Ritorna la rubrica, con cadenza settimanale, con la quale “L’Opinione delle Libertà” vuole dare voce e spazio ai volti noti e meno noti della letteratura italiana. Questa settimana vi consigliamo “...che Dio perdona a tutti” di Pif (Feltrinelli). Pif all'anagrafe Pierfrancesco Diliberto, inizia la sua carriera lavorando come assistente alla regia di Franco Zeffirelli in “Un tè con Mussolini” (1998) e con Marco Tullio Giordana ne “I cento passi” (2000). Nel 2000 Pif diventa autore televisivo, acquistando poi celebrità con “Le Iene”, dove lavora come autore e inviato dal 2001 al 2010. Nel 2007 per Mtv realizza “Il testimone”, nel 2017 è su Rai3 con il suo “Caro Marziano”. Nel 2013 debutta alla regia con il suo primo lungometraggio “La mafia uccide solo d’estate”, per il quale vince due David di Donatello, tra cui quello come miglior regista esordiente e un Efa (European Film Awards) come miglior commedia. Il suo secondo film è “In guerra per amore” (2016). Con Feltrinelli ha pubblicatoche Dio perdona a tutti (2018), il suo primo romanzo.        

La Storia

Un esilarante debutto letterario. Una storia che, con sorniona leggerezza, pizzica le coscienze degli italiani interrogandoli su un tema tanto complesso quanto sfaccettato come il cristianesimo. La domanda è questa: chi oggi si definisce “cristiano”, lo è per convinzione o per abitudine? E cosa succederebbe se applicassimo davvero i precetti della cristianità ai vari aspetti della nostra vita quotidiana? Arturo è un trentacinquenne palermitano che conduce una vita incolore ed avulsa alle passioni, tra la professione di agente immobilare, le partite a calcetto con gli amici e l'amore per il buon cibo. Galeotto fu proprio il cibo, quell'iris buonissimo – il più buono di tutta la città, noché il suo dolce preferito – grazie al quale Arturo si imbatte in Flora, la bella figlia del proprietario della pasticceria, ed è subito colpo di fulmine. Come una scossa di terremoto l'amore per Flora scuote le fondamenta di una routine ben consolidata, spazzando via vecchie certezze ed innescandone di nuove. Ma un'equazione non prevista rischia di far saltare ogni tentativo di conquista: la pignoleria di lei sulla religione è direttamente proporzionale alla “cristianità da salotto” di Arturo, abilmente camuffata sotto mentite spoglie. Ed è proprio a seguito di una tragicomica interpretazione della Passione di Cristo, in cui il protagonista si ritrova a sostituire il mancato interprete di Gesù, che la conquista dell'amata va in porto. Ma gli equilibri si sfaldano, e sarà una piccola rivoluzione personale, fatta per amore, a cambiare Arturo nel profondo.

“ […] Questo precario equilibrio, fatto di verità non dette e risposte liturgiche mezzo inventate e mezzo bofonchiate, non può durare: quando Lei si accorge della freddezza cattolica del compagno, la loro vita di coppia esplode. Per qualche giorno lui para i colpi, ma poi, un po' per sfinimento e un po' per provocazione, decide di applicare alla lettera le regole e gli insegnamenti del cristianesimo, di praticare la parola di papa Francesco. Per tre settimane. Quella che mette in pratica è una vera e propria rivoluzione che cambierà la vita di tutti, rivelando a Lei e alle persone che gli stanno intorno, amici e colleghi inclusi, la natura profonda e dimenticata del cristianesimo. Una verità molto scomoda, come Arturo avrà presto modo di scoprire”.

Pif, con il suo piglio inconfondibile, mette su carta una commedia all'italiana che ben si presta anche alla macchina da presa, con le sue scene frizzanti inframmezzate a momenti riflessivi, che sembrano scorrere davanti agli occhi del lettore con la stessa fluidità e leggerezza con cui si guarda un buon film al cinema.

…che Dio perdona a tutti” ricalca un famoso detto siciliano, simpaticamente blasfemo, che ironizza sulla convizione, tipicamente italiana, secondo cui basta pentirsi per essere perdonati dei propri peccati. Un'esame di coscienza sull'essere cristiani a tempo pieno, non solo per hobby.

Aggiornato il 21 dicembre 2018 alle ore 19:16