Opinioni a confronto: il bene e il male

“Quello del bene e del male – specialmente oggi in cui il mondo intero è infestato da un virus che sino ad ora ha causato circa 300mila morti – è un argomento fondamentale, soprattutto per gli occidentali, che sono dualisti, nel senso che dividono gli opposti in due elementi separati, come appunto il bene e il male, lo spirito e la materia e così via, facendone due cose o due sostanze a sé. Gli orientali in genere, invece, in particolare gl’Indiani, sostengono che la sostanza è una e perciò sono monisti, dal greco monos, che significa uno solo. Per Benedetto Croce, che, correggendo gli opposti di Hegel, li chiamò distinti, il bene e il male sono categorie della mente umana, generate da moti passionali nati da buono o da cattivo umore”.

“Infatti negli animali e nella natura il bene e il male non esistono, dunque senza l’uomo nel mondo non ci sarebbe alcuna contrapposizione, nessun contrasto. D’altra parte l’uomo è una creatura di Dio, che a differenza degli animali è fornito di ragione, pensa, discute coi suoi simili e spesso non accetta quel che dicono gli altri e reagisce e uccide. Il problema è: da chi dipende il male, dall’uomo o da Dio?”.

“La risposta è semplicissima. Se crediamo che la Bibbia sia Parola di Dio non c’è alcun dubbio che il male provenga da Lui. L’Antico Testamento lo presenta pieno d’ira, di rabbia, che fa stragi a non finire e addirittura, col Diluvio, stermina l’intera umanità, ch’è figlia sua”.

“Però si può obiettare, come dice la Chiesa, che la sua era una reazione alla condotta dell’uomo”.

“E invece no, non è così. Il male è già presente in Dio fin dall’inizio della Creazione. Mosè nella Genesi dice che Dio per ogni cosa che creava prendeva atto se era buona o no: E vide ch’era buono, E vide che non era bene che Adamo restasse solo, e così via. Dunque il male era già in Dio, il quale, stando a quelle frasi, sembra che non conoscesse preventivamente l’esito della sua opera. Inoltre, dice sempre Mosè, Dio pose nel giardino dell’Eden, fra gli altri, l’albero del bene e del male, imponendo ad Adamo il divieto di coglierne i frutti. Più chiaro di così!”.

“E il peccato? La violazione del divieto?”.

“In realtà Dio ad Adamo, se crediamo nella Bibbia, disse soltanto: Tu puoi mangiare i frutti di tutti gli alberi, ma non di quello cha dà la conoscenza del bene e del male. La Genesi non parla di peccato: l’ha inventato San Paolo, tirandolo fuori dal sesso, che per lui, come tutta la materia (creata da Dio!) era una bassezza, una vergogna, solo perché Adamo ed Eva, dopo aver mangiato il frutto proibito, si accorsero di essere nudi e si coprirono i genitali con delle foglie. Poi Dio stesso, che faceva pure il sarto, gli cucì due tuniche di pelle”.

“I commentatori cattolici della Bibbia scrivono che Adamo ed Eva, accortisi di essere nudi, videro se stessi con gli occhi della concupiscenza, la quale è il riflesso del male che si annida nel demonio. Ma Dio non gli aveva detto Prolificate e popolate il mondo? E con che cosa? Dovevano far sesso senza la concupiscenza ed il piacere?”.

“Comunque non c’è dubbio che il male risalga a Dio: se è vero che Dio è tutto, tutto dipende da Lui. Né si può attribuire il male al Diavolo, il Principe del mondo, il Grande tentatore, che è un’invenzione del Padri della Chiesa. Il tentatore è Dio stesso, lo dice Sant’Agostino, il quale afferma che se Dio non ci tentasse cesserebbe di farci da Maestro. Oltretutto tentare significa anche mettere alla prova. Dio naturalmente sa tutto, ma quell’azione la deve pur fare”.

“Anche quella del professore è una tentazione quando assegna un compito agli alunni per metterli appunto alla prova”.

“Esatto. Il primo filosofo che ha affrontato, risolvendolo, il problema del bene e del male è stato Socrate, il quale ha detto che Dio è Sommo Bene e che il male altro non è che graduale deficienza o diminuzione del bene, che, scendendo sempre più di grado, come dalla sommità di una retta, a un certo punto si trasforma in male. Così il bene a sua volta è graduale deficienza o diminuzione del male, come un ammalato che a poco a poco, giorno dopo giorno, da 40 gradi di febbre che aveva inizialmente ritorna a 36, e guarisce”.

“Non ho mai letto o sentito un paragone di questo genere nella spiegazione del bene e del male”.

“Per farla breve, la sostanza è una, l’energia, come dicevano già alcuni filosofi pagani. Ed è da lì che si è sprigionato l’universo, dall’energia nel suo stato sottile ed invisibile, non dal nulla, che non esiste. Aristotele diceva che la perfezione divina, nella sua dimensione assoluta, non può essere intesa nel senso di mancanza di difetti, di ombre, incertezze e così via: in quanto pienezza totale che esclude ogni limitazione, essa è completezza degli elementi qualitativi e quantitativi che a Dio sono propri e specifici, la quale non può essere integrata o accresciuta da alcunché. Del resto anche la filosofia scolastica sosteneva che quanto una cosa è più perfetta tanto più racchiude in sé il bene e il male, come dice Dante nel canto VI dell’Inferno per bocca di Virgilio: Ritorna a tua scienza, / che vuol, quanto la cosa è più perfetta, / più senta il bene, e così la doglienza”.

“Il male si rivela tale quando si guardano le cose e i fatti separati fra loro, una cosa qua, un’altra là, un fatto qua, un altro là, e così via, mentre, come dicono Seneca e Marco Aurelio, per citare solo due nomi, tutte le cose, tutti i fatti e tutti gl’individui, uomini ed animali, sono interconnessi e interdipendenti fra di loro, in una serie innumerevole di rapporti, per cui quello che fa uno è come se lo facessero tutti simultaneamente in una susseguente diversità di tempi e di luoghi”.

“E chi può essere se non Dio ad aver fatto ciò? I filosofi e i teologi indiani, che non sono da meno di quelli cristiani, attribuiscono a Dio l’immagine di un ragno, che trae da se stesso la tela, i cui trattini sono appunto tutti interconnessi fra loro. Perché la nostra Chiesa non deve accettare questa visione di Dio, ma ne fa un puro spirito, cioè un corpo immateriale, che è una contraddizione, poiché lo spirito è un soffio, un alito, un respiro, che Dio infonde nella bocca di Adamo dopo averlo plasmato dalla polvere? Dunque anche lo spirito è una cosa materiale: il soffio, come il vento, come l’aria e l’energia allo stato puro, non si vede ma è sempre un’essenza materiale”.

“Infatti. Gli uomini raramente, specie quando esprimono le loro opinioni mettendole a confronto, hanno una visione dell’insieme, e questo accade non solo nel campo della Religione, ma anche in quello della Politica, della Giustizia e della Storiografia, in cui gli autori estrapolano solo i fatti che gli fanno comodo, e magari parlando di un Governo che ha fatto pure delle cose buone ne raccontano solo quelle cattive, sicché, per fare un solo esempio, il Fascismo è stato definito addirittura il male assoluto, un’espressione che peggio di così si muore. E l’ha detto persino Gianfranco Fini: vedi un po’ dove arriva la politica!”.

“Anche Giulio Cesare, Alessandro Magno, Napoleone, commisero degli errori, e delle carneficine. Il potere logora, non solo chi non ce l’ha (come diceva Andreotti, riferendosi al logorio degli avversari dovuto al loro odio e alla loro invidia), ma anche chi lo esercita, e a lungo andare consuma e fa commettere degli errori: Lavorare stanca, diceva Pavese in una sua raccolta di poesie”.

“Bravo! E per questo Dio, dopo aver tanto faticato e sofferto con la sua Creazione, arrivò a prendersela non solo con quella ma anche con se stesso, pentendosi di quel che aveva fatto”.

“Un proverbio dice: Non tutto il male viene per nuocere. Per Dante il male molte volte è la premessa e il preannuncio di un bene futuro che noi ancora non conosciamo”.

“Del resto il male non danneggia e non distrugge la vita, al contrario l’edifica e la rafforza: è il male, o l’equilibrio fra il bene e il male, che ha consentito e consente la conservazione della specie. Dice Nietzsche ne La gaia scienza: Chiedetevi se un albero, che deve elevarsi magnifico nel cielo, possa fare a meno del maltempo e della bufera, se le ostilità e gli ostacoli esterni, se qualche forma di odio e di gelosia, di ostinatezza, di durezza, di avidità, di violenza, non costituisca una circostanza favorevole, senza cui è impossibile una grande crescita, anche nella virtù. Il veleno che uccide i deboli tonifica i forti, che non lo chiamano veleno”.

 

Papa Francesco, te lo dico schietto:

i tuoi sermoni non li ascolto più.

Tu parli, parli, e pure con affetto,

ma sempre e solamente di Gesù.

 

Dimmi che cos’è Dio, qual è il concetto,

la visione reale che ne hai tu,

dimmi s’è meglio il cuore o l’intelletto,

se valga più la fede o la virtù,

 

cos’è stato il peccato originale,

se credi veramente nell’inferno,

che cos’è il bene, da chi viene il male.

 

Ma dimmelo con spirito moderno,

non con la fantasia tradizionale,

perché con quella, ormai, più non discerno.

Aggiornato il 13 maggio 2020 alle ore 12:29