Il Giulio Cesare al Globe Theatre

Lo spettacolo tratto dal dramma di Shakespeare Giulio Cesare, in scena fino al 26 agosto al Globe Theatre di Villa Borghese con la regia di Daniele Salvo, suscita emozioni e coinvolge lo spettatore, grazie ad un moderno e ammirevole allestimento scenico di questo grande testo del grande scrittore inglese. Con questo dramma viene modificata la struttura ed il modello della tragedia classica e si impone uno stile letterario nuovo che segnerà, secondo gli studiosi, l’inizio della drammaturgia moderna.

Il regista Daniele Salvo ha saputo rappresentare con ammirevole bravura il testo di Shakespeare rispettandone l’originaria ispirazione poetica, nel quale, più che alla sequenza degli eventi storici narrati, l’attenzione analitica deve essere rivolta a comprendere la natura dei rapporti personali tra i principali protagonisti del dramma, per coglierne le intime motivazioni personali. Shakespeare per scrivere questo dramma, secondo gli studiosi, tenne presenti le opere di alcuni autori classici: Le Vite Parallele di Plutarco, la Farsalia di Lucano, le Epistole di Cicerone, la Storia naturale di Plinio, le Vite Dei Dodici Cesari di Svetonio. Nel dramma, nella parte iniziale, appare Cesare, interpretato magistralmente da Giorgio Albertazzi, che dopo avere ottenuto le sue vittorie militari e sconfitto Pompeo ponendo fine alla guerra civile, è al culmine della sua gloria e potenza politica. Cesare è amato e esaltato dal popolo di Roma antica.

Oramai sono tutti soggetti al suo incontrastato dominio politico, sia il senato, sia l’alta aristocrazia, sia le persone più influenti del mondo romano. Tuttavia, tra alcuni esponenti della nobiltà ed dell’aristocrazia si diffonde il disagio e la apprensione, poiché si teme che Cesare, con la sua abilità politica e godendo di un ampio consenso popolare, possa minacciare e annientare le istituzioni della Repubblica Romana, dando vita ad una Tirannia. Tra questi per il suo protagonismo si distingue Cassio, che rifiuta di soggiacere al dominio politico di Cesare e persuade Bruto a ordire una congiura per eliminarlo. In questo dramma sono indagati con una profondità sorprendente e stupefacente sia la natura dei rapporti personali tra i protagonisti della vicenda storica sia le psicologie individuali.

Bruto, pur essendo animato da un sentimento di grande affetto verso Cesare, intuisce che è a rischio la sopravivenza della Repubblica Romana e la libertà di ogni singolo cittadino. Bruto, in un primo momento, appare prigioniero di una indecisione che lo paralizza e lo induce ad esitare, dopo, persuaso da Cassio e dagli altri congiurati che si sono riuniti nella sua abitazione, approva il disegno politico, volto ad eliminare Cesare. Intanto Cesare, evento realmente accaduto nella storia, pur avendo per tre volte ricevuto la Corona da Antonio, al cospetto del popolo romano che gli tributa gli alti onori invocandone il nome, la rifiuta, per non sovvertire le consuetudini su cui si è basata la Repubblica Romana. Durante il percorso che lo riporta nella sua abitazione, Cesare viene avvertito da un indovino a provare timore in vista delle Idi Di marzo.

Riceverà altri presagi infausti, secondo il racconto degli storici romani, ignorandoli e considerandoli la espressione delirante di alcuni poveri disgraziati. Porzia, la moglie di Bruto, di notte si è accorta che il marito ha ricevuto in casa alcune persone, e, dopo che la riunione politica si è conclusa, nota e percepisce che il suo animo è profondamente turbato. Lo implora di rivelarle il motivo del suo cruccio e struggimento interiore e gli ricorda di sapere mantenere e custodire un segreto, essendo la figlia di Catone il Censore. Dinanzi alla confessione d’amore di Porzia, che vuole condividere i segreti di suo marito, Bruto le spiega cosa stia per avvenire. Cesare, il giorno in cui deve recarsi in Senato, appena sveglio, ha un confronto con sua moglie Calpurnia, dalla quale apprende che durante la notte ha fatto un sogno terribile, nel quale dal suo corpo sgorgavano innumerevoli rivoli di sangue.

Calpurnia, interpretando il sogno come un presagio infausto, tenta dissuadere Cesare e di convincerlo a non andare in senato. Cesare, inizialmente accetta il consiglio, in seguito, sia perché viene convinto da un messaggero, che fa parte dei congiurati, sia perche non teme la morte e non vuole sembrare un uomo pavido ed impaurito, si reca in Senato. In questo luogo Cesare, dopo avere rifiutato di abolire un atto di proscrizione con cui aveva allontanato da Roma un uomo, viene ucciso dai congiurati. Subito dopo l’orribile e atroce delitto, gli eventi politici precipitano. Con un discorso drammatico e doloroso, Bruto tenta nel foro di spiegare al popolo perché il delitto è avvenuto. Il popolo sembra convinto dalle ragioni addotte da Bruto.

Quando prende la parola Antonio e pronuncia il suo memorabile e bellissimo discorso, la nebbia viene diradata e ristabilita la verità. Il popolo, grazia alle parole di Antonio, in questa parte decisiva del dramma, comprende le reali implicazioni politiche della uccisione di Cesare e, soprattutto, appare manipolabile e soggetto emotivamente agli umori contingenti del momento. Dopo la costituzione del secondo triunvirato di Ottaviano, Antonio e Lepido, mentre i congiurati fuggono lontano da Roma, nella città vengono consumati orribili delitti dovuti al disordine in cui è caduta. Bella ed indimenticabile è la parte in cui Bruto, addolorato per la morte di sua moglie Porzia, che si è suicidata, si confronta con Cassio, per capire in che modo occorra agire per sconfiggere l’esercito che è al servizio del triunvirato.

In questa parte dello spettacolo emergono le diverse motivazioni che hanno spinto all’azione Bruto e Cassio, il primo si è mosso in nome del bene comune, il secondo per un mero calcolo politico. A Filippi avverrà lo scontro decisivo tra l’esercito del triunvirato e gli uomini della congiura, in seguito al quale, sia Bruto, sopraffatto dal senso di colpa, sia Cassio, consapevole della sconfitta politica, si tolgono la vita, suicidandosi. Con la morte dei congiurati, responsabili della uccisione di Cesare, termina la guerra civile, si dissolve di fatto la Repubblica Romana ed ha inizio l’Età Imperiale. Nello spettacolo le musiche dal timbro forte e deciso rendono bene l’atmosfera onirica e drammatica e oscura in cui gli eventi accadono. Gli attori interpretano i ruoli con grande bravura ed intensità personale.

I costumi e la scenografia sono curati ed evocano i luoghi in cui i fatti storici accaddero. Uno spettacolo dal ritmo incalzante e emozionante. (Giulio Cesare di William Shakespeare. Regia: Daniele Salvo. Interpreti: Giorgio Albertazzi, Andreapietro Anselmi, Antonio Bertusi, Marco Bonadei, Simone Ciampi, Elio D’Alessandro, Gianluigi Fogacci, Melania Ciglio, Marco Imparato, Giacinto Palmarini, Graziano Piazza, Loredana Piedimonte, Andrea Romero, Giuliano Scarpinato, Virginio Zernitz).

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:30