La figura di Giuda in un nuovo libro

In un suo indimenticabile saggio, lo studioso George Steiner ha dimostrato come il processo contro Socrate e Gesù di Nazareth ha influenzato lo sviluppo della civiltà occidentale ed europea. Infatti, l’occidente trae origine e deriva dal Sinai, dall’agorà greca e dal Golgota, il luogo in cui avvenne la crocifissione del Cristo. In un libro pubblicato dall’editore Albatros ed intitolato “Giuda, un caso politico”, di cui è autore Franco Chimenti, studioso di filosofia, viene data una nuova interpretazione di questo evento che ha segnato una svolta nella storia dell’umanità. Nella prima parte del libro l’autore richiama le posizioni che lungo i secoli gli studiosi hanno assunto nei riguardi dei testi evangelici, nei quali la vicenda di Gesù è stata raccontata e descritta.

I vangeli canonici, secondo la dottrina della Chiesa sono quelli sinottici, vale a dire quello di Marco, quello di Matteo, quello di Luca, quello di Giovanni. Verso la fine del secondo secolo d.C. pensatori come Celso e Porfirio affermarono che gli evangelisti non potevano essere considerati alla stregua di storici attendibili, essendo il loro racconto basato su di una dimensione mitica. Durante il periodo dell’illuminismo, il filosofo H.S. Reimarus sostenne che Gesù Cristo era stato semplicemente un agitatore politico, come tanti altri. In seguito, con la nascita della teologia liberale, si formarono due diverse scuole di pensiero. Per alcuni il valore dei vangeli era esclusivamente spirituale e dovevano essere interpretati in base alla dottrina cristiana.

Per altri si trattava di testi attendibili sul piano storico e nello stesso tempo pervasi da un messaggio divino e metafisico. In seguito a questo dibattito, venne delineata la distinzione tra il Gesù storico e quello dogmatico, secondo la dottrina cattolica che si è sedimentata lungo i secoli. Nel libro è molto bella e interessante la parte nella quale l’autore, con grande rigore storico, delinea e rappresenta il contesto storico in cui Gesù Cristo ha vissuto e diffuso il suo messaggio religioso. La Galilea, dopo essere stata governata da Archelao, figlio di Erode, venne affidata da Augusto a un procuratore. In realtà occorre tenere presente, come risulta dal grande libro di Giuseppe Flavio “Antichità Giudaiche”, che l’oligarchia ebraica, pur essendo sotto il dominio dei Romani, esercitava un potere effettivo e godeva di ampi privilegi.

Tuttavia non si può dimenticare che una parte degli Ebrei, i famosi zeloti, erano insofferenti verso il dominio romano e, in nome di un esasperato nazionalismo e della tutela della purezza della religione ebraica, attendevano il ritorno del Messia che li avrebbe dovuti liberare dal giogo e dall’oppressione delle forze di occupazione. Del resto il ritorno del Messia era annunciato e vaticinato nel Vecchio Testamento. A questo proposito è opportuno ricordare che esiste un legame molto forte, come ha dimostrato lo studioso Gershom Scholem nei suoi libri, tra l’ebraismo e il messianesimo, poiché gli ebrei sono il popolo eletto da Dio ed a cui è destinata la Terra Santa. Nel libro l’autore nota che Cristo non si è mai, durante la sua predicazione, presentato in modo esplicito come il Messia.

Inoltre la sua predicazione, prima nella terra della Galilea, ed in seguito al suo ingresso, nella città di Gerusalemme, suscitò, come raccontano i vangeli, grande entusiasmo tra il popolo, che attendeva il liberatore ed il figlio di Davide, di cui avevano parlato le sacre scritture. Per Chimenti è fondamentale capire che i rapporti in Galilea tra gli Ebrei ed i Romani erano basati su di un delicato equilibrio politico. Sia l’imperatore Tiberio sia il superiore del procuratore Pilato, il legato imperiale della Siria Vitellio, temevano che in Galilea potessero esplodere e scatenarsi disordini e conflitti tra gli Ebrei e i soldati romani. In effetti la predicazione di Gesù Cristo, molto critica verso il culto esteriore degli Ebrei, destò la preoccupazione del Sinedrio, guidato da Kaifa, capo della oligarchia ebraica.

Dopo avere delineato con grande precisione storica il contesto politico del tempo, Chimenti si chiede per quale motivo Giuda abbia tradito Gesù, il Rabbi di Galilea, consegnandolo nelle mani dei guardiani del tempio. Si sa che all’epoca i cittadini ebrei soggetti al dominio romano non potevano circolare armati. Tuttavia, quando Gesù viene tratto in arresto nel Getsemani, un suo seguace, come narrano i vangeli, mozza con un coltello un orecchio ad una guardia del tempio. Questo episodio è fondamentale, poiché per l’autore dimostra che tra i seguaci del Rabbi di Galilea vi erano alcuni zeloti ed esponenti del movimento nazionalista ebraico, che agognavano essere liberati dal giogo e dalla oppressione romana. Tra questi, sicuramente vi era anche Giuda, uomo tra i più colti tra i seguaci di Gesù.

Portato dinanzi al Sinedrio, che amministrava la giustizia in Galilea ma non poteva eseguire le condanne, di competenza del procuratore romano, Gesù dinanzi all’oligarchia ebraica del suo tempo si proclamò figlio di Dio, commettendo una grave blasfemia. Ponzio Pilato, pur avendo compreso che l’uomo che aveva di fronte era palesemente innocente, sia perché temeva che potessero sorgere disordini, visto che Gesù si era al suo cospetto proclamato Re dei Giudei, lo condanna alla crocifissione. Per il Sinedrio Gesù ha commesso un grave atto di blasfemia proclamandosi figlio di Dio. Per Pilato, definendosi Re dei Giudei, Gesù di Nazareth ha compiuto un reato politico. In realtà l’oligarchia del tempo volle l’eliminazione del Rabbi di Galilea, poiché temeva che la sua predicazione potesse compromettere il fragile equilibrio politico su cui si basava il sistema di potere, che garantiva agli ebrei molti privilegi in Galilea.

Mentre Giuda vede che il maestro si avvia verso il Golgota, deriso e sottoposto ad una feroce flagellazione da parte dei soldati romani, matura la decisione di restituire il denaro che aveva ottenuto dall’oligarchia ebraica e decide di suicidarsi. Nel libro sono belle ed indimenticabili le pagine che raccontano lo stato d’animo in cui si trovò Giuda, prima di togliersi la vita. A differenza di quanto ha sostenuto il Ricciotti nella sua celebre “Vita di Gesù”, secondo l’interpretazione di Chimenti, il tradimento di Giuda non venne compiuto per amore del denaro. In realtà, Giuda, come molti di coloro che ne avevano ascoltato le meravigliose parole, non aveva compreso la natura divina di Cristo né il progetto della salvezza e della redenzione, che si sarebbero rivelati appieno ed in modo compiuto soltanto dopo la sua morte e la sua resurrezione.

Giuda intendeva, secondo questa interpretazione di Franco Chimenti, che possiede un carattere più che plausibile, favorire una rivolta popolare contro l’occupazione romana, a capo della quale si sarebbe dovuto porre il Rabbi di Galilea, uomo dotato di poteri straordinari e colmo di una saggezza divina. Questo libro di Franco Chimenti è utile e profondo, poiché dimostra quanto sia difficile, a distanza di duemila anni, capire tutto quello che accadde nel tempo in cui Gesù predicò e gettò le basi per la nascita di una nuova religione, quella Cristiana e Cattolica, destinata a mutare il corso della storia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:30