“Il Paradiso” di Cristicchi: Dante Alighieri Show

Com’è fatto il Paradiso? Di infiniti segmenti, in cui ciascuno rappresenta una sfaccettatura di Dio, presente in tutte le cose che nelle nostre povere menti hanno un giudizio positivo o negativo, ma delle quali non è nelle possibilità dell’essere umano dare un giudizio compiuto e definitivo. Simone Cristicchi, di ritorno a Roma, presenta il suo nuovo spettacolo, di cui è regista, co-autore e estensore dei testi delle canzoni, dal titolo Paradiso dalle tenebre alla luce, in scena alla Sala Umberto di Roma fino al 3 aprile. Lo spettacolo prende le mosse dall’ultimo canto del Paradiso di Dante Alighieri, in onore del settecentesimo anniversario della sua nascita. Ovviamente, al centro del racconto in prosa e, soprattutto in musica, con un’ottima recitazione finale dell’intero canto trentatreesimo, è posto l’attraversamento di quel famoso Gate che separa la vita dalla Morte, molto simile se non coincidente con quella Sorella francescana del Cantico delle creature, che non è né bella né brutta, ma semplicemente necessaria come un santificato Caronte, perché consente di toccare con mano, una volta lasciata la vita terrena, l’essenza di Dio.

E la scala santa che porta l’essere spirituale dalla Terra al Cielo è la tessitura fitta delle Stelle, vere protagoniste in parole e musica dell’intera rappresentazione di Cristicchi. Soprattutto, nella sua visione mistica, esistono dei messaggeri che, come nel caso della scomparsa prematura di una bellissima bambina di nove anni, salgono e scendono da quella speciale scala, magari assumendo le forme molto speciali di un palloncino bianco, ancorato al centro dell’asfalto, e paurosamente ondeggiante in tutte le direzioni a causa del vento forte dell’ambiente circostante.

E l’Uomo, nella sua avventura umana, fin dall’avvento su questo pianeta, ha sempre rivolto lo sguardo verso il cielo pieno di stelle, cercando di trovare nei loro nessi e fili invisibili un senso al proprio destino, con atteggiamenti sempre molto mistici, che poi daranno luogo nell’antichità alle magie degli aruspici, dei veggenti e degli astrologi, ai quali i potenti della terra si sono sempre rivolti prima di intraprendere grandi battaglie o di assumere decisioni epocali. Nell’era moderna, l’Homo Sapiens nel costruire la sonda spaziale Voyager I ha inserito un disco placcato in oro dove sono registrate immagini, suoni e voci per comunicare la nostra esistenza a civiltà aliene che debbono pur esistere sotto la protezione di altre stelle, lontane anche milioni di anni luce. Certezza che ci deriva dal semplice calcolo della probabilità sul numero di pianeti simili alla Terra, e che debbono pur essere presenti nelle miliardi di galassie che compongono il cosmo.

Almeno, fino a quando lEnergia oscura (altro aspetto misterioso di Dio?) non le respingerà tutte, senza eccezioni, a velocità ultraluminale oltre l’Orizzonte cosmico, per cui non saranno più raggiungibili per l’eternità da un raggio luminoso, l’unico vettore fisico nel cosmo attraverso cui transita tutta l’informazione che quello stesso Dio ha voluto rendere disponibile per l’Uomo.

Altra parola potentissima è “Amore” che tutto muove nel mondo, per cui darsi la mano significa accettare il principio per cui ciascuno di noi è onda nell’Oceano comune. Ma, allora, com’è fatto il volto di Dio? E qui ci viene in soccorso, ci dice Cristicchi, la prodigiosa intuizione di Dante che, avvicinandosi all’immenso con la guida sicura di Bernardo di Chiaravalle (colui che disse: “L’Uomo è impotente dinnanzi al peccato” e utilizzato dal poeta per l’ultima parte del suo viaggio, in virtù del suo spirito contemplativo e della sua devozione mariana) vedrà il Volto di Dio riflesso nel secondo dei tre cerchi diversi e concentrici ma, paradossalmente, della stessa grandezza. E, sorprendentemente, quel volto sarà proprio quello di Dante stesso, perché in ognuno di noi e in tutte le cose del mondo c’è un riflesso di Dio.

Ed è quel riflesso, che l’Uomo è invitato a cercare ovunque, in un universo divino composto da pezzetti di infinito che tanto ci sgomenta nella sua immensità, a dare il senso della ricerca e del riscatto per uscire da quell’Inferno che porta sempre la nostra firma, dato che Dio è solo e soltanto Luce che rischiara la nostra oscurità interiore. Perché, poi, il Paradiso sta tutto nella Creazione e nella nostra creatività che la approssima, nella ricerca della bellezza dell’arte, della poesia, nelle scoperte assolute della Scienza (che sono nella loro essenza assolute e perfette, quando non vengono sporcate dall’uso improprio che ne fa la tecnica!). Da non perdere, per chi ama la poetica cristiana e la mistica musicale di Cristicchi.

Aggiornato il 25 marzo 2022 alle ore 09:32