Ho divorato un libro che morde dentro il petto di chi lo legge. A volte capita, anche se raramente, di immergersi in un romanzo in grado di indurre il lettore a fagocitare tutte le pagine del libro in una sola giornata. Stavolta, però, è andata molto peggio: mi sono ritrovato non soltanto a divorare l’intera storia narrata dall’autore ma, nel medesimo tempo, di esserne divorato dentro. Forse, proprio perché non si tratta di una storia reale o realmente accaduta, ma di una storia inventata e maledettamente vera.
E qui la politica non c’entra, mi riferisco all’essenza del racconto, al vissuto dei personaggi, alle incomprensioni, ai traumi subiti, alle cadute lungo il cammino, alle emozioni dolci e a quelle troppo forti, ai rapporti umani, all’amicizia, agli ideali di libertà, alla sconfitta esistenziale, a una generazione perduta eppure mai perdente perché capace di credere in qualcosa di immateriale, di impalpabile, di essenziale. Mi riferisco a “Nessuna croce manca” di Angelo Mellone (Baldini & Castoldi, Milano 2015, pp. 325, euro 16), un romanzo crudo, che infastidisce il lettore e viene quasi voglia di rifiutarlo, di gettarlo nel secchio, di farlo volare via dalla finestra perché tocca i nervi scoperti di una generazione sempre in bilico tra realtà e verità, tra cronaca e immaginazione, tra storia e quotidianità. Una generazione posta davanti al bivio, anzi davanti a un incrocio: scegliere tra la strada perdente dell’arrivismo e del carrierismo oppure svoltare verso la strada perduta degli ideali.
Qui non si tratta di destra o di sinistra, di centro o di periferia, la storia raccontata da Mellone parla a tutti e, anzi, qualora i quarantenni di oggi, almeno i più intelligenti e sensibili, provenienti da destra come da sinistra, leggessero insieme questo romanzo, allora vorrebbe dire che, forse, una ferita è stata rimarginata. Comunque, sarebbe un bel segnale. Infatti, a ben guardare, il libro può risultare indigesto più a una certa destra di un tempo che alla sinistra di oggi. Insomma, è un romanzo che brucia nel petto dei lettori più sensibili, al di là dell’appartenenza di ieri o di oggi, ma è un libro sincero. Il titolo “Nessuna croce manca” è una citazione tratta dalla poesia San Martino del Carso di Giuseppe Ungaretti.
Infatti, è come se Angelo Mellone avesse voluto dire che nel suo cuore e in quello dei protagonisti del romanzo sono piantate tutte le croci che possono capitare a un uomo. Come se questa generazione avesse combattuto una guerra senza armi e, pur non avendo perso, si fosse riscoperta come una generazione perduta. Del resto, i libri che raccontano i quarantenni di oggi sono ancora molto rari. Soprattutto, sono rare le pubblicazioni capaci di raccontare i respiri e i palpiti di chi aveva ancora 16 anni al momento della caduta del Muro di Berlino e ne aveva 20 precisi nel 1993.
Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:22