Lavoro per gli attori grazie a poesia e librerie

Un milione di “flash book” utilizzando per gli interpreti fondi da editori, Siae e fondazioni

Con le nuove chiusure dovute al lockdown è tornato un meraviglioso silenzio notturno e l’architettura finalmente indisturbata delle nostre terre risplende in tutta la sua inimitabile bellezza. In queste notti solitarie la luce accesa in una stanza segnala una veglia. Forse è un poeta che lavora ai versi che un giorno leggeremo perché si sa, per dirla con Alda Merini, che i poeti scrivono di notte. Intanto, in questo tempo che sembra così buio, l’arte della poesia non riposa ed è attiva più che in altri periodi. Non è un caso che il Nobel per la Letteratura di quest’anno sia andato a una poetessa. Louise Glück, che insegna a Yale, già premio Pulitzer per la poesia nel 1993 e poeta laureato. Questo riconoscimento legato ormai al mondo di lingua inglese è però antico e italiano. Ne fu insignito Petrarca, per esempio, ma non Dante Alighieri, nonostante i vari ritratti che lo raffigurano con il capo cinto d’alloro, e anche una donna, Maria Maddalena Morelli che nel 1778 fu la prima donna poetessa laureata e nominata nell’occasione nobile romana, ammirata da Pietro Metastasio e da Madame de Staël. Ma di donne maestre nello scrivere ce ne sono tante, da Grazia Deledda, altro premio Nobel per la Letteratura, alla giornalista e poetessa Eleonora de Fonseca Pimentel. In fatto di cultura i modelli made in Italy restano sempre importanti.

In Europa le librerie hanno subito limitazioni minori per il Covid-19 rispetto ad altre attività. In Belgio, dove ci sono diversi luoghi dedicati quasi esclusivamente ai testi in italiano, come Piola Libri, Se m’ami e Librebook, il libro è ritenuto bene essenziale per la vita e il benessere dei cittadini. Tornando al nuovo successo dei versi, ricordiamo con piacere che la storica rivista dell’editore Crocetti, “Poesia” è diventata bimestrale ed ha una distribuzione nazionale mentre al “Farnesina Book Fest” di Roma nonostante Covid e intemperie settembrine le voci dei poeti hanno riscaldato un pubblico per numero maggiore di quanto sia accaduto per saggi e romanzi. Inoltre, va segnalata la novità degli “Alberi della poesia” che con una app e un Qr code possiamo ascoltare versi con un telefonino passeggiando nei parchi in Gran Bretagna, Francia, Italia, Usa, Nuova Zelanda e Groenlandia (o andando sul sito).

Oggi che i teatri sono chiusi, gli attori non chiedono pacchi viveri o assistenza, il mondo dello spettacolo dal vivo chiede nuove occasioni di lavoro nuove anche temporanee per poi ritornare alla faticosa magia del sipario. Lo ha fatto ad esempio la compagnia “Monolocale” che con la direzione di Daniele Coscarella e la collaborazione di Emanuela Panatta hanno portato gli spettacoli sui bus turistici della Capitale e nelle piazzette raggiunte dal pubblico in monopattino. Intanto la poesia letta nelle librerie e mandata anche in streaming potrebbe essere una ulteriore possibilità di prestazione e anche di crescita professionale per gli interpreti.

L’idea della lettura dal vivo non è cosa nuova perché la tradizione orale ha i suoi anni. Non cito i poeti a braccio ma la figura del “fine dicitore”, immortalato nel “Gastone” di Ettore Petrolini, è noto a tutti e all'inizio del Novecento attori e poeti come Trilussa, Cesare Pascarella e Checco Durante, andavano in tournée con i propri versi. Estendendo il ragionamento, c’è un immenso spazio per la cultura poetica e per le voci recitanti. Rai, Sky e Mediaset potrebbero, senza modificare i palinsesti inserire momenti di poesia all’interno di molti programmi e ancora sono innumerevoli gli spazi che si potrebbero creare nelle radio nazionali e locali. Se poi andiamo a dare un’occhiata all’estero troviamo esempi che potremmo imitare come piazza Majakovskij a Mosca ma luoghi, eventi e arene nel Sud America.  I compensi potrebbero venire sia dalle istituzioni che da Enti quali la Siae, che ha già misure a sostegno degli autori, o La Dante, che lavora per la promozione e la diffusione della lingua italiana. Il ministero per i Beni culturali, al quale dobbiamo finalmente l’istituzione del museo della Lingua italiana a Firenze, potrebbe supportare l’iniziativa di attori che nelle librerie e in altri luoghi leggono poesie. Quindi parliamo di possibilità di lavoro per gli interpreti e per la diffusione capillare della cultura che non sostituisce il teatro ma magari può restituire, in attesa di tempi migliori, dignità e prestigio al lavoro dell’attore e portare socialità e arricchimento per gli spettatori. Staremo a sentire.

Aggiornato il 10 novembre 2020 alle ore 11:34