Viaggio nell’arte nel libro di Sgarbi

Nello splendido salone monumentale di Palazzo Barberini mercoledì 13 novembre è avvenuta, alla presenza di autorevoli esponenti del mondo della cultura, la presentazione del libro di Vittorio Sgarbi, intitolato “Il tesoro dell’arte” (Bompiani). Armando Torno, giornalista del Corriere della Sera, che ha moderato il dibattito, a cui hanno partecipato il ministro della cultura Massimo Bray e il giurista Michele Ainis, ha nella sua introduzione osservato che questo libro di Sgarbi, a differenza degli altri libri scritti recentemente dallo studioso, descrive un percorso conoscitivo rivolto a riscoprire i monumenti e le opere d’arte meno conosciute e disseminate nei tanti piccoli centri esistenti in Italia.

Nel libro, che prende in esame un vasto periodo storico compreso tra l’XI ed il XV secolo, viene capovolta la tradizionale impostazione storiografica, che nel campo della storia dell’arte privilegia la regione Toscana, per raccontare e dimostrare come tutto ciò che di fondamentale è stato concepito e pensato nella pittura italiana è avvenuto nelle Marche. Sono proprio le opere d’arte e i monumenti, ha notato Torno, che testimoniano come ogni comunità del nostro Paese ha costruito, coltivando lungo i secoli l’ideale della bellezza e dell’armonia, la propria memoria ed identità culturale.

Il ministro Bray, nel suo intervento denso di riflessioni e di considerazioni critiche sollecitate dalla lettura del libro di Sgarbi, ha ammesso di avere acquisito nuovi elementi di conoscenza sulla grandiosa e fondamentale storia artistica e culturale del nostro Paese, dopo averne completato la lettura. Nel libro, con una analisi attenta alle politiche culturali seguite dai governi repubblicani negli ultimi anni, Sgarbi, sopraffatto dall’amarezza e dall’indignazione, dimostra, ha notato il ministro, come il vasto patrimonio culturale dovrebbe essere integrato, meglio di quanto sia accaduto fino a questo momento, con il sistema economico italiano. Il libro ha un’elegante scrittura narrativa che, per la sua inarrivabile bellezza ed eleganza, ricorda per il ministro le opere di Roberto Longhi, autore dell’opera fondamentale “Viatico per cinque secoli di Pittura Veneziana”.

Sovente le classi dirigenti del nostro Paese, ignare e inconsapevoli dell’importanza del patrimonio artistico presente in ogni luogo della penisola, anche in quelli meno conosciuti come dimostra il libro di Sgarbi, per il ministro Bray non sono riuscite a perseguire una politica efficace per valorizzarlo e custodirlo. Lo stesso ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in un suo discorso pronunciato quando era ancora in carica, sostenne che l’identità italiana affonda le sue radici nella storia culturale e artistica del nostro Paese, nella letteratura e nella creatività italiana. Gli italiani, prima che sorgesse lo stato unitario nel 1861, ha ricordato il ministro, furono uniti dalla cultura e dalle opere realizzate dagli intellettuali del nostro Paese.

Citando un brano del grande libro di Cicerone “Orator”, il ministro ha notato che vi è un legame innegabile tra la dimensione della bellezza e della creatività umana e il progresso civile e culturale di un popolo. Il costituzionalista Michele Ainis ha partecipato al dibattito, poiché è l’autore dell’introduzione del libro scritto da Sgarbi. Nel suo intervento, il professore Ainis ha richiamato gli articoli della Costituzione repubblicana, in particolare l’articolo 9 ed il 33, nei quali viene indicato in che modo lo Stato deve tutelare i beni artistici e promuovere la diffusione della cultura.

Ainis, facendo riferimento alle politiche seguite nel campo della cultura da altri Paesi Europei, ha rilevato come l’Italia per la difesa del patrimonio artistico investe soltanto l’1% del Pil, pur avendo uno dei patrimoni artistici più importanti del mondo, mentre altre nazioni, che non possono vantare le opere d’arte presenti sul territorio nazionale, destinano il 3% del Pil per la promozione delle attività legate alla dimensione fondamentale della cultura. A differenza di quanto disse in passato un uomo politico con la cultura si mangia, poiché, secondo Ainis, il patrimonio artistico italiano, esercitando un forte potere di attrazione nei riguardi dei turisti di tutto il mondo, può favorire la crescita e lo sviluppo della nostra economia.

Per Ainis è fondamentale tenere presente l’articolo 33 della Costituzione, che contempla la libertà d’espressione per gli artisti e per gli intellettuali, che non devono subire in una società liberale limitazioni di sorta da parte dello Stato nell’esercizio della loro personale creatività. Vittorio Sgarbi, con il suo stile oratorio elegante e caustico, ha ricordato che proprio recentemente a Parigi vi è stato un convegno sulla figura di Federico Zeri, che offre elementi di riflessione per capire quale debba essere la funzione ed il ruolo dello storico dell’arte.

Nella storiografia italiana, riguardante il campo specifico della Storia dell’Arte, vi sono state due figure fondamentali, divise per avere seguito indirizzi e metodi di studio fra di loro molto diversi: Giulio Carlo Argan e Roberto Longhi. Giulio Carlo Argan nella sua storia dell’arte, per Sgarbi, ha delineato un racconto che ha enucleato in modo astratto il significato estetico delle singole opere d’arte, interpretate e valutate con un sistema di fredda e lucida razionalità. Diversamente Roberto Longhi, nei suoi libri fondamentali, ha con la sua scrittura espressionista mostrato la dimensione della bellezza racchiusa nelle singole opere d’arte, che riescono a colpire i nostri sensi facendoci provare e godere emozioni intense e indimenticabili.

Purtroppo il nostro Paese, pur avendo tesori nascosti nelle piccole città, sovente dimenticati per l’incuria dovuta alla pessima politica seguita dai governi italiani in materia di tutela del patrimonio artistico, per Vittorio Sgarbi non riesce a garantirne la necessaria valorizzazione. Lo studioso, con accenti di sincera e giustificata indignazione, ha richiamato i casi e le vicende nelle quali è dovuto intervenire per scongiurare che monumenti e opere d’arte nel nostro Paese fossero deturpati da interventi sconsiderati approvati da politici incompetenti con la complicità di architetti, che non riescono a comprendere il valore della bellezza e della creatività umana.

Questo libro di Vittorio Sgarbi, che come ha ricordato Armando Torno si pone in una ideale continuità con le opere pubblicate dallo studioso negli ultimi anni, dimostra quanto sia ricco e vasto il patrimonio artistico italiano.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:34