Stalingrado, nella quale Alexsandra Vladimirovna Saposvikova, vedova di un ingegnere morto durante la guerra civile russa, riceve gli ospiti per una festa privata, insieme alle sue figlie Marusia, Vera, e Zenia. Durante una conversazione con l’intellettuale Mostovskoj, autore di alcune voci della enciclopedia sovietica, Alexsandra Vladimirovna osserva che per una signora della sua generazione, che ha studiato scienza e ha creduto nella idea del progresso, è faticoso e doloroso subire la tragedia della guerra scatenata da Hitler con l’invasione della Unione Sovietica.

Stepan Spiridonov è un ingegnere che dirige la centrale elettrica di Stalingrado e ha sposato la figlia di Alexsandra Vladimirovna, Marusia. La centrale, in tempo di guerra, continua a fornire l’energia alle tre principali fabbriche della città, impegnate a produrre cannoni, carri armati, armamenti pesanti e leggeri. In casa Saposvikova i presenti alla festa, in preda alla angoscia e alla preoccupazione, si chiedono e interrogano se l’esercito sovietico riuscirà a respingere e fermare l’avanzata delle truppe naziste. Novikov, un ufficiale che si è innamorato di Zenia, la pittrice che aveva lasciato il marito, è l’uomo chiamato ad elaborare una serie di piani per predisporre la difesa della città nella steppa, nel libro rappresentata con immagini poetiche di incomparabile bellezza letteraria. Novikov pensa con orgoglio a tutti i soldati che facendo il proprio dovere fino in fondo, si sono con coraggio, audacia, e calma battuti nel conflitto contro un avversario, l’esercito nazista, meglio organizzato, dotato di maggiori mezzi militari, mobilitato prima che avesse inizio la guerra, culminata con la invasione del territorio della Unione Sovietica.

Victor Strum è un professore universitario e studioso di fisica e matematica, sposato con Liudmila Nikolaevna, un’altra figlia di Alexsandra Vladimirovna, che viene convocato a Mosca da Kazan. È un personaggio che il lettore difficilmente dimenticherà, poiché vagheggia e mira a far convivere il suo lavoro di ricerca scientifica con ciò che avveniva nelle fabbriche, nelle officine, nei cantieri, in moda da costruire un ponte tra la fisica teorica, di cui è studioso e la nobile fatica di milioni di operai. Questo personaggio, lo scienziato colto che abborre e prova orrore al cospetto della barbarie nazista, evoca la unità che in quegli anni si ebbe tra il popolo sovietico impegnato a respingere la offensiva nazista nella Europa orientale.

Krimov, il commissario politico del popolo, la cui vita privata è infelice e triste perché è stato abbandonato dalla moglie Zenia, la pittrice, mentre è impegnato a capire la evoluzione del conflitto armato osserva in un momento di alta meditazione che il fascismo voleva rendere schiava la mente, l’anima, la fatica e la volontà degli uomini in nome della presunta superiorità di una razza e con l’uso e il ricorso alla cieca e brutale violenza dell’uomo sull’uomo. Nel libro, viene descritto nel rispetto della verità storica l’andamento e lo sviluppo del conflitto, con i tedeschi che riescono, grazie alla loro palese superiorità, a sfondare la linea del fronte sul fiume Don, proprio mentre le fabbriche per la produzione dell’acciaio e degli armamenti sorgono tra le nevi della Siberia e degli Urali al fine di rafforzare la potenza militare sovietica.

Bello e indimenticabile è il ritratto del generale Eremenko, capo delle forze armate sovietiche, che con risolutezza e determinazione intuisce e comprende che non bisogna arretrare dal fronte che coincide, ormai, dopo la ritirata sovietica dal Don, con la riva sinistra e destra del Volga, rappresentato nella narrazione come un unico fronte unito per fermare l’avanzata nazista. La parte politica e filosofica del libro, che maggiormente emoziona il lettore, è la interpretazione che Grossman dà della natura del nazismo e delle cause che lo hanno prodotto ed originato. Hitler, per l’autore di questo libro, era l’incarnazione e il riflesso della Germania uscita sconfitta e umiliata dalla Prima guerra mondiale. I fallimenti personali di un uomo, Hitler, che invano cercò di diventare un pittore di successo, furono il presupposto del suo breve e tremendo potere sui popoli civilizzati della Europa.

Nel libro il colonnello Forster arriva a Berlino per incontrare Hitler, a cui deve consegnare un messaggio del generale Paulus, che guida le truppe naziste sul territorio sovietico. Forster, trovandosi al cospetto di Hitler, nota che il dittatore non ammette e disapprova il rinvio della offensiva per conquistare Stalingrado, scelta militare decisa da Paulus, che peraltro è convinto di avere già sconfitto i sovietici e di essere a un passo dalla vittoria della guerra.

Mentre l’offensiva tedesca si accentua arrivando alla porte della città, e vicino alle rive del Volga, con la popolazione costretta ad abbandonare le case bombardate e ridotte ad un cumolo di macerie, Sof’ia Osipovna, medico chirurgo, ha una profonda conversazione con l’intellettuale Mostovskoj, che ha deciso di restare a Stalingrado, malgrado la devastazione causata dai bombardamenti e l’asprezza degli scontri. Durante questa conversazione, Sof’ia Osipovna nota acutamente che il XX secolo e l’umanità civilizzata hanno dato vita a una bestialità mai vista, la guerra, altro che convenzione dell’Aja sui civili da proteggere. Per questo personaggio femminile, un medico di successo, è difficile avere fiducia nel futuro, poiché la tecnologia avanza e progredisce, mentre la morale, l’etica e lo spirito umanitario neanche un po’.

Nel libro, in un altro momento indimenticabile della narrazione, per capire la posizione di chi fa parte dell’esercito nazista, è fondamentale il dialogo che avviene tra il tenente Bach, un colto intellettuale e un ufficiale di alto rango nazista, Lehard. Per Lehard i nazisti non stanno soltanto sconfiggendo i bolscevichi, mi si stanno sbarazzando di una etica avvizzita, del vecchiume che corrodeva l’umanità e dell’abulia dell’umanesimo. Per il tenente Bach, la passione per le generalizzazioni rappresenta un privilegio dei tedeschi. Per il Tenente Bach, quanto sonnecchiava fra le pagine dei libri di Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra e Al di là del bene e del male, del Tramonto dell’Occidente e degli scritti di Johann Fichte ora guida la storia del popolo tedesco. Per Bach non si tratta di negare i sentimenti umani, ma di passare a un livello superiore di comprensione della civiltà umana. Eremenko, con la decisione di spostare l’artiglieria pesante sulla riva sinistra del Volga creerà un argine insuperabile per le truppe naziste.

Questo libro, che costituisce la prima parte dell’altro romanzo di Grossman, il cui titolo è Vita e destino, è un capolavoro assoluto della letteratura del XX secolo.

(*) Vasilij Grossman, “Stalingrado”, Adelphi, pagine 834, 28 euro

Aggiornato il 22 agosto 2022 alle ore 14:02