Che cos’è la Vita? Un sistema complesso, una sorta di macchina scenica biologica realizzata con quinte e parete scorrevoli in cui la dinamica reciproca modifica senza posa i nostri spazi percettivi, etici, sentimentali, sociali e morali. E che cos’è la Verità? È proprio “quel movimento” di quinte e pareti che avviene all’interno della mente di un individuo, e che fa di lui una caratteristica unica, irriproducibile e inimitabile. Ma, allora: che cos’è una “Maggioranza”? Una semplice somma di individui? Qualcosa, insomma, che detta legge a causa della sua forza puramente numerica? E chi è fuori da quella Maggioranza, è un saggio o un reietto? Ecco, a tutti questi punti di domanda tende a dare risposte la commedia di Ibsen (e non un dramma, come sostiene il protagonista Massimo Popolizio nella parte del Dr. Thomas Stockmann) “Un nemico del Popolo”, che va in scena al Teatro Argentina fino al 28 aprile per la regia di Popolizio e la traduzione di Luigi Squarzina, con Maria Paiato nelle vesti del fratello dello scienziato, il sindaco Peter Stockmann. Ibsen “libera nos a malo” dicendoci che “il vero nemico non sono le autorità ma la maggioranza che l’ha elette”. Cosa che sostiene Antonio Scurati nel presentare ovunque il suo “M. Il figlio del secolo”. Quindi: ci autoassolviamo per aver votato loro contro, o essere cittadino implica una nostra responsabilità civica universale quando ci riflettiamo nella personale parete di quinta denominata Società?
Come scopre il Dr. Stockmann alla fine del suo personalissimo round contro i mulini a vento di un piccolo aggregato urbano del tardo Ottocento che vive di turismo e di speculazione immobiliare, non sono, infatti, le terme a essere contaminate (e difese nel loro status quo dal sindaco e dai poteri forti locali, stampa e rappresentanti della piccola borghesia dei proprietari di immobili), ma “siamo tutti noi: è la nostra comunità di persone pacifiche a essere avvelenata dal marciume della menzogna”. Conclusione (del tutto impropria ma provocatoria, perché falsa in senso assoluto e logico) “la maggioranza ha la forza, la minoranza ha la ragione”. Galileo era a rischio di finire al rogo se non avesse rinnegato la sua teoria della Terra sferica anziché piatta, tesi quest’ultima cara alla maggioranza dei credenti e dei fedeli cristiani dell’epoca. Si direbbe: ma è la conoscenza l’antidoto all’errore dell’ignoranza! Il problema vero, allora, è proprio quello che, non potendo davvero conoscere tutto grazie alle innumerevoli sezioni che ci dividono dal miraggio della verità assoluta, bisogna fare a fidarsi e, quindi, delegare la decisione a colui che ci sembra più idoneo (politicamente) a prendersi in carico il merito e la sostanza dei problemi, individuando e mettendo in pratica le possibili soluzioni a beneficio di tutta la collettività.
Già… Ma quando quella autorità da noi delegata ci chiede di scegliere tra Gesù e Barabba, o tra la scomodissima verità scientifica del Dr. Stockmann, noi da che parte saremo? Mai nella stessa, perché dipende appunto dall’insieme dinamico di acquisizione delle nostre personali conoscenze e soprattutto dagli umori del momento. Perché l’Illuminismo non è un teorema ma una pratica quotidiana di una coscienza sempre oggetto e soggetto di atti perturbativi, interni ed esterni. Allora, la scelta della regia di Popolizio è chiara: siamo un po’ tutti burattini più o meno incoscienti, i cui fili sono tesi da mani sempre misteriose. Gli attori delle parti maschili (tutti davvero molto bravi!) si muovono e parlano in scena con una postura sempre caricaturale, prendendo in giro se stessi e quelli con i quali sono in relazione. Solo le donne della famiglia di Thomas conservano una purezza muliebre incontaminata, perché vedono lontano e amano più degli altri. Così la figlia Petra indica la soluzione dell’equazione che risolve il paradosso Maggioranza/Opposizione: la formazione libera delle coscienze.
Aggiornato il 29 marzo 2019 alle ore 12:19