Quel Maudit di Modì

“Modì” o “Maudit” (“Maledetto”)? Perché Amedeo Modigliani (1884- 1920) fu l’uno e l’altro per la vulgata popolare, ma non per i suoi amici che lo conoscevano benissimo e ne apprezzarono le doti umane e lo strepitoso talento d’artista. Nato da una famiglia ebraica di Livorno e vissuto a Parigi dal 1906, Modigliani fu all’epicentro del terremoto artistico che sconvolse l’Europa del Primo Novecento fino agli anni immediatamente successivi alla fine del Primo conflitto mondiale. Al Teatro Quirino di Roma va in scena (fino al 20 marzo), per la regia di Angelo Longoni, uno spettacolo a lui dedicato, che vede protagonista Marco Bocci nella parte dell’artista. E si inizia dalla fine. Da quel letto di morte dove una Jeanne disperata (si getterà dal quinto piano subito dopo i suoi funerali!), incinta al nono mese del secondogenito di Modigliani, tenta di soccorrerlo mentre lui, agonizzante nel delirio della meningite tubercolotica rivede i fantasmi delle tre donne, oltre a Jeanne, che avevano maggiormente segnato la sua esistenza.

La scelta di rappresentare in versione teatrale il genio pittorico di Modì gravita, da un lato, sugli eccessi (abuso di alcool e di droghe) da parte del pittore che li utilizzava per la sua ispirazione; mentre dall’altro fa leva sul suo essere incredibilmente amante della vita e delle cose per lui più preziose: la pittura, le donne, i suoi figli. Coloro le quali, cioè, l’avevano raccolto e svezzato appena arrivato a Parigi e per lui si erano prodigate in mille modi per farne conoscere le opere, divenendo regolarmente sue amanti, come la giornalista inglese Beatrice Hastings e la poetessa russa Lunia Czechowska. Oltre, naturalmente, a molte altre passate nel suo letto di uomo molto bello e affascinante, rappresentate da donne disponibili (una miscela di modelle e prostitute) che ruotavano negli studi dei maggiori artisti dell’epoca.

Le quattro attrici che affiancano Bocci nello spettacolo danno forma e voce ai caratteri femminili sopra descritti: la sua modella preferita, la poetessa, la giornalista e, infine, il grande amore della sua breve vita: Jeanne Hébuterne. Saranno loro, confrontandosi e alternandosi a restituirci tutta la grandezza del personaggio, completandolo con tutto ciò che è fuori dal mito: l’amore, le liti, il sesso sfrenato, la raccolta e l’esaltazione privata del suo genio artistico.

Oltre la recitazione appassionata e convincente di tutti gli attori, è la scenografia con i suoi effetti speciali a fare la parte del leone. Una grande tenda di sottili corde è stesa verticalmente, per separare il proscenio (un sottile rettangolo lungo il quale vengono sistemati i tavolini e le sedie di uno dei più famosi bistrò di Montparnasse frequentato dagli artisti più famosi del Novecento, tra cui Picasso e Utrillo) e l’unico vano centrale della casa, che funge da soggiorno-studio-atelier con al centro un grande letto, ai cui lati sono sistemati un piccolo scrittorio e una sedia sulla sinistra, mentre una stufa a carbone di ghisa è posizionata in fondo sulla destra. Le narrazioni di Modì, le sue sfuriate, i luoghi deliziosi degli incontri con le sue donne in parchi e giardini sono commentati visivamente con una straordinaria profondità, grazie alle tecniche di proiezione. Ma anche la sua arte e i suoi numerosi quadri sono spiegati allo stesso modo: quando si parla del suo principale mecenate e mercante d’arte, Paul Guillaume, compaiono per l’intera superficie i vari ritratti che Modigliani gli ha dedicato.

E il grande schermo si suddivide in decine di sezioni, per ospitare i suoi volti e i nudi a spirale, con quel pube così straordinariamente sensuale in primo piano e per la prima volta così ben spiegato al grande pubblico. Fatto che - a causa delle proteste dei benpensanti - costrinse l’allora questore di Parigi a disporre - dopo soli due giorni di apertura - la chiusura della sua grande, prima mostra personale nella capitale francese del 3 dicembre 1917 presso la Galleria Berthe Weill. Tutti coloro che avevano posato per lui testimoniarono che essere ritratti da Modigliani era come “farsi spogliare l’anima”, proprio ciò che l’artista ha sempre voluto, anche con disperata furia, che fosse il vero, unico spirito della sua arte. Spettacolo da non perdere!

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:18