Spagna, tra cartoon e sparatorie

Tempo di primavera, tempo di festival. Quello del cinema spagnolo però ogni anno è una sicurezza di qualità. Non a caso lo ospita il cinema Farnese che, anche grazie alla sponsorizzazione della Persol, sacrifica volentieri una settimana di ordinaria programmazione sapendo benissimo di rifarsi in termini di immagine. Oltre che di cospicui incassi, visto che il 4 maggio all'inaugurazione della rassegna con la proiezione del bellissimo film No habrá paz para los malvados del 2011 - il thriller che ha battuto anche Pedro Almodóvar ai recenti premi Goya, vincendo 6 statuette, tra cui miglior film, regista, attore protagonista e sceneggiatura originale - la fila era lunga fino alla statua di Giordano Bruno a Campo de Fiori. 

Per la cronaca il film in questione, durata circa 109 minuti, narra la storia di Santos Trinidad, violento poliziotto che dopo aver ucciso a sangue freddo due uomini e una donna in un locale a luci rosse, deve fare i conti con l'unico superstite che potrebbe incolparlo. Una specie di Cattivo tenente alla spagnola. Santos Trinidad si trova per caso in mezzo a un'indagine dove droga e terrorismo islamico si intrecciano. E non è certamente il tipo di poliziotto che segue le regole per raggiungere i propri scopi, specie se dopo aver liquidato a sangue freddo tre uomini in un locale a luci rosse si trova a dover affronontare l'unico testimone della strage. Ma si trova incagliato in qualcosa che avrebbe volentieri evitato dato che la strage è stata compiuta sotto gli effetti dell'alcool e della depressione. 

Comincia così una caccia all'uomo parallela: da una parte Santos, alla ricerca dell'unico testimone della carneficina, dall'altra la polizia che improvvisamente si trova di fronte un misterioso caso relazionato al traffico di droga internazionale in una Madrid fuori legge. Il caso è assegnato alla giudice Chacón, che meticolosamente indirizza le indagini verso un possibile regolamento di conti tra bande latinoamericane. Ma poi si scopre che dietro un apparente caso di ordinaria criminalità si nasconde un complotto molto più pericoloso per l'intera collettività. Otto anni dopo il suo ultimo film, La vida mancha (2003, sempre con José Coronado come protagonista), Urbizu torna quindi al cinema noir, genere di cui è massimo esponente nel cinema spagnolo. Altro film molto atteso visto in rassegna è stato Arrugas, di Ignacio Ferreras, un classico del cinema di animazione.

Tratto dalla omonima graphic novel di Paco Roca (che si è beccata il premio nazionale del Comic nel 2008) e con le voci degli attori Tacho González, Álvaro Guevara, Mabel Rivera, questa pellicola del 2011 si basa sulla trama del fumetto: Emilio è un ex direttore di banca, in pensione, che viene mandato dal figlio in una casa di riposo. Lì divide la sua stanza con il pragmatico Miguel, e passa i suoi giorni in compagnia con gli altri ospiti del geriatrico. Quando Emilio manifesta i sintomi di una malattia che nega d'avere (l'alzheimer), Miguel lo aiuta a nasconderli agli occhi di medici e infermieri che altrimenti lo trasferirebbero al temutissimo piano superiore, lì dove vengono raccolti i casi terminali. In pratica sia lo strumento della graphic novel sia l'animazione in 3D sono usate per narrare un dramma sociale come quello della solitudine e l'abbandono degli anziani, un tema potenzialmente pesante, trattato però con sensibilità, acutezza e alte dosi di umorismo.

È il primo film d'animazione che ai premi Goya, oltre ad esser coronato come il Miglior film nel suo genere, ha ottenuto il premio come Miglior sceneggiatura adattata. Ancora da segnalare un'ulteriore pellicola del 2011, Madrid 1987, di David Trueba. Una peculiarità di questi film spagnoli della "nueva ola" è quella di non durare oltre l'ora e quaranta e solo per questo andrebbero premiati. Quello appena citato è ambientato in una calda giornata del luglio 1987 in una Madrid quasi deserta. Miguel, un autorevole giornalista e scrittore, ha appuntamento in un bar con Angela, una giovane studentessa di giornalismo. Fin dal primo istante, tra i due si sviluppa un'accesa discussione su temi come il desiderio, il talento, l'ispirazione e il concetto di professionalità. Costretti a rimanere insieme per tutta la giornata, cercheranno di sopravvivere all'attrito emotivo che le loro due prospettive differenti hanno contribuito a creare.

"Cinema Spagna", la rassegna si chiama così, è alla sua quinta edizione e come tutti i festival di questo tipo, o quasi, si avvale dell'ufficio stampa di Maya Reggi e Raffaella Spizzichino (con la essenziale consulenza di Carlo Dutto), cioè gli stessi che ogni anno aiutano la comunicazione e l'organizzazione anche del "Med film festival", del "Kolno'a" israeliano, del festival del cinema francese e anche di quello francofono. Uno sforzo multi linguistico e multi culturale degno di Sisifo, ma essenziale per il fin troppo provinciale pubblico di Roma che, se aspettasse solo i distributori nazionali, certi film li vedrebbe "col binocolo". Oltretutto se non ci fossero questi festival a Roma si vedrebbero le copie in originale sottotitolata solo al Nuovo Olimpia a due per volta ogni due o tre settimane. La sezione principale del Festival si chiama "La nueva ola" .

E presenta, sempre dal 4 al 10 maggio, una selezione delle più recenti produzioni main stream e di quelle più indipendenti, proliferate per causa di forza maggiore in questa fase di crisi e tagli. Per giunta capaci di raccogliere consensi nei maggiori festival internazionali dell'ultima stagione. La retrospettiva sarà dedicata alla commedia "pura y dura", genere che ha sempre contraddistinto la cultura e la cinematografia spagnola. L'omaggio di questa quinta edizione di "Cinema Spagna" sarà dedicato ovviamente al genio di Luis Buñuel con la proiezione speciale de L'angelo sterminatore (El ángel exterminador) nel cinquantesimo  anniversario del capolavoro che nel 1962 si aggiudicò il premio Fiprescial Festival di Cannes.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:10