Ricordo di Levi nel giardino del Tempio

Il festival delle letterature e culture ebraiche, giunto alla sua VI edizione, ha proposto al pubblico, dentro il giardino del tempio maggiore di Roma, uno spettacolo bello ed emozionante sulla figura e sull’opera letteraria del grande ed indimenticabile scrittore Primo Levi. L’attrice Maria Rosaria Omaggio ha letto un testo nel quale sono stati sintetizzati e richiamati, con rara sapienza letteraria, i temi da cui è percorsa la vasta e fondamentale opere di Primo Levi, che comprende libri fondamentali per la storia della cultura del novecento come "Se Questo è Un Uomo", "La Tregua", "Il Sistema Periodico" e "I Sommersi e i Salvati". La declamazione del testo è stata accompagnata ed impreziosita da un balletto, nel quale si sono esibite tre bravissime ballerine, la cui coreografia è stata curata e realizzata da Mario Piazza.

Nel testo letto ed interpretato da Maria Rosario Omaggio, attrice dalla voce suadente e dagli accenti delicati e capaci di esprimere ogni sfumatura ed emozione, Primo Levi con il suo sempre ammirato distacco ed il suo atteggiamento intellettuale improntato alla serenità ed alla razionalità, dopo avere subito sulla sua pelle l’orrore del lager, dove rimase rinchiuso ed internato ad Auschwitz per un anno, si interroga nella sue opere sul significato della sua terribile e dolorosa vicenda umana. Primo Levi osserva con la sensibilità del grande scrittore ed il metodo dell’antropologo culturale che di fronte all’indicibile, non solo si sperimenta la inadeguatezza e la insufficienza del linguaggio nel descriverlo, ma si diviene consapevoli della impossibilità di comprenderlo. Se, tuttavia, capire l’abisso del male e la mostruosa macchina del campo di sterminio è un compito che oltrepassa le capacità di giudizio proprie degli uomini, l’imperativo morale impone agli uomini, sensibili verso la giustizia e l’umanità, il dovere di conoscere. La memoria umana, come Levi ricordava nei suoi scritti, è soggetta a cancellare, con il trascorrere del tempo, il ricordo degli eventi tragici che hanno segnato la storia dell’uomo.

Poiché l’evento terribile della Shoah è avvenuto, nel cuore della civilissima Europa e dopo che durante la repubblica di Weimar in Germania vi era stata una notevole e ammirevole stagione di grandi progressi spirituali ed intellettuali, non bisogna mai dimenticare che ciò che è stato potrebbe in diverse circostanze, considerata la imperfezione della natura umana, ripetersi in futuro. Levi si chiedeva, tentando di trovare una spiegazione possibile per comprendere l’origine e le cause politiche e culturali della Shoah, come un paese colto come la Germania, dopo la crisi politica della repubblica di Weimar, avesse affidato ad un demagogo come Adolf Hitler il destino della nazione, il quale, esasperando la categoria discutibile ed inesistente della razza, immaginò un sistema politico basato sul dominio violento del suo popolo sulla intera Europa. Eppure, osservava Primo Levi nelle sue opere fondamentali, questo uomo politico, Adolf Hitler, per un lungo periodo nel suo Paese è stato esaltato ed è stato circondato e sostenuto dal consenso del popolo tedesco, malgrado avesse distrutto la società liberale e creato il totalitarismo nazista. Nel campo di concentramento, come con ammirevole serenità e senza cedere al livore ed al rancore lo ha descritto Primo Levi, la persona umana veniva annientata sul piano personale e psichico, ridotta alla stregua di una cosa, privata della sua libertà e della sua dignità.

Proprio mentre osservava i suoi compagni di sventura, umiliati e mortificati dentro l’orrore inenarrabile del campo di sterminio, Primo Levi notò, rimanendone sconvolto, che la solidarietà, a causa delle sofferenze e della terribili privazioni, tra gli internati si affievoliva ed emergeva il lato peggiore della natura umana. Per sopravvivere si ricorreva ad ogni espediente e, ridotti in uno stato di assoluta abiezione, si era tentati di fare le cose peggiori, come rubare un tozzo di pane agli altri prigionieri del lager. Durante la sua vita, che si è conclusa tragicamente con il suo suicidio, Primo Levi fu ossessionato dalla smania e dal bisogno di raccontare alle nuove generazioni la esperienza del Lager, poiché temeva che potesse cadere nell’oblio e ripetersi in futuro in un altro e diverso contesto umano e culturale. Nel testo letto da Maria Rosaria Omaggi, Primo Levi, con il suo consueto garbo e la serenità intellettuale conquistata grazie alla scrittura ed alla meditazione intorno all’inferno di cui è stato testimone, si identifica con i vinti e gli sconfitti, con le popolazioni e quanti nella storia hanno subito ingiuste persecuzioni e sono rimasti vittime dei progrom.

Solo la conoscenza di questi eventi, grazie alla scrittura ed alla cultura, può aiutare l’umanità ad acquisire la consapevolezza che, pur essendoci differenze legate al credo religioso ed alle tradizioni culturali ed etnografiche, tutti apparteniamo senza distinzioni di sorta al genere umano, che è unico ed indivisibile. Le opere di Primo Levi sono lette e studiate in tutto il mondo perché aiutano a ricordare l’orrore della Shoah. Inoltre i libri di Primo Levi ricordano ed indicano che ciascun individuo ha il dovere di interrogarsi intorno alla vicenda dei campi di annientamento, con i quali i nazisti, utilizzando il progresso tecnico e scientifico, fatto mai accaduto nella storia, pianificarono lo sterminio del popolo ebraico nel cuore della civilissima Europa. Il balletto eseguito da tre bravissime ballerine, su note musicali intense e delicate, ha dato un significato ancora più alto e profondo alle parole di Primo Levi, declamate da Maria Rosaria Omaggio, poiché con i loro movimenti leggiadri e simmetrici le tre ballerine hanno dato forma nell’aria ai sentimenti di sgomento e dolore e sconcerto che il ricordo della tragedia della shoah suscita nell’animo dell’uomo civilizzato del nostro tempo.

Nel museo ebraico, posto al di sotto del Tempio di Roma, in questo momento si trovano esposti i tre grandi ritratti di Primo Levi realizzati dal grande pittore americano Larry Rivers. Questi quadri, che colpiscono per come l’artista americano ha raffigurato la figura di Primo Levi, cogliendone le diverse e contrastanti sfumature e sfaccettature, provengono dalla Pinacoteca di proprietà della famiglia Agnelli, la cui sede si trova nella città di Torino. Sono stati dati in prestito al Museo Ebraico di Roma per un breve periodo, in occasione del decimo anniversario della morte di Gianni Agnelli. In particolare, in un dei tre grandi dipinti di Rivers, sia per le dimensioni sia per il senso che si ricava dalle loro immagini iconografiche, si vede Primo Levi raffigurato sul lato destro della grande tela, mentre sul versante opposto del dipinto compaiono, in una piazza brulicante di folla, alcuni esponenti del mondo ebraico, di cui Primo Levi con la sua opera e la sua testimonianza è divenuto un testimone ed una figura di riferimento. Questi dipinti sono meravigliosi ed indimenticabili.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:17