![A Roma il cinema francese](/media/1379778/07i.jpg)
Gli anni tra il 2010 e il 2012 sono stati sicuramente i
peggiori dal dopoguerra ad oggi per l'economia mondiale ma per la
cinematografia di Oltralpe il trend è andato invece decisamente
contro tendenza: nel 2010 c'è stata una rimonta del 23 per cento su
incassi e presenze in sala e nel 2011 si sono superati i 215,6
milioni di spettatori, cifra record dal 1967.
In pratica una lunga stagione di successi coronata dal
pluripremiato (partire dalla notte degli Oscar) "The Artist" e da
"Intouchables" ("Quasi amici"). Per questo Roma ha ospitato la
seconda rassegna del cinema francese, titolo etimologicamente
onomatopeico, "Rendez vous", l'appuntamento, che si è aperta lo
scorso 15 aprile e si chiude proprio il 22.
Il boom del cinema francese si spiega ancora una volta grazie
a un'industria che non dimentica gli artigiani-professionisti,
capace di confezionare commedie popolari, come garantire film
d'autore e sperimentali, con un'offerta contro-corrente, che trova
un pubblico resistente, fedele, e sempre meno di nicchia, curioso
di film improntati alla diversità.
A questo cinema che sostiene prima di tutto il pluralismo e la
diversità, nei temi come nei generi, che valorizza le differenze
raccontando la complessità di mondi che sono oggi le nazioni
europee sono dedicate tre programmazioni per le quattro sedi della
manifestazione: il Cinema Fiamma e la Casa del Cinema ospitano la
sezione "Novità", panoramica completata da "Cineasti del presente",
la sezione accolta presso l'Accademia di Francia a Roma - Villa
Medici, mentre l'Institut français - Centre Saint-Louis dedica un
focus a "Mathieu Kassovitz".
I film, proiettati in versione originale, sottotitolati in
italiano, sono presentati da registi e attori francesi accompagnati
da un partner italiano. Il festival è stato allietato dalla
presenza in sala di Valérie Donzelli, che ha scritto, diretto e
infine interpretato "La guerre est déclarée". Grande rivelazione
alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2011, candidato
francese agli Oscar come miglior film straniero. La pellicola è un
po' il simbolo dell'eclettismo della nuova produzione francese, un
titolo che con un piccolo budget (1,5 milioni di euro) ha sbancato
il botteghino.
Per l'apertura al pubblico, un'anteprima italiana, in
contemporanea con l'uscita francese: "Cloclo" di Florent-Emilio
Siri, che ripercorre la vita spericolata del cantante Claude
François. Nell'equipe del film due nomi italiani: l'attrice Monica
Scattini e il direttore della fotografia Giovanni Fiore
Coltellacci. Uscito con 800 copie, in 3 settimane ha realizzato
1.547.375 di euro di entrate. Il ritratto dell'icona della musica
francese è affidato al volto di Jérémie Rénier, che, con un
training di cinque mesi di canto, danza e studio della musica,
firma un'interpretazione eccellente raccontando la complessità di
un idolo seducente e antipatico, fragile e geniale.
Carino anche "Possessions" di Éric Guirado, un thriller
psicologico alla Chabrol, ispirato a un fatto di cronaca. Ancora
un'anteprima in Italia. L'ambientazione è quella ricca degli chalet
di montagna sulle Alpi.
Per raccontare ancora la ricchezza di due mondi sociali,
contigui e lontanissimi, la regista-rivelazione Ursula Meier, Orso
d'Argento Speciale della Giuria al 62° Festival del Cinema di
Berlino, con "L'enfant d'en haut", che racconta una storia delicata
e sobria, pedinando la vita di un dodicenne che vive rubacchiando
ai turisti ricchi del resort sciistico di lusso e poi riscende
nell'altopiano industriale dove convive con la sorella, sbandata e
senza lavoro, interpretata da Léa Seydoux. La neo-diva è
protagonista, al fianco di Diane Kruger e Virginie Ledoyen, anche
di "Les adieux à la reine", sontuoso e sensuale affresco della
Versailles alla vigilia della rivoluzione, firmato Benoît Jacquot,
film di apertura della 62° edizione del Festival di Berlino. Da
menzionare anche Juliette Binoche e Anaïs Demoustier, entrambe in
stato di grazia, nello scabroso film-inchiesta sulla prostituzione
giovanile "Elles", diretto da Malgoska Szumowska. E ancora:
Charlotte Rampling e Irene Jacob, al servizio della commedia "Rio
Sex Comedy" di Jonathan Nossiter regista dissacrante che tenta il
registro comico paradossale alla ricerca di una utopia
esistenziale.
Sul versante italiota troviamo un'inedita Stefania Rocca
protagonista di "The Invader", il film ipnotico e sensuale del
videoartista Nicolas Provost. Vincent Cassel diventa invece monaco
austero e tormentato in un film noir, erotico e gotico di
Dominik Möll. A Guillaume Canet il regista Cédric Kahn offre
l'occasione di una bella interpretazione nel dramma sociale "Une
vie meilleure" che, nel seguire la storia di due giovani che
tentano di realizzare il progetto di un ristorante sulla riva di un
lago, riecheggia i drammi della crisi anche in Francia.
Nell'incertezza del cammino, nella difficoltà del quotidiano, nella
giungla dei finanziamenti bancari, come resistono i rapporti, come
può restare unita una famiglia, si chiede l'autore. E se lo
chiedono anche gli spettatori anche se certe domande appartengono
alla categoria dello spirito di quelle retoriche. E forse il bello
del cinema francese, in materia, è la quasi totale assenza di
prospettive da lieto fine. Infine, ma non da ultimo, il settore dei
documentari in cui vanno citati "Indignados", visionario manifesto
socio-politico a firma Tony Gatlif; il biografico e intenso
"Ritals" delle sorelle Chiarello e ancora, per la serie cinema
civile e militante, il premiato ai César 2012, "Tous au Larzac" di
Christian Rouaud che racconta con ironia e passione la battaglia
del Larzac, episodio di ribellione civile durato dieci anni.
Infine, più sul surreale e sull'artistico, direttamente dal
celebre studio di Folimages: "Une vie de chat" di Alain Gagnol e
Jean-Loup Felicioli, realizzato con oltre sei mila pastelli a cera
acquarellabili che riproducono la magia delle notti parigine dove
si aggira il simpatico gatto Dino.
Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:31