Marilyn Monroe, cinquant'anni di mito

«I just want to be wonderful», voglio solo essere bellissima! Questo era il sogno di Norma Jeane Baker e si è realizzato. Oltre ogni aspettativa, quel sogno di un’anonima e triste ragazza della periferia di Los Angeles è diventato realtà. Oggi, a distanza di 50 anni dalla sua prematura scomparsa, lo è ancora più di quanto non lo fosse ieri. Perché la bellezza è una conquista strappata al tempo che fugge e non un dono del destino. Belli non si nasce, si diventa.

La bellezza innata prima o poi finisce perché il tempo passa per tutti e, soprattutto, passando, lascia addosso i segni. La bellezza è la nostra capacità di regalare emozioni agli altri. Altrimenti, è soltanto estetismo, misura, limite. Infatti, Norma Jeane non voleva diventare ricca, sognava solo di essere bellissima. La bellezza è arte, è sogno, è ricerca di verità, di immortalità. La bellezza è immaginazione, fantasia, intuizione delle forme. La bellezza non riguarda il fisico, ma il corpo. La bellezza non è nella perfezione gelida delle linee, per quanto lisce e sinuose, ma nello spirito che pervade la forma, nello sguardo, nel gesto, nell’andatura.

Norma Jeane ha sempre desiderato di essere bella oltre il proprio limite, oltre il confine che la natura le aveva concesso. E ci è riuscita! È così che è nata Marilyn Monroe. Per la necessità di Norma Jeane di rimarginare la propria ferita, che le veniva dall’infanzia. Quindi, nel tentativo di sconfiggere la solitudine, l’incomprensione, l’ingiustizia, il dolore e la morte. Tentativo vano, ma la bellezza di Marilyn è rimasta nel tempo oltre il suo tempo. E ci appare ancora oggi piena di vita, di vitalità, di luce, di splendore, di fragile pazzia. Del resto, Marilyn stessa ha saputo dirci molto di sé con questa sola piccola frase: «L’imperfezione è bellezza, la pazzia è genialità». In altre parole, se il sogno di Norma Jeane Baker è stato la bellezza, il sogno di Marilyn era l’amore. Marilyn ha inseguito l’amore guidata dalla pazzia. Altre strade non c’erano né potevano esserci. Questa è stata la sua fortuna e la sua tragedia. Perché senza quella pazzia non avrebbe avuto neppure il talento e il genio che le ha permesso di essere l’attrice che conosciamo e la donna che vediamo raffigurata nelle sue tante foto. Nel difficile percorso di emancipazione dei costumi, Marilyn è stata capace, più e meglio di chiunque altro, di liberare la nostra società da quei pregiudizi sessuofobici che imponevano un modello ipocrita (si fa ma non si dice), patologico, falso.

Un modello secondo cui il sesso è peccato. Insomma, mentre Norma Jeane ha visto realizzarsi il suo sogno di bellezza, quello che invece non si è mai realizzato è stato il sogno d’amore di Marilyn Monroe, rimasto imbrigliato dentro l’immagine del desiderio. È quanto accade quando il sogno viene sovrastato e annullato dal desiderio. Ma il sogno d’amore di Marilyn non poteva lo stesso realizzarsi perché lei era un sogno. Era lei stessa un sogno. Era fatta dello stesso materiale di cui sono fatti i sogni. Come il cinema. Come le sue foto.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:21