Il viaggio nel '900 di Pressburger

Tra i libri usciti durante questo anno, il romanzo di Giorgio Pressburger, figura tra i più importanti della letteratura mitteleuropea del nostro tempo. Si presenta come un' opera unica e singolare. Il libro, intitolato 'Storia Umana e Inumana', edito dalla Bompiani, possiede la grazia e la perfezione della opere letterarie che, una volta lette, difficilmente il lettore potrà dimenticare. Infatti il racconto è straordinario sia per lo stile, volutamente lirico e poetico colmo di spazi bianchi che vi sono nella narrazione tra le parole e le frasi, sia perché il lettore incontra le figure della cultura e della storia che hanno segnato profondamente il novecento.

 Il Romanzo, che si presenta come un viaggio onirico ed evoca per questo il modello insuperabile della divina commedia di Dante Alighieri, inizia con il protagonista che attraversa su di un tram la capitale della Ungheria, Budapest. Sul tram, in uno stato interiore che oscilla tra il dormiveglia ed il sonno profondo, il protagonista ripensa alla grande storia del popolo ebreo, a cui appartiene, e rimugina i pensieri che i testi del vecchio testamento e della Torah suscitano nel suo animo. Ben presto il lettore si accorge che il protagonista ha maturato la decisione di affidare i suoi pensieri, cosi come sorgono nel corso del suoi viaggio onirico ed immaginario, ad alcuni testi. In realtà si tratta di una autoanalisi, poiché i testi che redige sono destinati a Sigmund Freud, che li dovrà analizzare e valutare. Nel suo viaggio onirico l’io narrante sceglie di farsi accompagnare da Simone Weil, la grande pensatrice ebrea, autrice di opere di prima grandezza, il cui pensiero è stato considerato dagli studiosi uno dei vertici che ha raggiunto la filosofia esistenzialista nel novecento.

Simon Weil, come emerge dal dialogo con il protagonista del libro, è la pensatrice che ha teorizzato l’idea grandiosa del radicamento nel libro La Prima Radice, secondo la quale l’uomo riesce a dare un senso alla propria vita quando è radicato negli ideali, nella tradizione religiosa, nella cultura, nei valori umani universali ed eterni. Lungo il suo viaggio, davvero indimenticabile, nella prima parte del libro il protagonista incontra e dialoga, nel tentativo di comprenderne il pensiero e la vita, con le grandi figure del novecento. In primo luogo vi è un ritratto indimenticabile di Martin Buber, il quale ha scritto opere fondamentali, come l’immagine del bene e del male, per dimostrare quale valore abbia la coscienza individuale nel tracciare un confine netto tra il bene ed il male. La scelta di parlare, nella prima parte del libro, della figura di Martin Buber, non è casuale, poiché il novecento è stato un secolo tragico, a causa dei totalitarismi, con i quali si voleva creare nella storia umana un modello di società esente da imperfezioni, che desse attuazione al desiderio di liberare il mondo dalla ingiustizia e dalla oppressione umana.

Indimenticabile è l’ incontro con Gershom Scholem, il quale con la sua opera ha indagato il rapporto tra ebraismo e messianismo e mostrato la grande influenza che la legge mosaica ha avuto nel forgiare la identità delle società occidentali. Proprio nel libro di Giorgio Pressburger la grandezza del pensiero umano, considerato come il dono prezioso che distingue l’uomo dalle altre creature viventi, emerge da come sono descritte le figure con cui il protagonista della narrazione instaura un dialogo critico. Franz Kafka, il grande scrittore che si è interrogato sul mistero e l’essenza della divinità nelle sue opere fondamentali, viene mostrato sospeso su di una corda tesa, mentre al di sotto di essa vi sono le donne che nella sua vita lo hanno amato e compreso.

Carlo Michelstaedter, figura tragica del novecento, visto che si tolse la vita all’età di ventitre anni suicidandosi, è l’autore di un grande libro, intitolato la persuasione e la retorica, con il quale ha tentato di tracciare un confine netto e chiaro tra la menzogna e la falsità e la purezza della lingua e delle parole, con cui è possibile attingere le grandi verità cui tende l’animo umano. Se è innegabile che nel novecento vi è stata la Shoa e il tentativo di eliminare ed annientare il popolo ebraico con la soluzione finale, perseguita con atroce crudeltà dai nazisti e dal regime di Hitler, è pur vero che Giorgio Perlasca, un commerciante italiano che si trovò in Spagna nel periodo terribile della persecuzione contro gli ebrei, si finse ambasciatore, pur di sottrarre al destino di morte migliaia di ebrei inermi ed indifesi. Nel libro sono straordinari ed indimenticabili i ritratti di uomini come Nelson Mandela e Vaclav Havel, uomini che in paesi diversi, durante il novecento, si sono opposti con la scelta della non violenza e del libero esercizio del pensiero, il primo all’assurdo regime dell’Appartheid, mentre il secondo alla ottusa e mostruosa dittatura comunista.

Memorabile è il dialogo tra il narratore ed il pianista polacco Ignacy Paderewski, che fu anche primo ministro nel suo paese, in Polonia, tra arte e politica, tra sogno e bellezza, tra la politica e ed i valori estetici. Viene, ad un certo punto ricordato, con grande rigore storico nel libro, che il primo sterminio, con cui ha avuto inizio il novecento, fu quello degli Armeni, che venne perpetrato in Turchia. Commovente e indimenticabile è l’incontro, che avviene durante il viaggio onirico, tra l’io narrante e la figura di Theodor Herzl, il fondatore, che morì in giovane età, del movimento sionista. Tuttavia, tra le tante figure e i molteplici episodi storici che nella narrazione vengono richiamati e interpretati, sempre attraverso il dialogo ed il confronto critico, quello tra Karl Marx e Simon Weil è tra i più belli sotto il profilo letterario. In questo dialogo viene ricordato come Marx scrisse un saggio importante sulla questione ebraica, in quanto considerava l’ebreo, escluso dalla possibilità di esercitare altre professioni e dedito per questo a prestare denaro ad usura, come l’incarnazione dello spirito borghese.

Dialogando con Marx, il quale credeva solo nelle leggi che regolano la storia e nella esistenza della sola materia, Simone Weil parla del rapporto della umanità con la trascendenza, con il divino, con l’idea del bene e della libertà umana. Nel libro vi è anche una sintesi mirabile e meravigliosa del pensiero del filosofo Emmanuel Levinas, il quale molto ha scritto sulla responsabilità morale che gli uomini hanno gli uni nei confronti degli altri. Nella seconda parte della narrazione, accanto a Simone Weil, che compare e scompare a seconda dei momenti e degli episodi che accadono durante il viaggio onirico intrapreso dall’io narrante, compare il padre del protagonista, che nella finzione letteraria appare come il primo uomo nato allo scoccare del novecento. In questa seconda parte del libro, l’io narrante, dopo avere evocato le tragedie del secolo, si interroga sul significato e l’essenza della divinità, poiché è mosso dal desiderio di trovare il punto eterno che si espande nell’universo, al di fuori dello spazio e del tempo, che contiene e concilia il bene ed il male, la bellezza e la bruttezza, l’amore e la vendetta, la bontà e la cattiveria.

Infatti incontra due grandi pensatori come Moses Mendelsshon e Moshe Maimon. Mendelsshon è il filosofo che ha scritto un commento sul Fedone di Platone e sull’Ecclesiaste. Maimon è l’autore di una guida per i perplessi, nella quale viene analizzato il rapporto tra fede e ragione. Dialogando con questi due grandi pensatori, l’io narrante comprende che, poiché è impossibile conoscere la verità sul divino e la esistenza di Dio, bisogna rassegnarsi a vivere nel dubbio che genera confusione e interrogativi infiniti ed insolubili. Nella parte finale del libro Giambattista Vico, autore della scienza Nova, sostiene, nel dialogo che ha con l’io narrante, che esistono solo i fatti storici, che l’uomo con la sua ragione è chiamato a comprendere e capire. Belle sono le riflessioni critiche, che compaiono alla fine del libro, rivolte ad enucleare i significati spirituali e religiosi del Cantico dei Cantici, testo nel quale viene esaltato l’amore tra uomo e donna, di cui è autore Salomone. Questo di Giorgio Pressburger è un libro destinato ad entrare in futuro nella storia della letteratura italiana, poiché racconta il novecento da una singolare e originale prospettiva, basata sulla meditazione intorno al pensiero dei grandi uomini, che nel bene e nel male hanno segnato il cosi detto secolo breve.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:33