Puntuale anche in questo fine maggio la rubrica de “L’Opinione delle Libertà” che dà voce e spazio ai volti noti e meno noti della letteratura italiana.
Questa settimana vi consigliamo “I leoni di Sicilia – La saga dei Florio” di Stefania Auci (Editore Nord). Stefania Auci è una scrittrice e insegnante di sostegno. Tra i suoi libri ricordiamo: Florence (Baldini + Castoldi, 2015) e La cattiva scuola (Tlön, 2017) scritto con l’amica e collega Francesca Maccani.
Nel 2019 esce per Nord I leoni di Sicilia. La saga dei Florio. Per scriverlo l’autrice ha condotto numerose ricerche: ha setacciato le biblioteche, ha letto tutte le cronache giornalistiche dell’epoca, ha esplorato i possedimenti dei Florio e ha raccolto con puntiglio i fili della Storia che si dipanano tra abiti, canzoni, lettere, bottiglie, gioielli, barche, statue. E una realtà culturale che ha lasciato il segno non solo in Sicilia.
La Storia
Un’epopea familiare che si respira, si tocca, si guarda, ancor prima di essere letta. Un romanzo che chiama in causa tutti i cinque sensi, primo tra tutti l’olfatto, che attraverso l’evocazione dei profumi delle spezie fa da fil rouge a tutto il racconto. Una fragranza dolce-amara, che sin dall’incipit, catapulta il lettore in una storia entusiasmante, quella di una Sicilia prossima a varcare le soglie della modernità.
I Florio per i palermitani sono “gli stranieri” e per una certa nobiltà cittadina sono “cafoni che si sporcano le mani con il lavoro”, “gente vile, che non ha maniere”. Una famiglia, invece, che si batte contro l’indolenza, facendo del lavoro e dell’ambizione le proprie armi vincenti, così da contribuire in maniera decisiva ai fasti della città di Palermo e della Sicilia intera. Alle dinamiche storiche, accuratamente ricostruite, si intrecciano quelle familiari ed emotive dei personaggi, con sullo sfondo una città tanto affascinante quanto difficile. Una realtà di altri tempi, resa contemporanea ed attuale dallo stile narrativo dell’autrice, ricercato ma mai stucchevole, che attraverso frasi brevi e dialoghi serrati rende i personaggi quanto mai vividi, da sembrare quasi di essere lì con loro nella bottega di famiglia.
“Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione… E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo in tutta Europa… In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l’espansione dei Florio, ma l’orgoglio si stempera nell’invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque “stranieri”, “facchini” il cui “sangue puzza di sudore”.
Stefania Auci raccoglie i frutti delle numerose ricerche bibliografiche e giornalistiche operate sul campo, restituendo al lettore una storia che sembra già essere la sceneggiatura di un set cinematografico, tante e tali sono le emozioni visive evocate.
Il talento narrativo dell’autrice rende l’epopea dei Florio – di per sé entusiasmante, anche quando viene raccontata nei toni dei libri di storia tradizionali – una vicenda unica ed avvincente, da vivere come una vera e propria avventura.
Aggiornato il 24 maggio 2019 alle ore 12:43