La via Francigena e le sue tappe fondamentali/1

La via Francigena fu concepita in periodo longobardo per unire le due parti del Regno: la Padania, dove vi era la capitale Pavia e la Tuscia. Questo itinerario era spostato tutto verso Occidente, giacché l’Est era controllato dai Bizantini, che si spingevano fino al centro della Penisola. Nacque così un collage di strade meno importanti e di tronchi di antiche consolari che giungeva fino a Roma.

I Longobardi la trasformarono in una sorta di asse attrezzato, con punti strategici di difesa (Filattiera, Fucecchio, Radicofani), abbazie regie (Berceto, Marturi, Abbadia San Salvatore sul Monte Amiata) con la funzione di assistenza ai viandanti.

Ben presto, divenne la via dei pellegrini che si recavano a Roma. Molti provenivano dalla Francia e dal Bacino Renano, valicavano le Alpi soprattutto dai passi occidentali: il Gran San Bernardo e il Moncenisio. Entravano nel Regnum Langobardorum e proseguivano verso Sud, prendendo la via di Monte Bardone.

Divenendo la via pellegrinale per eccellenza fu percorsa anche da alti e colti prelati che scrissero appunti e memorie di viaggio: queste descrizioni furono delle vere e proprie guide che per secoli accompagnarono i viandanti lungo i loro percorsi.

Per i Franchi la strada, ereditata dai Longobardi, divenne ancor più importante, mutando il suo nome prima Francisca e poi Francigena. Con i Carolingi divenne un tronco di una arteria internazionale: valicate le Alpi, s’intersecava col Cammino che portava a Santiago di Compostela, in Spagna; a Sud di Roma con l’Appia Traiana che conduceva ai porti pugliesi da cui imbarcarsi per la Terrasanta. L’importanza del viaggio religioso comportò che lo spazio lungo la via si sacralizzasse con la presenza accanto agli ospizi, agli ostelli e agli ospedali, di Santi sepolcri ed edifici religiosi, contementi reliquie di Santi Taumaturghi, immagini miracolose, cicli figurativi sulla leggenda di Santiago o di altri Santi particolarmente legati al viaggio.

Le fortune della Francigena declinarono intorno XIII secolo quando Firenze conquistò la via principale delle comunicazioni fra la Padania e Roma, aprendo la Regia Romana che si avvaleva d’altri valichi appenninici, di percorsi vallivi, come quelli della Sieve e del Bisenzio. La via Francigena però rimase, con le sue funzioni fondamentali, in virtù di quello spazio sacralizzato che si era costituito in secoli e secoli.

Si rammentano a tal proposito alcuni tratti della Francigena, dalla Cisa a Lucca. Il passo della Cisa costituiva un nodale varco, che con altri realizzava un gruppo di altri valichi, dalle zone montuose conduceva nella zona abitata come a Pontremoli, il primo importante centro di accoglienza. Lì era sito l’ospedale dei Santi Giacomo e Leonardo e una magione templare che sorgeva vicino alla chiesa di San Pietro, famosa per una scultura di arenaria, raffigurante il labirinto. Poi Sorano, noto per la sua Pieve: una grandiosa costruzione a pianta basilicale a tre absidi e Villafranca, zona considerata molto pericolosa perché oggetto di continue, incontrollate ruberie.

Uno dei più antichi punti di sosta sulla Francigena era Aulla, luogo d’attrazione religiosa per i pellegrini per la presenza dell’abbazia dedicata a San Caprasio, del quale si conservavano le reliquie.

Sulla strada a Sarzana in origine sorgeva un castello, poi divenne un borgo murato e, infine, una città, sede dell’ospedale di San Bartolomeo. Luni, a sua volta, era stato per i Longobardi un indispensabile punto d’accesso al mare, decaduto nel tempo a causa della malaria e dalle incursioni dei pirati Saraceni e Normanni. Il porto di Luni fu sostituito, per un certo periodo, dal porto fluviale di San Maurizio (Bocca di Magra) che era anche il punto d’imbarco per Santiago di Compostela. La via proseguiva lungo la cimosa collinare ed era caratterizzata da mansioni. La più importante era la Porta di Beltrame, oltre Querceta, ove vi era uno stretto passaggio, fra i versanti collinari e il Lago di Porta. Campus Maior (Camaiore) era un’importante tappa sulla Francigena. Protetta fin dalla metà del XIII secolo da mura, fatte erigere da Lucca, possedeva un importante ospedale, la Plebes di Santo Stefano e la nota Collegiata.

Dopo Camaiore, la Francigena risaliva per il Montemagno e, quindi, scendeva verso Lucca, lungo la Valfreddana, disseminata di ospizi, ostelli e piccoli ospedali. Lucca era la principale tappa sulla Francigena, ricordata come la città dell’ospitalità, per eccellenza. Fra l’VIII e l’XI secolo possedeva già 32 chiese, alle quali andavano aggiunte le 19 del suburbio; aveva altresì lebbrosari, 13 ospedali, una casa dei Cavalieri del Tau e una dei Templari.

Da Lucca a Fucecchio: questo tratto centrale della Francigena era particolarmente difficile, a causa di terreni paludosi – la palude di Bientina e quella di Fucecchio – che necessitava di attraversare due fiumi, l’Arno bianco e l’Arno nero.

Quindi la Francigena toccava Capannori, dove vi era un lebbrosario e la Chiesa di San Quirico con la sua facciata ad arcate sovrapposte di sapore lucchese. Nel centro c’era la statua di Santiago, affiancato alla chiesa il poderoso campanile. Altopascio divenne celebre per i cavalieri o frati “del Tau” che vi fondarono la loro casa madre. L’ordine nacque per volontà di dodici cittadini d’Altopascio, con lo scopo di aiutare i pellegrini e di accudire la viabilità.

La “Domus hospitalis Sancti Iacobi de Altopassu” fu fondata nella seconda metà dell’XI secolo e, in seguito, fu più volte ampliata e potenziata. Il complesso era protetto da una possente cortina, munito di un’alta torre con una campana, una sorta di faro che guidava i viandanti costretti ad attraversare le pericolose paludi di Bientina. I pellegrini erano ospitati fra le sicure mura della magione e qui, oltre ad un caldo giaciglio, ricevevano cure e vitto.

Dell’antica sede di Altopascio è sopravvissuta la celebre “Smarrita”, la famosa campana fusa nel 1325 dal maestro Lazzaro Saggina, che per lunghissimi anni indicò a molti la giusta via da percorrere. Ultima stazione è Fucecchio, uno dei principali nodi sulla Francigena, importantissimo per essere un porto fluviale, costruito dai Carolingi. Oggi dell’antica Fucecchio sono rimaste tre poderose torri in laterizio della rocca edificati dai Fiorentini all’inizio del XIV secolo (Continua).

Aggiornato il 28 giugno 2021 alle ore 12:47