Secolo indimenticabile

Siete figli di "Enne Enne"? Sì? Allora, non perdetevi l'esilarante pièce "Il più bel secolo della mia vita", in scena al Piccolo Eliseo di Roma fino al 3 gennaio 2016, per la regia di Alessandro Bardani (che è anche autore dei testi). Se poi, invece, la vostra mamma l'avete conosciuta (e certamente molto amata, visto che siamo un popolo di mammoni!), allora lo dovreste vedere due volte lo spettacolo. La prima è vostra di diritto per divertirvi come non mai. La seconda è utile per riflettere.

La trama è facile: Giovanni (Francesco Montanari) è un giovane attivista che ha fondato un movimento di opinione per il diritto (degli Enne Enne) a conoscere, in qualunque momento, la propria madre biologica. È lui stesso, in occasione della prima grande kermesse del movimento, a chiamare come testimonial Gustavo, un arzillo vecchietto (Giorgio Colangeli) in carrozzina, che di lì a poco compirà cent’anni. Scommetto che avete già capito chi si dimostrerà il più sveglio dei due. 

Anche perché il giovanotto trentenne (un convincente e bravo Montanari) è veramente imbranato. Si è laureato, sì, ma non ha un vero lavoro. Ha una bella fidanzata (Maria Gorini) che tiene sugli spilli da dieci anni. Perché lui, Giovanni, è un... "indeciso a tutto"! Non sa se lasciarla; andarci a convivere; avere un figlio da lei. Per la sua natura ondivaga, inaffidabile, non è gradito alla famiglia di lei. Poi, i suoi rapporti con le donne sono davvero vaghi e perennemente in... "codice bianco!" (astinenza, in pratica). Figuratevi come verrà strapazzato un tipo così una volta finito nel tritaossa di un centenario psicologicamente iperstrutturato, che ha fatto la campagna di Russia ("dove - dice lui - con la minerale fresca noi ci facevamo il tè", per citare solo una delle cento folgoranti battute di un testo travolgente come la piena dell'Arno!) e che ha amato centinaia di donne nella sua lunga vita.

E, tra l'altro, nemmeno da centenario sembra voler rinunciare a quella passione innata: ogni volta che si parla di donne, fossero anche monache, infermiere o la stessa fidanzata di Giovanni (alla quale il travolgente Gustavo guarda sfacciatamente le gambe davanti al fidanzato!), arriva puntuale la richiesta di chiarimenti del centenario sulle qualità fisiche della nominata. Tra il plateale scandalo e le veementi proteste del giovane. Che litiga furiosamente con il suo anziano ospite. Un po' perché, in effetti l'altro (un Colangeli davvero eccezionale!) ci gode fin troppo a torturarlo con il suo sadismo ironico, demolendo tutto ciò che il giovane dice e fa.

Un po' perché l'astuzia dell'autore dei testi realizza appieno la sua strategia di qualcosa che inizia tra polemiche feroci e invettive, per finire in un rapporto profondo, affettuoso dove i due si fanno da reciproco ancoraggio al rispettivo male di vivere. Il ridicolo e la farsa sono organizzati come macchine di guerra dalla mente perfida del vecchietto, che trascina il ragazzo tra piccoli ricatti e inganni, perfino in un centro di analisi per sottoporlo al test dell'Hiv. Immaginatevi la scena grandguignolesca quando il povero Giovanni si trova ad ammettere la cosa dinnanzi alla fidanzata, che immagina di tutto, dato che i due sono stati separati nell'ultimo periodo. Lucifero (h)a cento anni, quindi? Sì e no. Il paravento della dissacrazione, come scopriremo, è la prevedibile foglia di fico di un disagio interno appena mascherato da un cinismo urticante e da una voglia di vivere fine a se stessa, in quanto priva di una vera "mission", che l'anziano ritroverà nella riscoperta di un sentimento paterno da lui sepolto per lutto, in passato. Entrambi, si daranno la (una) mano nella ricerca, anche un po' avventurosa, dell'arca perduta del seno materno. Il centenario stratificherà, così un sentimento nuovo sul futuro di quel giovane, stimolandolo addirittura a diventare "concludente", scegliendo di convivere con la sua donna di sempre, che si rivelerà una splendida complice per la cura delle ferite nascoste sia del giovane che dell'anziano.

Insomma: più di un'ora e mezza di autentico buonumore e, vedete un po', tanto sentimento condito nel... riso!

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:15