Misia, la musa dei geni

Conoscete Misia? E perché dovreste (conoscerla), mi chiederete. Per la semplice ragione che lei partoriva geni. Ma non dal suo ventre, bensì della sua mente. Misia è una versione al femminile di Lorenzo de’ Medici, che esporta e produce il vento rivoluzionario delle avanguardie artistiche di fine XIX secolo e del Primo Novecento. Lo si capisce benissimo leggendo la sua affascinante biografia (“Misia” di Misia Sert; Edizioni Adelphi) o seguendo ammirati e affascinati la coinvolgente e appassionante ricostruzione teatrale che un’ispirata quanto magistrale Lucrezia Lante della Rovere ha portato in scena di recente al Teatro India. Qui la regia di Francesco Zecca con il contributo dei suoi bravissimi collaboratori (scenografo, costumista e tecnici delle luci) ha messo in scena il meglio, direi, della testimonianza monologante che si potesse, si dovesse rendere a questa donna eccezionale. Un trono-poltrona gigantesco, dai bellissimi disegni verdi-neri liberty, ha avvolto per tutta la durata dello spettacolo una sensualissima Lante della Rovere. Uno scranno gigantesco reso etereo e carnale dal suo essere circoscritto in un’aureola luminosa di lampadine, simile alle luci della ribalta delle ballerine del cancan di Toulouse-Lautrec, il suo adoratissimo e adorante nano geniale passato per i suoi salotti parigini.

Ed è Toulouse-Lautrec ad averla ritratta tante volte, in pose regali e allo stesso tempo sensualissime, che fanno di Misia un mito intramontabile. Lei, partorita nel 1872 sulla nevi di Santa Madre Russia, dove una madre angosciata l’aveva deposta morendo lì, accanto a quella finestra di una lussuosa casa patrizia, perché aveva visto attraverso i vetri, dopo un viaggio di cinquemila miglia, il suo adorato marito abbracciare la sua amante morganatica (una zia di lui, che il padre aveva messo incinta a insaputa della moglie) e la sua figlia di pochi mesi.

La storia di Misia non si capisce se non si approfondiscono quelle bellissime pagine della sua biografia in cui ci racconta della sua eccezionale nonna, amica intima della Regina del Belgio, con la sua grande casa parigina in cui veniva ricevuta ogni giorno, con pranzi e cene assolutamente regali, tutta l’élite e l’intellighenzia culturale franco-belga dell’epoca. In quel bel palazzo erano stabilmente presenti nelle varie stanze otto pianoforti: ogni istante di vita della piccola Misia era imbevuto di suoni e musiche colte, immerso in un braciere di note che fondevano passato e presente. Misia, ci dice la Lante della Rovere (che la ritrae alla fine della sua vita, mentre quasi cieca intravede i fantasmi di Coco Chanel, Toulouse-Lautrec, Sergei Diaghilev, di Marcel Proust e tanti altri), suonava sulle ginocchia del vecchio List!

E non solo. Mallarmé fu il suo poeta adorante (di cui sfoggiava perennemente il ventaglio istoriato, nel suo lussuoso palco dell’Opera di Parigi) che profuse un’infinità di versi per lodarne la bellezza. Idem Verlaine, di cui si cita nel libro questa meravigliosa terzina: “Vous connaissez tout cela, tout cela/Et que je suis plus pauvre que personne/Vous connessez tout cela, tout cela/Mai ce que j’ai, mon Dieu, je vous le donne”. Clamorose le sue liti con Marcel Proust, il suo soccorrere Diaghilev all’ultimo istante, quando il sipario tarda a alzarsi e il grande impresario si precipita trafelato nel palco di Misia invocando l’aiuto immediato di quattromila franchi, senza i quali non si sarebbe potuto pagare il sarto e far indossare così i costumi di scena ai ballerini. E lei, precipitatasi fuori dal teatro che torna dopo pochi minuti con la somma necessaria! Oppure quella sua mania di bruciare capolavori, come le poesie di Mallarmé, di Verlaine o i dipinti di Toulouse-Lautrec. È Misia stessa confessare che: “Decine di disegni di Toulouse-Lautrec, fatti sui retro dei miei menu, sono stati spazzati via dalla mia sala da pranzo insieme alle briciole della cena della sera prima...”.

Tanto per capire la grandiosità del personaggio. Spero che la Misia di Lante della Rovere abbia ancora lunga vita nei teatri italiani.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:09