Il futuro dell'Ict tra Smau 2012 e Forum PA

Le principali fiere dell'informatica e delle tecnologie includono, campioni bel contesto privato e pubblico, Smau e Forum PA. Il primo, Salone Macchine e Arredamenti per l'Ufficio, tiene la sua principale edizione dedicata all'Information & Communications Technology (Ict), dalla sua nascita nel lontano 1964, a Milano in autunno con una media di 50mila presenze. 

Il secondo festeggerà la 23° edizione a Roma dal 16 al 19 maggio, nell'evento clou tecnologico della Capitale, con una media di 300mila visitatori, 15mila al giorno, un pieno di visite di interessati, ma anche praticamente comandate per consulenti e fornitori PA come sull'onda dei crediti formativi per il personale pubblico. Il Forum, che ben esprime le modalità di approccio di gran parte del paese alle innovazioni, venne partorito ai primi '90 nell'epoca della riforma Bassanini della PA, e dell'instaurazione della cosiddetta comunicazione pubblica. 

Quest'ultima, un tempo solo Rai e veline prefettizie, dovette uscire dall'aura di riservatezza, per decenni giudicata omertà pubblica e si trasformò in uno strano centauro, mix di pubblicità, propaganda, uffici stampa, uffici di gabinetto riservati, management, portavoce e fiduciari della grande burocrazia centrale e locale. Da questo milieu, molti che un tempo trovavano posto nell'ampia pubblicista par accademica partitica e sindacale, sono saliti ai vertici di Agenzie, Authority, Centri culturali e Fondazioni, in quello che voleva essere un processo di innovazione selettiva della classe dirigente e che invece si è evoluta nell'ingrassamento del suo peso sul paese. 

Due le colonne del ForumPA: il primo è il portale con gli eventi promossi o accompagnati; il secondo è l'evento di maggio. Molti lo credono parto dell'innovazione pubblica mentre in realtà non è né cosa pubblica, e neppure cosa privata, ma solo un marchio, cosa di immediata comprensione se si pensa al nome originario, Romacasaufficio, assai simile all'acronimo Smau. Lo gestisce l'Istituto Mides, che malgrado il nome non è un istituto culturale, sotto le sapienti cure del presidente Carlo Mochi Sismondi. Il portale, lungi dal vantare gli effettivi meriti fieristici, in nome della neutralità della buona innovazione, di auto conferite competenze pro bono di e-government e democrazia elettronica che verrà, ha sempre attaccato unilateralmente tutte le attività nel settore del centrodestra, da Stanca a Borghini a Brunetta, ridicolizzando con la Lega anche le best practises lombarde.

Le veline hanno lasciato il mondo pubblico per ridefinirsi in quello privato, ma le tessere no. Contavano ieri come oggi. Non a caso Osnaghi, campione dei piani Ict di Prodi di 2 decadi fa viene ora riproposto da Di Pietro. Il prossimo ForumPA, senza il fiato sul collo del concorrente convegno brunettiano della Siav Accademy, cambia linea sul Cad, Codice dell'Amministrazione Digitale, improvvisamente divenuto all'altezza di quella leadership italiana nei servizi di egoverment che, certificata dal'Europa, i nostri esperti non sono mai in passato riusciti a spiegare. Per il resto si preannuncia il peana per Agenda Digitale, titolo dell'evento fieristico oltre che dell'iniziativa del governo Monti. 

A marzo lo Smau ha fatto a sua terza puntata romana con 5.600 presenze, anche se l'Ad Smau Pierantonio Macola sottolinea gli 8.500 i registrati. Lontano il successo dello Smau Mediterraneo 2000, i 16mila visitatori ed i 130 espositori di allora. Gli espositori sono stati gli stessi 80 del 2011 con 13 regioni rappresentate, a parte la ditta danese di un gentile manager emigrato trevigiano. Su 500mila lavoratori del settore, Roma ne ha di più: 80mila nella Capitale e 73mila a Milano. A Roma è presente il 24,3% delle imprese della telefonia, il 19,3% dell'IT e meno del 10% dei servizi di informazione, a Milano rispettivamente il 16,5%, il 18,2% ed il 12,7%. 

Il Lazio, dice Zanchi di NetConsulting, ha più banda larga nelle imprese della media nazionale (84,3% vs.83,1), è 1° nei progetti europei di ricerca, 2° solo alla Lombardia per impiegati in ricerca. I distretti industriali delle Marche a sorpresa risultano i più digitalizzati. Da Roma Digitale a Roma Wireless e Roma Wifi, il coinvolgimento competitivo di Comune, Provincia, Regione, Confindustria, Confcommercio e le innescabili attività del consorzio del Distretto Ict&audiovisivo e della Fondazione FMD del Comune, dell'E-lait regionale, del Cattid de La Sapienza testimoniano attenzione alle tecnologie. 
 
Lo stand Confcommercio, in assenza del suo guru Gatti, avendo Smau Roma scelto l'infoprovider rivale, Nextconsulting, come relatore di maggioranza, portava in bella vista la scritta Provincia di Roma Capitale. Il lapsus, più che alla scarsa conoscenza delle riforme costituzionali, è l'ammissione della leggerezza pubblicitaria con cui gli stessi professionisti prendono ormai i progetti tecnologici di ampio respiro. A Smau Roma non c'erano gli Alemanno, Polverini, Zingaretti, non parliamo del governo. La sesta inchiesta sull'ICT nella Capitale, lavoro Comune-La Sapienza è stato presentato dall'assessore al commercio, molto noto ad Ostia, meno in Internet. dell'Opificio Telecom Italia sull'Ostiense. 
 
Nebbia no comment su Roma Capitale Digitale, il fiore all'occhiello 2009 di cablaggio in fibra di tutte le case romane entro il 2013, impegno da 600 milioni di telco ed Unindustria romana. Telecom ha cablato Prati, Belle Arti, Appio e Pontelungo; alla collina Fleming ci hanno pensato Fastweb, Wind e Vodafone. Poi Telecom ha troncato il budget. Difficile che Alemanno cerchi soluzioni alternative mentre gli mancano 2 miliardi per le semplici spese correnti. Ci penserà il nuovo presidente di Fmd, Gennaro Sangiuliano? Lo Smau punta tutte le sue carte sulla tecnologia distribuita nelle città, valvola di sfogo e profitto per le Pmi a partire dalla videosorveglianza. Il partner dovrebbe essere l'Anci, l'associazione, iper disomogenea, dei Comuni che in passato ha già registrato il fallimento dell'Ancitel. L'applicazione delle tecnologie può solo volare basso e territorialmente. 

Appena il quadro si fa generale pesano i costi dell'Ict politico, che molti non conoscono e su cui gli addetti ai lavori stendono un velo pietoso, dove sfuggono i reciproci confini delle tante sigle associative imprenditoriali private, pubbliche, miste. Confindustria Servizi Innovativi-Tecnologici, Confindustria Digitale, Confindustria Cultura, Anie, Assinform, Assintel, Assinter sono come tanti partiti, con i loro consulenti, la quadriglia di concetti e slogan, ripetuti da anni, a prescindere dagli eventi. Ibm ed Engineering ne sono uscite fuori, gli installatori di Astel sono andati nel metalmeccanico Anstall. Sopravissuti pezzi di ItaliaLavoro, la romaniana Infrascom aspettano ala finestra il grande piano di fibra ottica che sulla carta l'Agcom dell'ex ufficio stampa Calabrò dovrebbe guidare. La retorica, tra modello ForumPa e Smau , vince tra giovani e vecchi.  

Per Lucarelli di  Confindustria Servizi Innovativi-Tecnologici, «Non c'e più tempo da perdere: urgono investimenti in innovazione e regole più semplici». La Confindustria Digitale di Parisi vuole realizzare l'Agenda digitale del paese. Stesse parole al World Wide Rome all'Acquario Romano, per gli artigiani, creativi  digitali, magari anche indignati, dell'economia della Rete, ora innamorati del nuovo guru Chris Anderson (che non è il protagonista di Matrix ma un Deleuze con tablet). Dice Mondello, Tecnopolo Spa, c'è il «bivio: o spazio ai giovani makers o è tardi per l'innovazione». 

Chissà se i makers sanno che Tecnopolo è un'azienda praticamente pubblica di Camera di Commercio, Comune, Filas, Regione. Al paludato "Oltre le nuvole. Italia protagonista web" si confondono i minori costi della Nuvola con i vantaggi effettivi per il nostro tecno sistema. 

Paludati o scapigliati tutti d'accordo nel sognare l'impossibile finanziamento pubblico di un Ict democratico e no profit, concetto in nuce opposto e contrario ai motivi e metodi dell'affermarsi mondiale del VI° potere, Internet. Malgrado l'evidenza si riesce a plaudire a Lessig del Creative Commons ed a remare al contrario. L'Ict crea il 5 per cento del Pil europeo (660 miliardi di euro) con il 2,6% dei lavoratori (4,7 milioni), ma dal 2010 le sue revenue calano, mentre sulle telco europee, accusate di cartello, pesa un meno 10 del valore azionario. 

La politica europea non se ne accorge e blinda i prezzi della telefonia al ribasso per legge, caso unico in tutti i mercati. Nessuno ha da ridirne. In Italia l'Ict, un milione di lavoratori, ha dimezzato il fatturato pre-crisi del 4% e mentre sogna le apps e la Tv taggata, esternalizza molte attività di qualità. E' il trionfo del modello ForumPa, ricopiato dai colorati Working e Barcamp. Ha ragione Macola. Quando il cameriere usa il tablet per farti ordinare la pizza, in campana. E' l'Ict piccola e possibile in azione, l'unica possibile, che costa meno di quanto fattura.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:09