È necessario saper distinguere le culture politiche dalle ideologie. Se sapremo fare questa distinzione, se sapremo finalmente andare oltre le ideologie del Novecento senza gettare con esse quanto vi è di ideale e di concreto nelle culture politiche, allora riusciremo a superare i vecchi schemi ideologici che la Lega di Matteo Salvini e il Movimento Cinque Stelle hanno ridestato nell’immaginario collettivo. A tal proposito, vorrei qui segnalare, ai lettori del quotidiano l’Opinione, un bel libro uscito nello scorso mese di maggio e che delinea il pensiero e la figura di Luigi De Marchi, pioniere e corsaro della libertà, pensatore fuori dal coro e geniale, uomo di rara umanità e politico nel senso alto della parola. Insomma, la citazione è tratta da un libro che non temo a definire imperdibile. Si tratta di un titolo che, dal mio punto di vista, potrà soddisfare pienamente i lettori liberali e non soltanto: “Quel che è vivo del De Marchi-pensiero”.
È un doppio diario di avvolgente impatto emozionale, capace di catturare subito l’attenzione del lettore, e che è stato voluto e realizzato da Antonella Filastro, curato da Pietro Domenico Zavaglia e impreziosito da una coinvolgente prefazione di Paolo Guzzanti (NeP edizioni, pagg. 151, euro 16).
Luigi De Marchi è stato un precursore, un rivoluzionario, un uomo capace di vedere con vent’anni di anticipo ciò che la “Psicopolitica” (un altro suo neologismo di cui ha il copyright) permetteva di prevedere, come l’esplosione dell’integralismo religioso, il terrorismo, lo spostamento di milioni di migranti, la conseguente “svolta a destra” di alcune nazioni europee, la necessità di produrre nuova e buona ricchezza in una visione accesamente liberale. Antonella Filastro, a dieci anni dalla sua scomparsa, mette a disposizione degli italiani la storia e l’analisi della psicoterapia umanistico-esistenziale con un testo che permette discomporre le radici del pensiero di De Marchi, da Wilhelm Reich a Irving Lowen, Carl Rogers, Viktor Frankl, le stesse su cui si è formata lei.
“Oggi - scrive la Filastro - il pensiero e le intuizioni di De Marchi sono di clamorosa attualità e questo piccolo e denso volume costituisce un invito alla cultura italiana per riprendere e sviluppare un discorso parzialmente interrotto, ma sempre mantenuto attuale e indirizzato al futuro”.
Insomma, se qualcuno andasse cercando un libro capace di segnare, in maniera chiara e in chiave innovatrice e liberale, un serio superamento degli ideologismi del Novecento, allora il mio consiglio - espresso con tutto il cuore - è quello di andarsi a leggere il dolce e dirompente testo scritto da Antonella Filastro, Direttore della Scuola di Psicoterapica Umanistica Esistenziale (Ipue). “Quel che è vivo del De Marchi-pensiero” è un libro unico. Un testo attraversato dalla cosiddetta “via femminile”, cioè dalla sensibilità di una donna.
Ho definito, nelle righe precedenti, tale iniziativa editoriale come un “doppio diario” perché è come se l’autrice portasse avanti sia il proprio diario personale sul cammino percorso insieme a De Marchi lungo un arco di oltre 20 anni di vita sia perché delinea il diario intellettuale e biografico di Gigi, così voleva che lo chiamassero gli amici e allievi, e io posso vantarmi di essere stato suo allievo e amico.
Nella pubblicazione di Antonella Filastro si ritrova il filo di un pensiero politico e psicopolitico di grandissima attualità e, ancora oggi, illuminante perché segnato da una forte spinta riformatrice.
La lettura di “Quel che è vivo del De Marchi-pensiero”, di conseguenza, mi ha stimolato una riflessione sul presente e sul futuro dei riformatori, cioè dei Corsari, siano essi rivoluzionari, innovatori o liberali o altro. Quindi, da liberale e da radicale, ma soprattutto da lettore del libro su Gigi De Marchi, mi è venuto in mente che il primo campo da scegliere, oggi, è quello di decidere se essere conservatori oppure se essere riformatori.
A mio parere, anche storicamente, liberale significa riformatore. Quindi, il libro di Antonella Filastro sul pensiero riformatore di Gigi De Marchi è un prezioso scrigno da portare alla luce e da aprire sotto gli occhi di tutti. Certo, ci sono anche dei liberali che scelgono di stare con la parte conservatrice o scelgono di essere conservatori, ma - personalmente - con tutta onestà, vedo conservatori e reazionari ovunque: è conservatore il Pd di Nicola Zingaretti ed è conservatrice anche Forza Italia, sono conservatori Matteo Salvini e Giorgia Meloni, i Cinque Stelle (addirittura) sono dei veri e propri reazionari.
In altre parole, oggi , i liberali non possono allearsi né con la Lega né con questo Pd e neppure (ci mancherebbe!) con i cosiddetti grillini. I liberali, al momento, siano essi socialisti, radicali, democratici, laici, cattolici, innovatori, ecc. dovrebbero essere riformatori ed essere chiamati riformatori, come elemento unificante dei liberali come Luigi Einaudi, come Alcide De Gasperi, come Giuseppe Saragat, come Piero Gobetti, come De Viti De Marco, come Popper, Von Mises, Croce.
Ecco il punto: nel libro si comprende molto bene come Luigi De Marchi sia stato e sia tuttora, nonostante la sua dipartita da questa terra ormai nel 2010, un liberale e un riformatore. Gigi De Marchi, infatti, seppe andare oltre le ideologie del Novecento e fu capace di tracciare una rotta corsara per approdare a un innovativo pensiero liberale, laico, libertario, democratico e non-conformista finalmente aperto alle nuove sfide del presente e del futuro. Non a caso, De Marchi svelò anche la comune radice psicologica degli opposti estremismi ideologici e religiosi che lo condusse ad una visione politica radicale, laica, liberale immersa nei più profondi bisogni umani.
Il libro, insomma, ripropone - in modo ordinato e scorrevole – il rivoluzionario pensiero clinico e politico di Gigi De Marchi aprendo la strada a una filosofia psicopolitica liberale e riformatrice.
Per una rivoluzione cosmica dell’essere umano, della società, della cultura, dell’esistenza, della politica. Aggiungerei anche, come ultima, ma non per ultima, la rivoluzione cosmica che Luigi De Marchi aveva immaginato e praticato nella scuola e per la scuola. Dobbiamo tutti noi questo prezioso tesoro corsaro ad Antonella Filastro che è l’erede scientifica di Gigi, in campo clinico e come ricercatrice nell’ambito psicoterapico. Per questo motivo il suo “doppio diario” ha una valenza culturale e politica senza pari. E, per noi Corsari, è una vera e propria mappa del tesoro.
Aggiornato il 02 luglio 2019 alle ore 14:07