“Perfetti sconosciuti”:   il telefonino non mente

Che cosa accadrebbe se il vostro smartphone parlasse? Secondo me, molti preferirebbero rimanere orfani o vedovi, pur di non rivelare certi segretucci contenuti nei capienti giga dei nostri moderni telefonini. Non ne parliamo, poi, se nel corso di una cena tra amici di vecchia data - tre coppie borghesi e un single riunite intorno a un tavolo tondo - un genio perverso (di sesso femminile!) lanciasse una sfida del tipo: “Telefonini tutti sul tavolo con il vivavoce, per l’intera serata!”, come accade nel film: “Perfetti sconosciuti”. Direte voi (magari ultrasettantenni, anche se non si sa mai...): “Io non ho segreti! Per me va bene!”. E dicendo questo, intrecciate le dita e fate gli scongiuri affinché chi dite voi non vi venga a rompere le uova nel paniere proprio stasera, durante la cena! Il film ha la sua trovata geniale: fa dire alla fiction (cioè, all’immaginario reale!) tutte le cose scabrose che chi sa non può dire. Anche perché ciascuno dei partecipanti conosce la sua piccola porzione di verità. Il dramma-farsa si innesca quando la mano astuta del regista ricompone e mette assieme in un unico disegno tutte le tessere del puzzle.

Allora sì che la danza comincia a farsi frenetica! E lo scenario è tutto una tela strappata, un rumore cupo e assordante di pesanti paraventi che si ribaltano, lasciando nudi e visibili agli sconosciuti gli amplessi degli amanti clandestini, dei tradimenti plurimi coniugali. Perché tutti tradiscono tutti, ovviamente. La figura centrale è lei, la strizzacervelli padrona di casa, che si accompagna a un marito che rifà i... posteriori e gli anteriori di carrozzerie un po’ troppo stagionate e rugose, di proprietà di certe signore che con la pensione sociale ci vanno a cena una sola sera. Poi, c’è anche la loro figlia diciassettenne, che vede invertiti i ruoli affettivi di madre e padre: dura, invadente e rompiscatole la prima; comprensivo, complice e tenero il secondo. Poi, per non farci mancare nulla, c’è l’altra coppia della casalinga borghese e frustrata, madre di due figli e sposata a un avvocato di successo - che sta dietro a tutte, meno che a lei - costretta a tenere in casa la madre di lui e a farsi robuste overdosi di erotismo virtuale su Facebook.

La terza, costituita da una veterinaria e un tassista è davvero da rompicapo: le colpevoli apparenze di lei incolpevole si mescolano alla inapparente, ma profonda infedeltà multipla di lui, che la sequenza devastante degli eventi lentamente, ma inesorabilmente, lascia gradualmente affiorare, come accade quando le forti correnti e mareggiate restituiscono i corpi inanimati e sfigurati dei naufraghi, ripescati dai fondali torbidi. Ma il gioco al massacro si fa dolente quando dai comportamenti eterosessuali si passa al sospetto della bisessualità, ovvero dell’omosessualità latente di qualcuno ritenuto solo un attimo prima un macho senza “se” né “ma”. Come ci si sente ad essere creduto anche solo per mezz’ora uno così, anche se si hanno moglie e figli? Già... Ma che giochini crudeli, questi messi sul piatto da perfetti sconosciuti. Perché le banche dati degli smartphone, una volta violata integralmente la privacy, enumerano la quantità di facce diverse, opposte e contrastanti che ognuno di noi possiede in incognito, oltre al Pupo pubblico pirandelliano. Maschi e femmine e... gender. Senza distinzione. Perché questa, a quanto pare, è davvero un’epoca a-valoriale. In cui, cioè, le tradizioni plurisecolari sono sepolte, dimenticate, messe in ridicolo. Dove davvero tutto è relativo perché nulla è veramente importante, qualcosa a cui dedicare e dare la vita se occorre. Così l’urbanesimo contemporaneo diviene una foresta di richiami, di sirene e sirenette, di tritoni e centauri che ci portano sistematicamente a urtare violentemente contro gli scogli affioranti, o ad accettare passivamente le varie forme di incesto intellettuale e morale. Seguite i suggerimenti del chirurgo estetico: tenetevi le rughe e la curiosità!

Andatelo a vedere, il film. Se non altro, per capire come gira al contrario questo mondo così storto!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:32