C’era una volta il “Mal d’Africa”. Quella sensazione di nostalgia che una volta lasciato il continente africano ti assaliva per non lasciarti più. La spiegazione sembra essere antropologica. Il processo che ci ha portato ad evolverci da semplici primati a ominidi è avvenuto a partire da una popolazione stanziata nella zona della Rift Valley, tra l’Etiopia e la Tanzania. Proprio da lì, circa due milioni di anni fa, avvenne l’emigrazione verso le altre zone del mondo. È come se nel nostro Dna fosse impresso questo nostro lontano passato e il fatto di “ritornare” in Africa risvegliasse i nostri ricordi ancestrali. In noi sentiamo una profonda nostalgia per una civiltà perduta, un passato primitivo, legato alle tradizioni e allo scambio simbiotico con la natura selvaggia, in antitesi alla civiltà. Si potrebbe pensare che, vista la situazione attuale, questo sentimento si sia perduto nel tempo ma non è così.
Presso la prestigiosa sede della Società Geografica Italiana in via della Navicella a Roma, il 25 gennaio è stata inaugurata la mostra “La bellezza rivelata – un viaggio nella terra d’Etiopia sulle orme degli antichi esploratori” organizzata da Carlo e Marcella Franchini, dall’Università di Napoli “L’Orientale” nelle persone di Andrea Manzo e Luisa Sernicola e dall’artista Francesca Borro, con il Patrocino dell’Ambasciata Etiopica in Roma. La mostra, aperta al pubblico con ingresso gratuito fino al 25 febbraio, intende raccontare quei luoghi visti e descritti dagli esploratori dei secoli scorsi attraverso carte geografiche, schizzi, stralci di diari, oggetti etnografici e libri antichi e rari, ma anche grazie ai 120 scatti fotografici realizzati da Carlo Franchini, un viaggiatore e appassionato fotografo che ha avuto la fortuna di nascere e vivere per tanti anni in quelle terre continuando poi a visitarle ripetutamente.
L’esposizione è arricchita da venti opere tra quadri ad olio e carboncini dell’artista Francesca Borro che si è ispirata alle illustrazioni riportate nei resoconti degli esploratori e alle fotografie di Franchini. Il suo contributo permette di rivivere la bellezza della rappresentazione dei luoghi attraverso nuovi schizzi e dipinti, ma nello stile degli artisti di un tempo quando il disegno era l’unico modo di raccontare quelle straordinarie terre lontane.
Quaranta pannelli illustrativi ed esaustive didascalie completano la mostra raccontando in modo ampio e coinvolgente gli itinerari degli esploratori, alcuni momenti significativi dei loro viaggi, la storia, la cultura e le tradizioni del Paese. Percorrendo le grandi sale del cinquecentesco Palazzetto Mattei, in Villa Celimontana che ospita la sede della Società Geografica Italiana, il visitatore ripercorre quegli antichi itinerari che alcuni tra viaggiatori ed esploratori tra Ottocento e Novecento ci hanno raccontato attraverso i loro diari, resoconti, carte e schizzi, litografie e acqueforti che per secoli sono stati l’unica maniera per raccontare le bellezze dei luoghi visitati, gli usi e costumi delle genti incontrate ma anche le avventure vissute durante le lunghe spedizioni, muovendosi dai grandi laghi meridionali alle guglie dell’altopiano settentrionale, dalle terre infuocate dell’Afar a est, alle regioni montuose a ovest. Un viaggio nel tempo e nello spazio, attraverso l’Etiopia di oggi ma sulle orme di viaggiatori di ieri. La prestigiosa iniziativa culturale è solo agli inizi: dopo la Società Geografica Italiana, la mostra sarà ospitata a Palazzo delle Arti di Napoli (Pan) dal 12 al 30 aprile 2018 per poi spostarsi ad ottobre 2018 ad Addis Abeba presso il Museo Nazionale Etnografico. L’ultima tappa vedrà protagonista la mostra “La bellezza rivelata – un viaggio nella terra d’Etiopia” a Verona negli spazi del Museo Civico Africano.
(*) Per maggiori informazioni visitate il sito: labellezzarivelata
Aggiornato il 01 febbraio 2018 alle ore 08:58