Pio XII, il Papa ingiustamente dimenticato

Nella nostra epoca, dopo la folle e belluina persecuzione di Adolf Hitler contro il popolo ebraico, vale la pena portare all’attenzione e al ricordo personaggi che possono essere additati come esempi di comportamento. Il pensiero va al Pontefice Pio XII, che nel suo ministero si è distinto per la sua amicizia verso gli ebrei e come rappresentante di un vero umanesimo.

È strano il destino di questo Papa: dalla fine del Secondo conflitto mondiale fino al 1958, anno della sua morte, era universalmente osannato sia nel mondo cattolico sia tra gli ebrei. Vi è stato addirittura chi, ricordando la sua visita al quartiere San Lorenzo di Roma dopo il terribile bombardamento e la sua figura benedicente e paterna, lo ha paragonato a San Gregorio Magno. Da personaggi perfino non cattolici è stato definito “come il leader spirituale non solo del cattolicesimo ma della stessa civiltà occidentale”.

Un grande scrittore, Graham Greene, elogiò Pacelli come un Papa che molti di noi credono si collocherà tra i più grandi. Poi la situazione cambia e, senza alcun fondamento, si è sfregiata la figura di questo Pontefice. Ha pensato, tra i primi, un mediocre drammaturgo, Rolf Hochhuth, col suo “Il Vicario” a calunniare Eugenio Pacelli come collaboratore del nazismo, pavido e silenzioso di fronte al massacro degli ebrei in tutta l’Europa. Nel 1999 John Cornwell ha pubblicato, a sua volta, un libro dal titolo “Il papa di Hitler, la storia segreta di Pio XII”, tradotto in molte lingue, in cui è sostenuta la tesi secondo la quale Pacelli tacque sulla Shoah, perché era un antisemita simpatizzante della ideologia nazista. Sulla medesima posizione di Cornwell si sono collocati altri autori, quali Daniel Goldhagen, David Kertzer, Susan Zuccotti.

Si tratta però di posizioni che nulla hanno a che fare con la vera figura del Pacelli. La storia non si fa col pregiudizio, ma con i documenti e le dimostrate testimonianze, e la verità va ricercata nei fatti e non nelle supposizioni. “Verum et factum convertuntur”, “verum ipsum factum” ha insegnato Giambattista Vico. In momenti importanti Pacelli ha preso precise posizioni contro il regime hitleriano: nel 1937, nell’enciclica Mit Brennender Sorge vi è una esplicita condanna del nazionalsocialismo redatta dal medesimo Pacelli. Nel 1962 padre Robert Leiber, assistente di Pio XII, sia prima che dopo la sua elezione a Pontefice, in un articolo sui precedenti della stessa Mit Brennender Sorge, l’enciclica di Pio XI sul nazismo, che Pacelli aveva contribuito a redigere, testualmente scriveva: “È significativo che la prima iniziativa della Santa Sede nei confronti del governo del Reich riguardasse gli ebrei”. Sin dal 4 aprile 1933, dieci giorni dopo la legge sui pieni poteri, al nunzio apostolico a Berlino (Cesare Orsenigo) fu ordinato da Pio XI e dal cardinale Pacelli di intervenire in favore degli ebrei presso il governo del Reich e di evidenziare tutti i pericoli insiti in una politica antisemita. Altro che Papa del silenzio! Pio XII ha usato la parola con grande saggezza ma ha fatto ricorso, nel suo ministero, principalmente alla carità operosa.

Un articolo di giornale non consente un ricordo completo degli interventi a favore del popolo ebraico, ma si possono fare alcune significative citazioni, che, peraltro, trovano conferma in personalità di assoluto rilievo. L’ illustre storico ebreo francese Lèon Poliakov ha affermato: “La cessazione delle deportazioni degli ebrei di Slovacchia nell’estate del 1942 e la conseguente sopravvivenza di circa il 25 per cento degli ebrei slovacchi deve essere attribuita alle pressioni esercitate dal Vaticano su Monsignor Jozef Tiso, capo dello Stato fantoccio slovacco”. In sostanza, Pacelli ebbe una parte fondamentale nella salvezza di circa 20mila ebrei.

Come non ricordare anche la testimonianza del cardinale Pietro Palazzini? Questo atto, peraltro, riconosciuto nei 1985 come “Giusto tra le genti” dal museo dell’olocausto di Israele Yad Vashem, nell’accettare tale titolo ha affermato che “il merito è interamente di Pio XII, il quale ci ordinò di fare qualsiasi cosa fosse in nostro potere per salvare gli ebrei dalla persecuzione”.

Altri illustri personaggi che hanno reso omaggio al coraggio della politica del Pacelli sono Albert Einstein e Golda Meir, una delle personalità fondatrici dello Stato ebraico. E si potrebbe continuare. A questo punto, si può sicuramente concludere, in base alle testimonianze e ai riscontri storici di riconoscere Pio XII “Giusto tra le nazioni”, in base alla legge istitutiva dello Yad Vashem nel 1953. Per quanto riguarda la chiesa cattolica, essa deve andare avanti nel processo di elevazione agli altari, senza temere le critiche. Così si ripristina anche la verità storica.

Aggiornato il 29 aprile 2021 alle ore 10:26