Platone: il mondo terreno

Come per il Mondo superiore (Iperuranio) anche al mondo terreno dedica considerazione, quantunque sia meno rilevante, Platone lo concepisce come un vero e proprio corpo increato, ma al quale una potenza, il Demiurgo, dà forma plasmando gli oggetti a somiglianza delle Idee, moltiplicandoli. Nell’Iperuranio c’è, ad esempio, l’Idea di cavallo che è soltanto una, nel mondo terreno tanti cavalli, e così per il resto. Il mondo terrestre è molteplice, insignificante, illusorio. Il mondo vero, è quello delle Idee, con al vertice il Sommo Bene. A tale mondo l’uomo, sostiene Platone, dovrebbe, deve mirare. Egli riteneva che la conoscenza è alla base della virtù, quindi indicando il Bene come meta, l’uomo sarebbe stato trascinato a seguirlo. È una concezione, il dualismo: mondo inferiore, mondo superiore, conoscenza del Bene, osservanza del Bene, che ha avuto ed ha una immensa efficacia nella cultura occidentale (Il Dolce Stil Novo, Dante Alighieri), anche se di origine orientale.

Biografia: la passione politica

Platone nacque ad Atene nel 427 a. C., morì nel 347. Apparteneva all’aristocrazia, sembra imparentato al leggendario Solone. Pare fosse di maestoso aspetto. Fu discepolo dii un seguace di Eraclito, Cratilo, ma, conosciuto Socrate, gli divenne discepolo fino alla morte e lo rese personaggio sommo dei propri testi. Fondò una Scuola, l’Accademia, rilevantissima per la filosofia anche successiva a Platone. Sebbene scrittore di ampia, sconfinata opera, non rinunciò, tutt’altro, alla vita attiva. Furono uomini, i greci, che non ritenevano la vita contemplativa indifferente all’agire, a praticare le concezioni, Platone cercò l’intera vita di rendersi filosofo dell’uomo politico, consigliarlo, all’ingrosso come avverrà, in modo sminuito, per Niccolò Machiavelli, A tal fine viaggiò, ed in Sicilia ebbe rapporti con uomini di stato, senza alcun risultato, anzi con rischi mortali. Di questa passione politica, serpeggiante in ogni suo testo, rimane un suo scritto fondamentale: La Repubblica, e, successivamente, nel Politico e Le leggi.

Per intendere La Repubblica occorre ritornare alla concezione che Platone ha dell’anima, la quale sosta nell’Iperuranio, il Mondo Superiore, e, nel caso resti maggiormente, maggiormente conosce le Idee, sicché quando si incarna in un uomo, quest’uomo è un Filosofo. Gli altri caratteri dell’anima sono il carattere irascibile, il carattere concupiscibile, il tipo irascibile è idoneo a fare il guerriero, il tipo dal carattere concupiscibile, avido di beni materiali, è idoneo a farsi commerciante. Chi decide, chi valuta le caratteristiche di ciascun individuo sono i filosofi. Il bambino, scrive Platone ne La Repubblica, deve rimanere poco tempo con i genitori, la puerizia, quindi è preso dallo Stato che lo educa fisicamente alla salute, mentalmente alla conoscenza, moralmente ad essere un cittadino consacrato al bene pubblico. Il bene pubblico, in Platone, costituisce l’essenza dello scopo di ciascun cittadino. Ma occorrono dei presupposti.

Platone li determina: negazione della famiglia tranne che per la riproduzione e il periodo della puerizia del nuovo nato, abolizione della proprietà privata, la quale determinerebbe, a suo giudizio, egoismo, come la famiglia. Il cittadino, collocato dai filosofi nella parte sociale alla quale è inclinato: commercianti, guerrieri, filosofi, deve vivere per il bene pubblico, ripeto, i commercianti, i lavoratori operino per l’intera società, i guerrieri tutelino l’intera società, i filosofi controllino l’intera società. Nella Repubblica di Platone non c’è posto per i malati, i difettosi, siano eliminati. In questa società solo guerrieri e filosofi vanno educati accuratamente, meno i lavoratori, ai guerrieri è proibita la conoscenza della poesia, giacché Platone ritiene che la poesia agita le passioni. Sull’arte Egli ha idee peculiari, la considera turbatrice del dominio della ragione sulle passioni, ed anche una manifestazione secondaria, esattamente: imitazione di imitazione.

Infatti, dice, le cose esistenti sono imitazione delle Idee, le descrizioni delle cose esistenti, la descrizione di un albero, di uno scudo, poniamo, sono dunque, una ulteriore imitazione, inutile. L’arte è, sempre per Platone, turbatrice ed inutile. La Repubblica di Platone è uno dei testi più influenti nella problematica sociale, l’abolizione della famiglia e della proprietà privata e l’impegno del cittadino per il bene collettivo introducono nella cultura politica la cosiddetta Utopia, l’ipotesi di una società totalmente diversa dalla presente, forse impossibile ma concepibile. Nei secoli, nei millenni le concezioni di Platone furono ampiamente riprese.

Successivamente negli scritti Politico e Le leggi, Platone modifica le sue concezioni sulla famiglia e la proprietà privata, riaffermandone la presenza, anche se controllate dallo Stato, e affida alle Leggi, non alla volontà dei Filosofi, il compimento dello scopo a cui Egli consacrò l’esistenza, il bene pubblico, simulacro del Sommo Bene. Aristotele, il discepolo criticissimo di Platone, radioso come un diamante, tenterà di annientare le concezioni di Platone. Il duello filosofico maggiore del pensiero. Bisogna giungere ad Hegel e Marx, a Marx e Nietzsche per leggerne se non eguagliabili tuttavia fondamentali. Il “pensiero” come drammatica ricerca della verità sulla condizione umana. Sembrano Canti dell’Iliade.

Aggiornato il 10 marzo 2022 alle ore 09:59