Un aforisma, un commento

Quando si discute con qualcuno, non è difficile avere ragione. Ciò che è difficile è farglielo capire”.

Che si tratti di una discussione al bar oppure in un salotto con gli amici, magari in un talk-show o persino in Parlamento, l’arte del discutere presenta caratteri simili e costanti. In generale, vi sono tre atti tipici, quasi come i movimenti che caratterizzano un concerto classico. Il primo è la ‘presentazione’, chiara e tonda, che prende origine da qualche affermazione con cui qualcuno, per esempio, attribuisce l’ultimo crack bancario alla gestione dell’economia da parte del Governo.

Il secondo è lo ‘sviluppo’ delle varie posizioni dei presenti. “Sì, la colpa è del ministro!”, oppure, “no, la colpa è dei dirigenti delle banche!” o, ancora, “la colpa è degli investitori che volevano guadagnare più degli altri e senza rischio!”, e poi “macché, la colpa è della Banca d’Italia!” e così via.

Il terzo atto è la ‘ripresa’, con qualche variazione, dei temi iniziali, attraverso cui chi discute ribadisce le proprie valutazioni mostrando chiaramente di non avere alcuna intenzione di cambiare idea. Raramente, come avrebbe voluto Socrate, interviene un ‘Maestro’ che aiuti ognuno a scoprire i propri eventuali errori o le proprie contraddizioni. Quando ciò accade, significa che il tema della discussione è riconosciuto da tutti come molto tecnico per cui uno dei presenti, specialista di quel tema, ben presto assume il ruolo di esperto al quale nessuno degli altri è in grado di ribattere. In questa circostanza però cala il silenzio, si diffonde rapidamente la noia, qualcuno sbadiglia, qualche altro accampa un impegno e se ne va.

Tutto questo vuol dire che, assai spesso, chi si inoltra in una discussione esponendo e poi difendendo con ogni arma dialettica il proprio ‘punto di vista’, non è quasi mai animato dal desiderio di approssimarsi alla verità, anche grazie alla discussione stessa. La motivazione di chi si inoltra in una discussione è generalmente costituita dal bisogno di ‘esprimere’ le proprie posizioni e non dalla sensazione di aver bisogno del dialogo per arricchirle e disponibile a cambiarle. Non a caso il verbo esprimere deriva dal latino ex premere, cioè premere, buttare fuori ciò che si ha dentro. Dentro, c’è la nostra verità, così nitida ed evidente, e non c’è spazio per altre. Quando poi si tratta di politica, questo atteggiamento assume una evidenza tutta speciale. La stessa, generica interpretazione della democrazia, toglie di mezzo la necessità di rivolgersi ed imparare da qualche esperto. La politica è affare di tutti e chiunque può pensarla come vuole, su qualsiasi argomento. Fino ad impegnarsi nella difesa di principi ideologici totalizzanti, vere e proprie visioni filosofiche dell’uomo e dello Stato, della libertà e della socialità, della Storia e delle rivoluzioni. Per questo una discussione fra un uomo decisamente di destra e un uomo decisamente di sinistra non porta assolutamente a nulla. Casi di questo genere sono più simili a polemiche, cioè a guerre, di indole religiosa che non a dialoghi costruttivi. Il fatto è che, per dialogare, ognuna delle parti in causa dovrebbe ammettere, anche solo in linea di principio, che ogni altra parte possa avere ragione, su tutto o parzialmente.

Ma contare su ciò è davvero insensato, soprattutto in Paesi che, come il nostro, siano stati storicamente abituati a lotte ferocemente duali, fra fedi incrollabili di varia origine. A meno di ricorrere, anche sul piano pedagogico nei riguardi delle nuove generazioni, alla concezione liberale secondo cui, alla fine, quel che gli esseri umani hanno da esprimere è sempre e solo una opinione, il più possibile razionale ma sempre aperta alla possibilità di modificarsi. Una valutazione, insomma, la quale, inesorabilmente, prende le mosse dalla sottolineatura, fra gli infiniti profili della realtà, di quello che di volta in volta ci appare come determinante ed assoluto. Aggettivi che, soprattutto parlando di cose politiche, faremmo meglio a mettere da parte, una volta per tutte.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:30