Il Novecento raccontato da Abate

Vi sono dei libri che hanno il potere e la forza di suscitare nell’animo del lettore, grazie allo stile letterario denso di immagini poetiche, pensieri e riflessioni, sicchè rimangono per sempre custoditi nella memoria personale dei lettori.

Appartiene a questa categoria di opere letterarie l’ultimo romanzo di Carmine Abate, La Collina Del Vento edizioni Mondadori, con il quale lo scrittore di origine calabrese, che vive in Trentino, si è aggiudicato il prestigioso premio letterario Campiello di questo anno. Recensendo questo libro, uno studioso di letteratura come Giulio Ferroni ha osservato che si tratta di una opera ambiziosa, poiché nella narrazione sono incastonati e evocati con grande bravura e scrupolo storiografico gli episodi e gli eventi che hanno scandito e accompagnato lo sviluppo di un secolo di storia: il Novecento.

Per questo motivo il libro, uno dei maggiori pubblicati questo anno in Italia, ha evidenti somiglianze con altre recenti opere letterarie, come Canale Mussolini di Antonio Pennacchi e Le Due Chiese di Sebastiano Vassalli. Il nucleo della narrazione nel libro di Abate è rappresentato dalle vicende esistenziali della famiglia Arcuri, che abita e vive in un paese immaginario in Calabria, il cui nome è Spillace, situato tra Cirò Marina ed il mare Ionio. Nella prima parte del romanzo Arturo da bambino, figlio di Alberto Arcuri, assiste ad un delitto che viene commesso sulla colina del Rossarco, chiamata così perché ricoperta dai fiori rossi di Sulla.

La collina, che si trova esposta dinanzi al mare Ionio e per i suoi fiori e profumi sembra un luogo paradisiaco, è di proprietà della famiglia Arcuri, contadini e grandi lavoratori, che dalla terra sanno trarre ciò di cui hanno bisogno per vivere. Proprio, durante il periodo che precede l’inizio della prima guerra mondiale, compare sulla collina del Rossarco il grande Archeologo Paolo Orsi, impegnato a ricercare le antiche vestigia della città di Krimisa e del tempio di Apollo Aleo, che secondo lo storico Strabone venne fondata nella magna Grecia da Filottete, in fuga dalla guerra di Troia, vicenda raccontata da Sofocle nella sua tragedia. In questa parte del romanzo l’invenzione letteraria si mischia con fatti storici realmente accaduti, visto che l’archeologo Paolo Orsi fece degli scavi negli anni Venti in questa parte della Calabria.

Dei tre figli di Alberto Arcuri, mandati a combattere nella prima guerra mondiale, soltanto Arturo riuscirà a ritornare nel suo paese. Nel libro viene mostrato il legame profondo che unisce in un vincolo indistruttibile ed eterno le diverse generazioni degli Arcuri con la collina del Rossarco, che simboleggia le radici ancestrali della cultura contadina. Arturo, durante il fascismo, si oppone alla volontà di Don Lino, il barone e latifondista divenuto podestà di Spillace, che desidera divenire proprietario della collina considerata una terra fertile e generosa. Per questo, accusato di essere un oppositore del regime fascista, viene condannato a cinque anni di confino da scontare sull’isola di Ventotene. Durante la seconda guerra mondiale, per avere dato ed offerto rifugio ad un pilota inglese, precipitato vicino alla collina del Rossarco, Arturo, dopo che il pilota è stato impiccato, sparisce nel nulla.

Nel secondo dopo guerra, la collina del Rossarco diventerà oggetto del desiderio degli uomini e degli affaristi impegnati nella speculazione edilizia, sicchè i discendenti della famiglia Arcuri dovranno difenderla e impedirne la devastazione. Ovviamente questa vicenda nel romanzo assume un significato simbolico, poiché indica le devastazioni che il territorio ed il paesaggio in Calabria hanno subito, a causa della presenza della criminalità mafiosa e della ‘ndrangata. Michelangelo Arcuri, divenuto insegnante, l’unico nella sua famiglia di contadini ad avere studiato, dopo la scomparsa del padre, sposa una archeologa torinese, impegnata a proseguire le ricerche sulle tracce della città di Krimisi sotto la guida del grande meridionalista Umberto Zanotti Binco.

Proprio nel libro, nella parte in cui è raccontato il secondo dopo guerra e la nascita della repubblica, viene chiarito il pensiero di questo grande meridionalista, per il quale lo scopo delle ricerche archeologiche era quello di saldare il passato remoto al presente, per svelare al mondo ed ai calabresi ignari la grandezza di una terra aspra e sfortunata, conosciuta soltanto per la sua arretratezza, povertà e la violenza mafiosa. Belle ed intense sono le pagine che raccontano la lotta del contadini, nel secondo dopo guerra, contro il latifondo e per avere il diritto a coltivare la terra, di cui erano proprietari, prima della riforma agraria, i grande latifondisti calabresi. La sorella di Michelangelo Arcuri, Ninnabella dotata di un grande talento per la pittura, e che si era innamorata del pilota inglese durante la seconda guerra mondiale, prima che fosse ucciso, abbandonerà Spillace per andare a vivere e a dipingere a Londra.

Nella parte finale del libro, la cui voce narrante è quella di Rino, l’ultimo discendente della famiglia Arcuri, non soltanto verrà svelato il segreto legato al delitto avvenuto sulla collina ai primi del novecento, ma viene mostrato in modo impressionante in che modo la modernità ha modificato e distrutto per sempre la millenaria cultura contadina, che si era stratificata e depositata lungo il corso dei secoli. Questo romanzo racconta le vicende di un secolo di storia attraverso le generazioni di una famiglia di contadini calabresi, considerate e rappresentate da un prospettiva legata ad un microcosmo, il piccolo paese immaginario di Spillace, e riesce a disseminare nella narrazione in modo sorprendente le tematiche della migliore cultura meridionalistica, oggi agonizzante e in preda ad una afasia imperdonabile, vista la gravità della situazione che vi è in tutto il sud Italia e non solo in Calabria. Il lettore difficilmente dimenticherà la bravura letteraria con cui Carmine Abate, che osserva la Calabria da una posizione di distacco, visto che vive in Trentino da molto tempo, restituisce sulla pagina la bellezza inebriante dei profumi e la magnificenza del paesaggio di un luogo, il Rossarco, sospeso tra il mare e la collina, inondato  e attraversato da una luce divina e dai colori indimenticabili. Un libro notevole e molto bello.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:26