Teatro: Lucia Lavia è Madame Bovary

Un demone può essere posseduto? Sì, qualora si tratti di una donna. Con le dovute controindicazioni per l’uso. Soprattutto, se si sta parlando di Madame Bovary, creatura semi-demoniaca di Gustave Flaubert e, oggi, come attrice, essere spiritato che, con il volto da folle, percorre senza sosta in lungo, in largo e in alto il palcoscenico del Piccolo Eliseo. Una straordinaria (e incredibilmente energetica!) Lucia Lavia interpreta l’infelice moglie dell’ufficiale sanitario Charles nello spettacolo Madame Bovary, in cartellone fino al 6 marzo. La scenografia, innanzitutto: una stretta impalcatura corre lungo i tre lati della scena con grate scorrevoli che inseguono i personaggi, in uscita e in entrata. L’ensemble al primo impatto ricorda le case a ringhiera, con il loro angusto ballatoio per ogni piano, di cui quello più in basso è al livello del palcoscenico. Tutto dà l’idea di una prigione, restituendo il senso del soffocamento emotivo della protagonista. La quarta parete è utilizzata regolarmente per lo scorrimento dei personaggi - protagonista compresa - in entrambe le direzioni.

Il soppalco è, poi, un luogo dove vengono inchiodati come a una croce i sentimenti contrapposti. Da un lato, la grande solitudine di Charles e di sua figlia: la piccola Berthe, un burattino di pezza, bianco e con il volto triste di morticina, i cui piedini e mani si muovono in sincronia con il suo esperto conduttore donna (Roberta Zanardo), perfettamente muta come la sua creatura inanimata. E qui sta la prima intuizione geniale della regia, che disegna così, immergendola in una luce perfettamente drammatica, un aborto vivente. Quella figlia indesiderata, al cui tocco Emma Rouault Bovary letteralmente inorridisce, perché l’avrebbe voluta un maschio. Ma la tragedia vera è già annunciata nel prologo, dove una Lucia Lavia, indossata la sua maschera da tragedia greca, sporgendosi dal balcone grida a squarciagola la tremenda delusione della sua prima notte di nozze. Di fatto, la spoetizzante realtà di Charles è lontana anni luce dai romanzi d’appendice nei quali Emma ha trovato nutrimento fin da bambina attingendo alla biblioteca paterna.

Allora, da quella delusione, da quel netto, irrecuperabile rifiuto della realtà, inizia la déchirure interna ed esterna del personaggio. Lo fa capire bene la splendida regia di Andrea Baracco in occasione della prima social dance di Emma appena sposata: i damerini sono rigorosamente vestiti allo stesso modo (e tutti indossano simbolicamente un’inquietante maschera nera veneziana dotata di un naso adunco come quello di uno sparviero, chiaro riferimento all’organo sessuale maschile), perché Emma è avida di trasgressione. Sogna di avere un amante, come nei suoi romanzi preferiti. E, allora, tutto il mondo attorno a lei si mette a ruotare vorticosamente. Un effeminato Mangiafuoco (interpretato da una talentuosa Elisa Di Eusanio) le sottrarrà tutti i suoi denari, indebitandola oltre misura per l’acquisto di oggetti di lusso: vestiti, gioielli, profumi, ben al di sopra delle possibilità di Charles.

L’infelice marito di Emma è interpretato da Lino Musella, perfetto nel ruolo: colui che non perde mai la calma, né la sua innata bontà e dolcezza, malgrado i patimenti gratuiti che gli infligge l’odio e l’ambizione di lei, che lo spinge ben oltre i suoi limiti professionali, fino a mettere a rischio la vita di un suo paziente per un intervento azzardato di chirurgia ortopedica, senza che Charles ne avesse le capacità e la competenza. Poi, la simulazione sul piano rialzato dell’amplesso con il suo primo ricco amante, Léon Dupuis, in cui i corpi dei due sono avvolti e danno dinamicamente volume a un grande telo azzurrognolo. A volte, gli amanti sono colti in piedi, nella parte inferiore della scena, velati da un sipario verticale rosso. E, in entrambi i casi, sono le braccia e solo quelle a essere mostrate nelle loro espressioni di godimento e possesso. Perché tutto, in fondo, è clandestino dentro la mente di Emma, che sfugge disperatamente alla propria sorte, fino a incontrarla nell’ultima, tragica scena. Uno spettacolo tutto emozioni e ad altissimo livello. Da non perdere!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:22