Jack Tramiel, l'inventore del pc

La sua forza non è quella della mente, anche se Jack Tramiel - scomparso qualche giorno fa a 83 anni - ti fa pensare subito a quel Max Eisenhardt, conosciuto dagli amanti del fumetto come Magneto. Tramiel è un X-Men. Padre del Commodore 64, del personal computer e di almeno un paio di generazioni di videogamer. Muore a 83 anni lasciandosi alle spalle una storia che segna un'era, quella dell'elettronica e della rincorsa al futuro. Il suo potere è il business, l'impresa, il profitto senza morale né sconti ed è per questo che viene ricordato oggi come uno dei più spietati geni delle grandi industrie del novecento.

Mentre scrivi non puoi fare a meno di pensare quanto il mondo dei calcolatori sia datato: credevi che tutto fosse iniziato più o meno con il vecchio Nintendo, con Super Mario Bros e la caccia alle anatre di Duck Hunt, ma avevi ignorato quasi trent'anni di sviluppo e ricerca. Tramiel nasce nel 1928 in Polonia, quando la Germania tenta di rialzarsi dalle rovine della Prima guerra mondiale e Washington prova a finanziare la sua ripresa. Appena un anno prima del crack che cambierà il mondo. Wall Street cade, portando con sé ogni speranza di pace nel vecchio continente. La grande depressione statunitense non è nulla paragonata al tracollo di Berlino, alle valigie di marchi necessarie a comprare un pezzo di pane, alla fame e all'umiliazione di un popolo. Niente più aiuti. Il partito nazionalsocialista e Hitler faranno il resto.

Jack ha 10 anni nel 1939, e come Eisenhadt sopravvive alla Notte dei cristalli e alle leggi di Norimberga. Magneto fugge in Polonia, Jack vive a Lodz, quasi al centro geometrico dello stato polacco. Quando le armate naziste entrano nella città è puro spettacolo per un bambino che ama passare il tempo a dipingere soldatini di piombo. Ma il piombo e l'acciaio in quegli anni fanno male ed è come se i suoi giocattoli preferiti gli si rivoltano contro. Insieme ad altri 600mila ebrei viene inquadrato in uno dei ghetti più oscuri del Reich, una stanza e poco cibo formano la sua giovinezza e la sua grandezza. 

Nel 1944 viene trasferito nel campo di Auschwitz, separato dalla madre, perde il padre vittima di un esperimento terribile del dottor Mengele: come reagisce il corpo umano a un'iniezione di benzina. Come lui, anche Magneto viene strappato ai genitori e come Tremiel trova l'amore, la rom Magda, in quell'inferno. Minestra, zuppa di rape e pane, ancora minestra prima di dormire, è un menù che sfinisce. Lavora non lontano Hannover alla costruzione di un campo per prigionieri di guerra, mettendo su un giro di contrabbando: cibo in scatola per i più anziani. È qui che l'uomo sviluppa l'istinto dell'imprenditore, o forse esercita una vena che è già scritta nel suo dna. Passa giorni a studiare le recinzioni elettriche, trova il modo di superarle e va avanti così fino al 1945, facendo la spola dal campo alla città due notti la settimana. Una giornata di primavera un soldato di colore, un sergente, entra nel suo dormitorio. Jack ha 16 anni ed è un uomo libero.

Gli Stati Uniti sono tutto ciò che gli serve per fare soldi. Finita la guerra, fa diversi lavoretti per l'esercito americano. Poco denaro, ma cibo a volontà. Ritrova la madre che era sopravvissuta, sposa un'altra sopravvissuta, Helen Goldgrub. Dà a un ebreo scampato al nazismo un'opportunità e ti costruirà un impero. Ecco cosa fa Tremiel. «Ho capito che potevo gestire qualsiasi cosa». Arrogante, cinico e ambizioso mette piede a New York dove trova un modesto impiego: tuttofare in uno store di Fifth Avenue. Vende lampade, impara la lingua e si innamora del cinema americano, quello commerciale e delle grandi produzioni. Poi riceve un'offerta dall'esercito. 

È il 1948 e la Guerra fredda sembra lontana migliaia di chilometri. Tramiel ripara per un paio d'anni apparecchiature meccaniche per ufficio e intanto frequenta un corso presso l'Ibm. Impara cos'è una macchina da scrivere elettrica e intuisce il potenziale di un settore, quello tecnologico, che avrebbe rivoluzionato il mondo. Il digitale è fantascienza, un futuro improbabile, ma solo per chi è privo di fantasia o ha paura di rischiare. 

Jack rinuncia alle stellette, a un posto sicuro, e torna civile per cinquanta dollari la settimana. Quella è la sua strada e l'intuito non lo inganna. Sfrutta i contatti nell'esercito per procurarsi nuovi clienti, strappando al proprietario un lavoro per migliaia di macchine, ma ancora non gli basta. Si spende per un uomo senza cervello, come avrebbe detto anni dopo. «Non avevo intenzione di lavorare per uno come lui». Così lascia il negozio. 

La vita non è niente se non hai denaro, benefici, titoli e onori. Questo è il credo di Tremiel, questo è quanto ti insegnano alla Business School, una capacità che pochissimi manager al mondo riescono a sviluppare, comprendere a pieno. Roba che o ci nasci o sei fuori. È un passaggio importante questo per la carriera di Jack, la sua prima prova da libero professionista. Apre una piccola azienda, insieme a un suo vecchio amico conosciuto sotto le armi. Vendono e riparano macchine da scrivere. Riesce a concludere un accordo con le Nazioni Uniti per l'acquisto di 200 macchine Ibm usate. Compra aggeggi ancora in buono stato, li rimette a nuovo e li vende. È il capitale di partenza per acquisire una piccola azienda del Bronx, la Singer Ed. 

Ma il Canada, negli anni successivi al New Deal, offre maggiore libertà per il commercio. Così si trasferisce a Toronto. È il 1954 e inizia a importare macchine da scrivere dall'Italia dove rileva una piccola società: la Everest. Manca ancora il nome della nuova avventura. Commodore. L'idea arriva per caso, mentre si trova in giro a Berlino. Vede un taxi con su scritto Commodoro. È un lampo. «Non avevamo molti soldi, potevo contare solo su me stesso. Lavoravo 24 ore al giorno. Andai dai clienti e gli dissi che se volevano macchine da scrivere dovevano pagarmi in anticipo». Al primo lavoro ottenne 170 mila dollari.

Tramiel è convinto che avrebbe conquistato il controllo totale del settore. Negli anni '60 la Commodore attraversa un periodo difficile. Ha bisogno di liquidità, così quota in borsa la società e si lancia in operazioni finanziari mai completamente chiarite. Poi una nuova sfida. Acquista la texana Mos Technologies, mentre si fa dura la competizione con le case giapponesi. Invia per mesi Irving Gould in Asia per studiare come fanno le compagnie nipponiche a produrre calcolatrici a così buon prezzo. Poi fissa un nuovo obiettivo: entrare nel mercato dei computer. Computer non per gli addetti ai lavori, per i tecnici e le imprese, ma macchine per tutti. Per la massa. «Computer for the masses, not the classes». 

Jack pensa di portare la società da 1 miliardo di dollari in vendite a 10 miliardi di dollari. Ci riesce, grazie a una strategia di produzione verticale, che garantisce costi e dunque prezzi abbordabili per la classe media. Il primo computer è il Commodore Pet, lanciato poco dopo l'Apple 1. Il "Pet" viene seguito rapidamente dal Commodore Vic-20 e Commodore 64. Entrambi questi computer si basano sul processore 6502 MOS. Sarà un successo di scala planetaria, destinato a rivoluzionare pe sempre il mercato del pc. Anzi, a creare dal nulla un mercato del pc. Ancora oggi, il Commodore 64 è l'home computer più venduto di tutti i tempi, con circa 22 milioni di unità sparse in giro per il mondo. Magneto ha avuto la sua rivincita.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:17