mercoledì 9 maggio 2012
Tempo di primavera, tempo di festival. Quello del cinema spagnolo però ogni anno è una sicurezza di qualità. Non a caso lo ospita il cinema Farnese che, anche grazie alla sponsorizzazione della Persol, sacrifica volentieri una settimana di ordinaria programmazione sapendo benissimo di rifarsi in termini di immagine. Oltre che di cospicui incassi, visto che il 4 maggio all'inaugurazione della rassegna con la proiezione del bellissimo film No habrá paz para los malvados del 2011 - il thriller che ha battuto anche Pedro Almodóvar ai recenti premi Goya, vincendo 6 statuette, tra cui miglior film, regista, attore protagonista e sceneggiatura originale - la fila era lunga fino alla statua di Giordano Bruno a Campo de Fiori.
Per la cronaca il film in questione, durata circa 109 minuti, narra la storia di Santos Trinidad, violento poliziotto che dopo aver ucciso a sangue freddo due uomini e una donna in un locale a luci rosse, deve fare i conti con l'unico superstite che potrebbe incolparlo. Una specie di Cattivo tenente alla spagnola. Santos Trinidad si trova per caso in mezzo a un'indagine dove droga e terrorismo islamico si intrecciano. E non è certamente il tipo di poliziotto che segue le regole per raggiungere i propri scopi, specie se dopo aver liquidato a sangue freddo tre uomini in un locale a luci rosse si trova a dover affronontare l'unico testimone della strage. Ma si trova incagliato in qualcosa che avrebbe volentieri evitato dato che la strage è stata compiuta sotto gli effetti dell'alcool e della depressione.
Comincia così una caccia all'uomo parallela: da una parte Santos, alla ricerca dell'unico testimone della carneficina, dall'altra la polizia che improvvisamente si trova di fronte un misterioso caso relazionato al traffico di droga internazionale in una Madrid fuori legge. Il caso è assegnato alla giudice Chacón, che meticolosamente indirizza le indagini verso un possibile regolamento di conti tra bande latinoamericane. Ma poi si scopre che dietro un apparente caso di ordinaria criminalità si nasconde un complotto molto più pericoloso per l'intera collettività. Otto anni dopo il suo ultimo film, La vida mancha (2003, sempre con José Coronado come protagonista), Urbizu torna quindi al cinema noir, genere di cui è massimo esponente nel cinema spagnolo. Altro film molto atteso visto in rassegna è stato Arrugas, di Ignacio Ferreras, un classico del cinema di animazione.
Tratto dalla omonima graphic novel di Paco Roca (che si è
beccata il premio nazionale del Comic nel 2008) e con le voci degli
attori Tacho González, Álvaro Guevara, Mabel Rivera, questa
pellicola del 2011 si basa sulla trama del fumetto: Emilio è un ex
direttore di banca, in pensione, che viene mandato dal figlio in
una casa di riposo. Lì divide la sua stanza con il pragmatico
Miguel, e passa i suoi giorni in compagnia con gli altri ospiti del
geriatrico. Quando Emilio manifesta i sintomi di una malattia che
nega d'avere (l'alzheimer), Miguel lo aiuta a nasconderli agli
occhi di medici e infermieri che altrimenti lo trasferirebbero al
temutissimo piano superiore, lì dove vengono raccolti i casi
terminali. In pratica sia lo strumento della graphic novel sia
l'animazione in 3D sono usate per narrare un dramma sociale come
quello della solitudine e l'abbandono degli anziani, un tema
potenzialmente pesante, trattato però con sensibilità, acutezza e
alte dosi di umorismo.
È il primo film d'animazione che ai premi Goya, oltre ad esser
coronato come il Miglior film nel suo genere, ha ottenuto il premio
come Miglior sceneggiatura adattata. Ancora da segnalare
un'ulteriore pellicola del 2011, Madrid 1987, di David Trueba. Una
peculiarità di questi film spagnoli della "nueva ola" è quella di
non durare oltre l'ora e quaranta e solo per questo andrebbero
premiati. Quello appena citato è ambientato in una calda giornata
del luglio 1987 in una Madrid quasi deserta. Miguel, un autorevole
giornalista e scrittore, ha appuntamento in un bar con Angela, una
giovane studentessa di giornalismo. Fin dal primo istante, tra i
due si sviluppa un'accesa discussione su temi come il desiderio, il
talento, l'ispirazione e il concetto di professionalità. Costretti
a rimanere insieme per tutta la giornata, cercheranno di
sopravvivere all'attrito emotivo che le loro due prospettive
differenti hanno contribuito a creare.
"Cinema Spagna", la rassegna si chiama così, è alla sua quinta
edizione e come tutti i festival di questo tipo, o quasi, si avvale
dell'ufficio stampa di Maya Reggi e Raffaella Spizzichino (con la
essenziale consulenza di Carlo Dutto), cioè gli stessi che ogni
anno aiutano la comunicazione e l'organizzazione anche del "Med
film festival", del "Kolno'a" israeliano, del festival del cinema
francese e anche di quello francofono. Uno sforzo multi linguistico
e multi culturale degno di Sisifo, ma essenziale per il fin troppo
provinciale pubblico di Roma che, se aspettasse solo i distributori
nazionali, certi film li vedrebbe "col binocolo". Oltretutto se non
ci fossero questi festival a Roma si vedrebbero le copie in
originale sottotitolata solo al Nuovo Olimpia a due per volta ogni
due o tre settimane. La sezione principale del Festival si chiama
"La nueva ola" .
E presenta, sempre dal 4 al 10 maggio, una selezione delle più
recenti produzioni main stream e di quelle più indipendenti,
proliferate per causa di forza maggiore in questa fase di crisi e
tagli. Per giunta capaci di raccogliere consensi nei maggiori
festival internazionali dell'ultima stagione. La retrospettiva sarà
dedicata alla commedia "pura y dura", genere che ha sempre
contraddistinto la cultura e la cinematografia spagnola. L'omaggio
di questa quinta edizione di "Cinema Spagna" sarà dedicato
ovviamente al genio di Luis Buñuel con la proiezione speciale de
L'angelo sterminatore (El ángel exterminador) nel cinquantesimo
anniversario del capolavoro che nel 1962 si aggiudicò il
premio Fiprescial Festival di Cannes.
di Dimitri Buffa