Football is America

Nel mentre del primo approccio con un qualsivoglia – fino a quel momento – sconosciuto, poche e ripetitive sono le domande, consuete, del dialogo iniziale: sei sposato, dove lavori, per quale squadra tifi? Ecco, mi soffermerò su quest’ultima. La mia risposta è questa: Houston Texans. Al ché, spesse volte, lo sconosciuto strabuzza gli occhi, non era la risposta che si aspettava. “Ah sì, e chi sono?” “Una delle squadre della Nfl”. “Vuoi dire football americano?” “Sì, proprio quello”.

Football Americano, pensateci. C’è il basket, il baseball, il soccer, l’hockey ma nessuno di essi porta con sé il qualificativo – e rafforzativo – americano. Chi ama gli Stati Uniti, deve amare il football. La più grande religione laica del Nord America. Sì, religione. Il football è l’America, è il superamento di barriere (un centimetro alla volta, cit.), è la ricerca della felicità – meta, touchdown (promised land, talvolta) – è meritocrazia (da oltre 80 giocatori si arriva a poco più di 50 titolari), è fiducia nei compagni, devozione totale ai vari Commander in Chief (dall’Head Coach in giù), è una maglia, è una bandiera.

“Se vuoi sapere chi siamo, guarda i loghi sui nostri berretti”, così recita una canzone di Brad Paisley.

Il football è identificazione in un team e partecipazione – ogni maledetta domenica – alla più grande messa laica che lo sport conosca. Il football è, per l’amante, desiderio. Nella off-season si rischia la crisi di astinenza. Sei mesi – intervallati solo dalla lotteria del draft – in cui, salvo non impazzire, rispolveri i migliori titoli che la cineteca del football addicted deve avere. Da “Il Paradiso può attendere” a “Quella sporca ultima meta” passando per “The Blind Side”, “Varsity Blues” e “Friday Night Lights” arrivando fino a “Affrontando i Giganti”, senza dimenticare “When the Game Stands Tall”.

Sei mesi sono lunghi a passare e talvolta – specie se sei un gamer – ringrazi Dio (un grazie in più non fa mai male) per poter giocare a Madden. Ma, certamente, non è la stessa cosa.

Offseasons come continui countdowns. Ma ora, per fortuna, stiamo giungendo al termine. La notte tra domenica e lunedì doveva portarci in dote il primo match (la gara non si è disputata per un problema al campo di gioco), dimostrativo, della stagione: “Hall of Fame Game”, Greenbay contro Indianapolis. L’unica certezza – al di là del fatto che non si è giocato – è che la palla, ovale, ha ricominciato a volare.

(*) Right Nation

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:15